Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Le fonti settecentesche attestano che il dipinto si trovava anticamente nel “parlatorio delle monache” del convento di Santa Giulia: dopo la soppressione del monastero, avvenuta nel 1797, il dipinto passò alla Biblioteca Queriniana e da qui alla Pinacoteca Tosio Martinengo nel 1913, in una fase contrassegnata dalla volontà di ampliare le raccolte e di renderle più sistematiche.
Già attribuito ad Agostino Galeazzi, e a Grazio Cossali – anch’essi protagonisti della stagione postmorettesca – il quadro è oggi assegnato a Pietro Marone, sulla base della tipologia dei volti femminili con il caratteristico naso appuntito e i riccioli segnati e rilevati, personale omaggio di Marone ai modi di Paolo Veronese, che fu un punto di riferimento imprescindibile per tutta la sua prima attività.
Alla produzione giovanile dell’artista bresciano rimanda anche l’attenzione ai dettagli delle vesti, dei tappeti e dei turbanti, nonché la tipologia di alcune figure maschili. Nella figura di spalle che apre il corteo, inoltre, Marone riprende uno dei personaggi raffigurati nell’incisione di Albrecht Dürer con Cinque lanzichenecchi e un orientale a cavallo.
La richhezza di particolari, la dolcezza degli incarnati e l'abbondanza di stoffe preziose e di gioielli fanno pensare a una committenza direttamente legata al monastero, nel quale per tradizione trovavano ricovero le discendenti delle famiglie più eminenti della città.
Informazioni sullo stato della conservazione
Il dipinto, il cui ultimo restauro risale al 1978, presenta dal punto di vista strutturale un discreto stato di conservazione, mentre per quanto riguarda l’aspetto estetico evidenzia un’alterazione superficiale della pellicola pittorica dovuta alla presenza di un film protettivo ossidato che ha assunto una colorazione ambrata; su di essa si è depositata un’evidente patina di polvere e sporco che conferisce alle cromie un’ulteriore tonalità grigiastra.
Il supporto, foderato a colla pasta, presenta qualche allentamento che si manifesta con un’inflessione dello stesso al centro del dipinto; non si evidenziano altre deformazioni o problematiche legate al supporto.
Non si evidenziano interventi di ritocco estesi o di ricostruzione dei soggetti raffigurati se non lungo il lato inferiore, dove, in corrispondenza di alcune stuccature degli strati pittorici, la vegetazione è stata restituita tramite ritocco a tratteggio marcatamente visibile. A una visione radente si percepisce la presenza di piccoli ritocchi diffusi su tutta la superficie, realizzati in corrispondenza di altrettante piccole stuccature evidenti per la loro rifrazione decisamente più opaca rispetto alla finitura finale della superficie pittorica, sintomo di un maggiore assorbimento delle vernici utilizzate nel ritocco.
La cornice, risalente alla prima metà del XX secolo (ipoteticamente quando fu compiuto il restauro documentato del 1937), è ricavata da quattro aste di fattura industriale rifinite con argento meccato brunito e satinato. Lo stato di conservazione risulta mediocre per la presenza di patine di polvere e sudiciume che offuscano la meccatura e per la presenza di sollevamenti e cadute dello strato preparatorio lungo i bordi perimetrali esterni, in parte già malamente reintegrati e ritoccati con polveri metalliche ora ossidate.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Alla riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo (prevista per l'inizio del 2018), il dipinto sarà collocato nella sala dedicata al Manierismo, insieme a un'altra delle tele provenienti dal "parlatorio delle monache" di Santa Giulia, ovvero il Banchetto di Baldassarre di Alessandro Maganza.
La Pinacoteca resterà aperta dal martedì alla domenica, negli orari stagionali stabiliti per il sistema dei Musei Civici bresciani.