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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

Plausibilmente commissionata da Camillo Brozzoni all’inizio del 1834 ed in mostra nell’autunno 1835 all’annuale Esposizione dell’Accademia di Brera, per esplicita richiesta del committente la statua doveva rappresentare la dea della fioritura e del rigoglio della Natura con le sembianze dell’amata consorte Carolina, apprezzata acquerellista che condivideva col marito una sincera passione per la botanica. Il riferimento classico imprescindibile era, ovviamente, una celebre statua romana, la Flora Maior o Flora Farnese oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, opera del I-II sec. d.C.; la critica più recente ha tuttavia molto correttamente rilevato la più significativa dipendenza dell’opera di Franceschetti dalla già allora celebre Ebe (1806) di Bertel Thorvaldsen oggi a Copenaghen (d’altronde a sua volta non insensibile all’esempio della Flora Maior), di cui riprende postura ed atteggiamento delle braccia, componendone specularmente la veste a scoprire, parimenti, uno dei seni. Se altissimo è il risultato conseguito dal maestro danese, nemmeno priva di fascino appare l’opera bresciana, cui Franceschetti ha infuso un’umana eleganza che ci mostra la divinità più prossima senza renderla per questo più terrena, tutelando così questa Carolina-Flora dalla potenzialmente simile scandalosità della Paolina-Venere scolpita da Canova quasi trent’anni prima.

Informazioni sullo stato della conservazione

Le condizioni conservative del manufatto, risultano compromesse, da alcune situazioni di degrado, che meritano attenzione e un intervento conservativo.

-La superficie della pietra calcarea è interessata da depositi disomogenei e parzialmente coerenti con la superficie costituiti da polvere, sporco di natura grassa e ossidi metallici. Sono state rilevate localizzate macchie, imputabili all'azione congiunta di sali solubili e ossidi metallici, costitutivi della matrice litoide dell’opera stessa,
probabilmente generate da situazioni di condensazione superficiale, o alterazione dei valori termoigrometrici nell’ambiente di conservazione.

-Sono rilevabili, in aree localizzate attacchi di natura biologica, del tipo funghi cromogeni e micro muffe.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

L'oggetto è custodito nei depositi dei Musei Civici di Brescia a disposizione degli studiosi e potrà essere oggetto di mostre temporanee, prestiti e pubblicazioni.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 2.998,00 €

DESCRIZIONE INTERVENTO

- L’intero manufatto sarà trattato col biocida ad ampio spettro, (benzalconio cloruro, in soluzione idroalcolica al 5%). Ai fini di verificare l’efficacia del trattamento, saranno successivamente prodotti alcuni tamponi di verifica sulla superficie, in modo da scongiurare l’eventuale presenza di biodeteriogeni latenti, resistenti trattamenti. Ci si riserva la possibilità di ripetere l’operazione con benzalconio cloruro.

- L’intera superficie sarà pulita, a mezzo di blandi impacchi assorbenti con acqua deionizzata, congiuntamente a nebulizzazione con micropenna a vapore, per eliminare i residui di sporco più tenaci. Ove lo sporco si preseti particolarmente adeso e/o permeato nella superficie del marmo, verranno applicate compresse assorbenti a base di polpa di cellulosa e sepiolite con carbonato d’ammonio, dopo la rimozione dell’impacco lavaggio finale con acqua deionizzata.

-Le decoesioni di superficie saranno trattate, con localizzate applicazioni di nanoparticelle di idrossido ci calcio in alcol isopropilico, in modo da fissare e impedire l’ulteriore degrado, con un materiale completamente compatibile e stabile, nei confronti della matrice litoide.

- Essendo la superficie del marmo, piuttosto delicata e di colorazione molto chiara; si consiglia l’applicazione di un protettivo non filmogeno, che si offra come superficie di sacrificio a protezione al marmo. Una soluzione blanda di cera microcristallina in solvente apolare è l’applicazione più adatta allo scopo, in oltre quest’ultima genera una leggera saturazione del colore senza dare lucidatura alle superfici. Si ritiene che questo posso giovare alla lettura dell’opera, garantendo nel contempo, una più utile interazione con le condizioni termoigrometriche dell’ambiente, in quanto il protettivo tampona di fatto l’eccessiva osmoticità del marmo.


NOTE Intervento archiviato