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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

Questo altare è entrato a far parte delle Collezioni Comunali d’Arte e Archeologia molto probabilmente in seguito alle demaniazioni ottocentesche dei beni di proprietà di congregazioni ed ordini religiosi soppressi. Esso fa parte di un gruppo di quattro alzate lignee provenienti da una chiesa eugubina (forse S. Agostino) risalenti al tardo cinquecento e attribuite alla bottega di Antonio Maffei. Sono tutte simili tra loro e poste nella prima e seconda cappella a destra e nella prima a sinistra della Chiesa di San Marco (la seconda a sinistra è stata già restaurata). Le mostre sono delimitate da colonne rudentate con capitello corinzio che sorreggono una ricca trabeazione, con timpano spezzato, caricata nelle cornici da dentelli, mensole e rosette, con lumeggia tura dorata. A coronamento del timpano è posta una cimasa (sicuramente postuma) recante lo stemma dipinto della città di Gubbio al centro di due volute laterali, intagliate con motivi mutuati dal comune repertorio decorativo tardo rinascimentale. Completa la trabeazione un elegante fregio, la cui doratura è oggi in gran parte perduta, che caratterizza e diversifica ogni altare. L’alzata in questione è situata nella seconda cappella di sinistra

All’interno della mostra è posta la tela raffigurante “L’Immacolata con i Santi Evangelisti Giovanni e Marco”. Sulla targa al centro della cimasa c’è lo stemma della città con la scritta dedicatoria dell’altare: D(ivo) IOANNI ED D(ivo) MARCO (icatum) 1581

Informazioni sullo stato della conservazione

L’alzata si presenta in uno stato di conservazione mediocre. In alcuni punti specifici il degrado è dovuto all’azione di agenti patogeni del tarlo, alcune parti invece risultano sconnesse e mancanti di piccoli fregi lignei soprattutto i capitelli delle colonne.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

Dalle ore 07.00 alle ore 19.00

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 13.300,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Smontaggio della macchina d’altare eseguito individuando i singoli elementi compositivi connessi alla loro funzione strutturale e trasporto presso il laboratorio. Disinfestazione mediante applicazione per iniezione o pennellatura di orto fenolo in soluzione di tetracloruro di carbonio tipo Xylamon o Magg diluito in petrolio in percentuale idonea. Ripulitura superfici a vista piane che dentellate od intagliate con particolare attenzione alle lumeggia ture in oro mediante l’uso di mezzi meccanici idonei o con miscele basiche se necessario. Piccole integrazioni delle parti mancanti intagliate o lisce con la stessa essenza di noce. Consolidamento del materiale ligneo mediante inibizione di resine acriliche tipo Paraloid B72 in soluzione in solvente tipo Diluente Nitro. Protezione finale mediante applicazione di cera vergine d’api diluita in essenza di pino, applicata prima a pennello e poi mediante “straccio di lana”. Documentazione fotografica, prima, durante e dopo l’intervento.

RELAZIONE FINALE

 Dopo aver installato un ponteggio fisso per l’inizio dei lavori, si è reso necessario documentare con foto lo stato dell’opera. Terminata questa operazione, si è proceduto ad effettuare i saggi di pulitura in diverse zone della macchina d’altare. Eseguiti i saggi, ci siamo confrontati con la sovrintendente che segue il procedimento su come approcciare il lavoro.

Decisa una linea d’intervento, si è proceduto a controllare la coesione e la stabilità delle parti. Si è creata la necessità di smontare alcune parti, come il cartiglio superiore (alzata superiore) le volute laterali, già ancorate con viti, (il che ci lascia pensare che erano già state smontate in un periodo precedente), le due colonne laterali ed i capitelli, tenuti in piedi da delle zeppe fatiscenti.

Prima di iniziare la pulitura è stato necessario consolidare alcune parti dorate (trabeazione) che presentavano, un netto distacco a livello della preparazione (gesso).

La presenza di strati di oli essiccativi mescolati a terre rendeva quasi impercettibile, la presenza delle lumeggiature ed hanno reso la pulitura più difficile del previsto, ma con una giusta calibratura del solvente, si è raggiunto un ottimo risultato, riportando alla luce gran parte dell’oro che si pensava mancasse.

Le parti lignee non erano molto degradate, a parte qualche piccolo distacco, ma era evidente l’azione degli insetti xilofagi (tarli), rendendo necessario più di una stesura di antiparassitario Permetar diluito in Solvanol. Terminata questa fase le parti lignee sono state incollate (con colla di coniglio) e stuccate, pronte per essere sottoposte a lucidatura finale.

La parte invece più complessa è stata il ritocco delle parti decorate. In accordo con la D. L. i reintegri sono stati minimi, volti solo a compensare le piccole parti mancanti, i ritocchi sono stati eseguiti con acquerello in modo da imitare l’oro circostante, mentre le lacune più gradi sono state lasciate tali per non alterare lo stato dell’opera per come ci appare oggi.

Preparate le superfici, è stata stesa una mano di gommalacca, ed arrivati a questo punto abbiamo assemblato le parti in precedenza smontate, utilizzando viti e tasselli in acciaio.

L’intervento si è concluso con la lucidatura con cera vergine d’api e cera carnauba in soluzione con essenza di trementina e bitume.

Una partesi va aperta riguardo l’anno di costruzione della macchina d’altare. Il cartiglio centrale riporta la data del 1581. Il retro del cartiglio superiore riporta una data successiva, probabilmente relativa ad un secondo intervento sulla macchina d’altare


NOTE Intervento archiviato