Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Nel 1826, nella sua Nuova Guida di Brescia, il conoscitore ed erudito Paolo Brognoli annoverava questa tela con la Nascita di san Giovanni Battista tra le più importanti allora conservate nelle gallerie private di Brescia. Sempre le fonti dell’epoca attestano che l’opera fu commissionata dal conte Giovanni Francesco Martinengo da Barco, ritratto nella scena alle spalle di Zaccaria, alla celebre pittrice svizzera Angelica Kauffmann per tramite del cardinale Giulio Maria della Somaglia (1744-1830); quest’ultimo, discendente di una nobile famiglia di origine piacentina e fratello di una delle nobildonne più in vista a Brescia, Bianca della Somaglia Uggeri, aveva stretti legami con il Martinengo, del quale era corrispondente, e doveva certamente essere un amatore d’arte, come documenta il fatto che nel 1775 aveva composto un’orazione per la consueta premiazione degli artisti in Campidoglio.
Giovanni Francesco Martinengo da Barco, discendente di una celebre famiglia bresciana di uomini d’arme, manifestò in età giovanile una sincera vocazione religiosa, che lo portò a essere ammesso nel 1779 agli ordini minori, per diventare in seguito sacerdote. A quanto risulta la tela fu da lui commissionata per la piccola chiesa che la sua famiglia aveva fatto costruire a Villanuova sul Clisi (frazione di Verolavecchia, dove la famiglia Martinengo aveva importanti possedimenti), e che era appunto intitolata a San Giovanni Battista. Di fatto, a quanto risulta, la tela rimase a Brescia, mentre a Villanuova fu inviata una copia.
Il dipinto entra nelle collezioni civiche nel 1884, con il legato del conte Leopardo Martinengo da Barco: si tratta dell’unica opera di pittura donata dal benefattore che, legando alla città il palazzo poi divenuto sede della Pinacoteca, può essere considerato uno dei fondatori del Museo (che infatti porta il suo cognome a fianco di quello di Paolo Tosio).
Informazioni sullo stato della conservazione
Il dipinto si presenta in condizioni non ottimali a causa dello stato di conservazione
dei film pittorici che, per la loro natura intrinseca e non per cause esterne, sono
segnati da una craquelure a scodella dai bordi particolarmente rialzati. Infatti la
mestica e il colore ad olio, sull’intera superficie, presentano un reticolo a maglie
larghe determinato dai movimenti di contrazione e dilatazione di una
preparazione particolarmente spessa, stesa su un supporto che col tempo ha
perso elasticità e la capacità di contrastarne i movimenti. L’analisi dei film
pittorici non mette in evidenza al momento gravi problemi di adesione al supporto
con cadute di policromia o preparazione, anche se il reticolo di spaccature denota
un problema di rigidità ed elasticità dell’insieme che si manifesta in maniera
rilevante sull’intera superficie ed è particolarmente fastidioso dal punto di vista
estetico sulle campiture più scure. Inoltre la cromia è particolarmente
appesantita dalla presenza di uno strato considerevole di vernice ossidata stesa in
modo omogeneo su tutta la superficie.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Alla riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo nella storica sede di palazzo Martinengo da Barco (prevista per l'inizio del 2018), il dipinto sarà esposto permenentemente nella sala XX, dove documenterà - insieme a opere di Landi, Appiani, Palagi e Thorvaldsen - l'affermazione del gusto neoclassico a Brescia attraverso le commissioni dei collezionisti bresciani ai principali interpreti, nazionali e non, di questa corrente di gusto.
La Pinacoteca sarà regolarmente aperta - del martedì alla domenica - negli orari stagionali previsti da Fondazione Brescia Musei per le diverse sedi dei Musei Civici.