Attività principali dell'istituzione
info: artbonus@comune.genova.it
Il Museo è accolto in un complesso conventuale agostiniano le cui origini risalgono al XIII secolo. Ne fa parte anche la chiesa, l’unica delle grandi chiese duecentesche genovesi integralmente conservata nel suo aspetto gotico.
E’ il principale museo di scultura della Liguria, con un percorso nel mondo della scultura genovese dall’alto Medioevo all’età moderna (con alcune suggestive digressioni verso l’ambito culturale francese, romano, lombardo, toscano). Le sue collezioni sono altresì ricche di affreschi staccati e di opere di pittura monumentale. Fin dalla prima apertura, il Museo, che costituisce una vera e propria “porta” per il centro storico di Genova, il più grande d’Europa, venne significativamente denominato “Museo di Architettura e Scultura Ligure” poiché molte delle opere conservate provengono da importanti edifici cittadini che sono scomparsi nel corso dei secoli. La visita del Museo rimanda, pertanto, a spazi e strutture non più esistenti ma che sono stati fondamentali per la storia e la cultura genovesi.
2017 - 2018. Nell’ambito del riallestimento generale del Museo di Sant’Agostino, una tappa di primaria importanza (e di visibilità mondiale) sarà la realizzazione di un nuovo supporto che valorizzi, all'interno del percorso espositivo, il gruppo sepolcrale di Margherita di Brabante, capolavoro di Giovanni Pisano, unica opera funebre del genio della scultura che, ormai quasi settantenne, realizzò un monumento così innovativo da lasciare persino pochi riflessi nell’arte successiva, così straordinario da intimorire gli artisti che seguirono. Dopo una serie di vicende sfortunate (variazioni di collocazione nella chiesa nella quale si trovava – San Francesco di Castelletto – che certamente comportarono dispersioni e, dulcis in fundo, la demolizione totale della chiesa, ai primi dell’Ottocento, che comportò la totale scomparsa di ciò che rimaneva) del monumento, rimane comunque – fortunato ritrovamento - questa composizione scultorea formidabile per qualità e intensità, che certamente costituiva l’apice emotivo del sepolcro. E’ nota la modalità espositiva escogitata da un genio dell’architettura museale, e non solo, Franco Albini, che negli anni ’50, in Palazzo Bianco, collocò l’opera su un pistone meccanico, a significarne il totale estraniamento dal contesto originale, ma anche il diritto del visitatore a fruire e ad immaginare il lavoro del Pisano liberamente, così come libero fu l’artista di concepire un complesso così ardito.
A noi, adesso, tocca di realizzare un nuovo supporto che valorizzi ulteriormente e come merita la ‘nostra’ Margherita e i due angeli che la aiutano ad uscire dal sepolcro: volete aiutarci?