Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Il dipinto murale si trovava in origine all’esterno della chiesa bresciana dedicata ai santi Ippolito e Cassiano, sulla parete meridionale; ivi lo ri corda già, sul finire del Seicento, Francesco Paglia, apprezzandolo come “opera di gran devotione”, “con sembiante così sereno, e grazioso”, capace di attrarre “qual calamita, i più puri affetti del cuore”.
Fu staccato nel 1878 per ordine del Comune di Brescia dal pittore e restauratore Giovanni Volpi. Nella stessa occasione fu demolito l’altarino in muratura che inquadrava l’affresco sulla parete. Dopo lo stacco l’opera fu trasferita nella Civica Pinacoteca Martinengo nel novembre del 1878.
Il soggetto raffigurato, quello della Virgo Lactans – nell’accezione più naturalistica assunta da quella raffigurazione a partire dal Trecento, a sottolineare la natura anche umana di Cristo – si prestava a una venerazione soprattutto femminile; che la Madonna di San Cassiano fosse oggetto di un culto particolarmente sentito lo attesta l’applicazione di “barocche aureole d’oro”, attestata da fonti risalenti all’epoca della sua rimozione.
Già assegnata genericamente a un pittore bresciano degli inizi del Cinquecento, e poi avvicinata a Paolo da Caylina il Giovane, è stata restituita dagli studi più recenti a Andrea Marone da Manerbio, per confronto per esempio con opere quali la decorazione della cappella dell’Immacolata Concezione in Santa Maria in Valvendra a Lovere, da lui firmata nel 1535. Con il corpus di questo artista il dipinto in questione condivide la tavolozza (composta di toni verdi, arancio, rosa, rosso mattone), il timbro un po’ naif, i panneggi ridondanti e l’eleganza delle mani affusolate, tutti elementi che sembrano indicare una formazione non bresciana ma condotta su modelli luineschi e nell’area dei laghi occidentali di Lombardia.
Informazioni sullo stato della conservazione
Il dipinto, che è stato oggetto di interventi di restauro condotti nella metà del Novecento, si presenta come uno stacco a massello: la rimozione, avvenuta nel 1878, dovette essere operazione non facile se si considerano le dimensioni dell’opera (cm 150x94) e lo spessore del muro retrostante. La parte inferiore, probabilmente già ammalorata per dilavamento e rislaita d’umidità (l’affresco era su una parete esterna), dovette danneggiarsi ulteriormente in fase di stacco, e questo determinò gli interventi eseguiti a metà del Novecento.
La lettura dell’opera è oggi compromessa dalla presenza di depositi di particellato inquinante e polveri. Inoltre, si registrano diverse crepe negli strati superficiali di intonaco, e graffi e abrasioni diffusi. I vecchi ritocchi risultano in gran parte alterati, con l’effetto di compromettere l’armonia cromatica dell’insieme. Il massello è attualmente contenuto in una cornice lignea dotata di basamento, che dovette essere eseguita all’epoca dello stacco, e che si presenta danneggiata dall’umidità e dall’attacco di insetti xilofagi.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Alla riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo, il dipinto figurerà nella sala II, dedicata al primo Rionascimento a Brescia e ai rapporti con la pittura lombarda, insieme a dipinti di Vincenzo Foppa, Vincenzo Civerchio e Floriano Ferramola.
La nuova Pinacoteca (la cui aperturà è prevista per inizio 2018) sarà regolarmente aperta dal martedì alla domenica secondo gli orari stagionali vigenti per tutte le sedi museali del sistema Musei Civici di Brescia / Fondazione Brescia Musei.