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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

Il Teatro Comunale di Gubbio, già della Fama o Condominiale, viene costruito a partire dal 1713 con dimensioni più modeste rispetto alle attuali; internamente l'edificio è progettato e decorato attorno al 1737 dall'architetto Maurizio Lottici e dal pittore Giovanni Mattioli, ambedue di Parma, con la soprintendenza dell'abate Bartolomeo Benveduti.

Il Teatro viene inaugurato nel carnevale del 1738. La situazione strutturale del Teatro si fa critica nel 1822: è da questo momento che inizia un  quarantennio di intensa progettazione e di profonda trasformazione dell'edificio, il quale assumerà così le forme attuali. Nella sua nuova veste - con sala incorniciata da tre ordini di palchi e dal loggione - il Teatro Comunale verrà aperto al pubblico il 16 gennaio 1862.

Il 28 febbraio 1840 il Comune di Gubbio accetta di partecipare alla spesa della fabbrica con la quota dei tre quinti. Per intervenuti accordi tra le parti, il progetto del nuovo Teatro viene affidato nello stesso anno al Salmi, con successive restrizioni dovute all'ingegnere Lorenzo Carpinelli; l'esecuzione delle opere strutturali si conclude con gli interventi nel loggione, suggeriti dall'architetto modenese Luigi Poletti, progettati da Vincenzo Ghinelli di Senigallia (1859). Tra il 1859 e il 1862 vengono eseguite le opere di decorazione, di finitura e di arredo, alle quali partecipano i principali artisti eugubini del tempo (nonché alcuni forestieri), sotto la direzione di Raffaele Antonioli, Ulisse Baldelli e Nazareno Lunani. Raffaele Morena e Senofonte Mischianti realizzano, su disegno di Vincenzo Ghinelli, le decorazioni in stucco dei parapetti dei palchi.

Informazioni sullo stato della conservazione

Durante i lavori di restauro degli anni 2009-2011 su indicazione dalla Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici dell’Umbria sono stati eseguiti dei saggi stratigrafici sulla superficie della fasci bassa per comprendere i diversi livelli costitutivi. A conclusione della ricerca si è potuto riscontrare che lo stato decorativo originale al periodo Ottocentesco è costituito da un particolare tipo d’impasto policromatico, liscio al contatto definito “marmorino” di tipica cultura veneziana. Il marmorino è il nobile degli intonaci ovvero un impasto composta da legante (grassello di calce o calcina) ed inerte (polvere di marmo) caratterizzato da una elevata omogeneità in quanto, una volta asciutto, è costituito interamente da carbonato di calcio e quindi diventa una pietra artificiale. Il carbonato di calcio ha comunque una macro morfologia a “cristallo”, una forma in grado di conferire particolare lucentezza e luminosità alla superficie dell’intonaco, l’intonaco a marmorino è quindi un espediente per simulare un edificio in pietra. Parimenti alla pietra naturale anche la pietra artificiale, il marmorino, veniva trattata per aumentare la sua lucentezza e la sua resistenza agli agenti atmosferici, e nel “L’Architettura” di Leon Battista Alberti apprendiamo di una FINITURA A CERA, o ENCAUSTICATURA, e di una FINITURA A SAPONE. Lo STUCCO LUSTRO , tipico denominato anche STUCCO VENEZIANO, prevede di mescolare nello stucco dei colori e del sapone di calcio per poi trattare la superficie con un ferro caldo quando è ancora fresca e successivamente lucidarla con una pasta di cera.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

Apertura in concomitanza degli spettacoli teatrali

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 25.000,00 €

DESCRIZIONE INTERVENTO

MESSA IN LUCE DELLA PELLICOLA PITTORICA, FISSAGGIO DELLA PELLICOLA PITTORICA, PULITURA DELLA PELLICOLA PITTORICA, CONSOLIDAMENTO DELLA PELLICOLA PITTORICA E DEGLI STRATI PREPARATORI, RIMOZIONE DELLE STUCCATURE DI PRECEDENTI RESTAURI, FISSAGGIO DEGLI STRATI PREPARATORI, STUCCATURA FINALE DELLE LACUNE DI PROFONDITA’, DEI BORDI E DELLE LESIONI, REINTEGRAZIONE DELLA PELLICOLA PITTORICA E PROTEZIONE FINALE DELLA SUPERFICIE PITTORICA.