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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

Il modello in gesso dell’opera, definita dalle fonti del tempo “ardita e colossale”, fu esposto a Brera nel 1837 e meritò immediatamente grande fama al giovane autore. Figlio dello scultore Bartolomeo, allievo di Canova, Luigi Ferrari si era già distinto per il suo precoce talento alle esposizioni veneziane del 1831 e del 1833.

La comparsa del modello, considerata dai contemporanei un evento memorabile nella storia della scultura moderna, destò la meraviglia del pubblico. L’artista veneziano era riuscito a superare la difficoltà di confrontarsi con il celebre gruppo vaticano che, a iniziare dagli scritti di Winckelmann, era considerato quale prototipo di inarrivabile bellezza ideale, nonché di contenuto morale. Il nuovo Laocoonte sembrava aver superato quello antico nell’espressione della disperazione, risultando al confronto “meno simmetrico, più efficace, addirittura più vero”.

Si legge, in questa interpretazione del tema di Laocoonte, la rinnovata interpretazione romantica del gruppo scultoreo antico, letto come espressione del pathos tragico e della sofferenza eroica suscitata dalla ribellione dell’uomo al volere divino: concezione leggibile anche nell’interpretazione data da Ferrari, nell’accentuazione drammatica delle pose e nella descrizione naturalistica del modellato anatomico.

Paolo Tosio, entusiasta alla visione dell’opera esposta a Brera, si fece carico della sua traduzione in marmo, alquanto impegnativa anche in considerazione delle dimensioni (cm 186 di altezza), che pure furono ridotte rispetto a quelle del modello. Dopo la sua morte (1842) e quella della consorte Paolina (1846), l’opera non era ancora finita. Finalmente inviata da Venezia nel 1853 tramite la ferrovia da poco entrata in esercizio, la scultura fu accolta a Brescia come un capolavoro, suscitando commenti entusiastici.

Informazioni sullo stato della conservazione

Il marmo si presenta interessato da depositi incoerenti che ne offuscano la lucentezza. Si registra la presenza di alcune rotture già sanate da vecchi incollaggi, che necessitano di una revisione e della intonazione estetica delle giunzioni.

La superficie non presenta attualmente trattamenti protettivi volti a preservarne la conservazione.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

Alla riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo (prevista per l'inizio del 2018), l'opera sarà collocata nell'ultima sala, riservata ai capolavori del Neoclassicismo e al progressivo emergere delle tematiche e dell'espressività romantica. In questa sala troveranno posto anche i due grandi quadri di Hayez appartenuti a paolo Tosio e a Camillo Brozzoni e la testa di Eleonora d'Este di Antonio Canova.

La Pinacoteca aprirà regolarmente nei giorni dal martedì alla domenica, nella fascia oraria prevista per il sistema dei musei civici bresciani.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 2.310,00 €

 slide
DESCRIZIONE INTERVENTO

- Pulitura della superficie marmorea, rimozione di depositi e residui di vecchi interventi.

- Riparazione delle parti danneggiate e intonazione estetica delle giunzioni.

- Trattamento protettivo con cera microcristallina

- Eventuale intonazione estetica del basamento moderno in pietra di Botticino con effetto

desiderato.