Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La veduta gardesana segnò probabilmente l’esordio del paesaggista bresciano a Brera nel 1835; nel 1837, fu esposta per la prima volta all’Ateneo cittadino, affiancata dalla veduta cittadina, che costituisce un pendant con misure identiche. Insieme con altri dello stesso artista, i dipinti facevano parte della collezione di Camillo Brozzoni, primo committente e sostenitore di Renica agli inizi della carriera.
L’apprezzamento con cui fu accolto all’Ateneo il Porto di Desenzano fu rivolto in particolare, nelle parole di Giuseppe Nicolini (1839), all’abilità di Renica nel rappresentare la “vita” attraverso le “macchiette trattate con finitezza”, così come la “verità” e la “fedelissima corrispondenza dell’imitazione alla veduta imitata”. Tale “verità” naturalistica avvicina il pittore bresciano al veronese Giuseppe Canella, con il quale si era formato a Milano; nella sua pittura, sono presenti rimandi quasi testuali alle vedute di quest’ultimo, come il gruppo delle lavandaie e il cavallo che si abbevera nel lago. Renica sembra accogliere subito la nuova tendenza “neofiamminga” del vedutismo lombardo, votata ad una minuziosa insistenza descrittiva che si estende dall’ambiente agli effetti di luce determinati dal temporale, e che privilegia, rispetto alle architetture, la vita quotidiana in riva al lago, in una nuova attenzione al naturalismo e al “pittoresco” che differenzia il pittore dai suoi conterranei più anziani.
Questo spirito si ritrova anche nella veduta cittadina di Piazza Vecchia e la Loggia di Brescia, soggetto obbligato per i pittori locali, dove Renica sembra fondere il rigore prospettico e monumentale degli edifici (frutto della lezione di un altro maestro milanese, Giovanni Migliara), con la stessa attenzione atmosferica visibile nel paesaggio gardesano. Tra la folla brulicante, come elementi tipici dell’artista, spiccano le marionette e le bancarelle del mercato.
Informazioni sullo stato della conservazione
Il Porto di Desenzano si presenta in buone condizioni nel telaio, non intaccato da insetti xilofagi, mentre la tela di supporto, a tessitura rada e irregolare, è assai allentata. Sono presenti piccole cadute di colore che lasciano visibile la preparazione, la quale si è rivelata molto sottile, chiara, arida e povera di legante, e quindi poco elastica per contrastare i movimenti della tela. Anche la pellicola pittorica è sottile, e ciò ha causato un’accentuata impressione su di essa della trama della tela, oltre che una crettatura accentuata. Infine, la policromia originale è alterata per l’ossidazione della vernice protettiva.
La veduta di Piazza della Loggia presenta invece piccole ma diffuse cadute di colore, che lasciano visibile l’imprimitura chiara soprattutto nelle zone perimetrali e in basso, in corrispondenza della firma; sulla campitura delle nuvole bianche vi sono alcuni sollevamenti localizzati in corrispondenza degli incroci tra le maglie della crettatura con visione dello strato azzurro di base del cielo. Inoltre, la superficie è interamente ricoperta da uno strato di polvere e sostanze grasse e da una vernice ormai ingiallita.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Per il momento è prevista la conservazione delle opere nei depositi: il restauro però consentirà di poterle esporre in occasione di mostre o altre iniziative legate alla programmazione dei Musei Civici o attraverso il prestito ad altri enti.