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Attività principali dell'istituzione

Il complesso architettonico monumentale costituente Palazzo Ottolenghi è vincolato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Piemonte). Originato dall'unione di due fabbricati di epoca medioevale su preesistenze di epoca romana, tuttora riscontrabili al piano interrato, il Palazzo abitato fino alla metà del Settecento dalla famiglia Ramelli di Celle, passò in proprietà dei Gabuti di Bestagno che nel 1754, per opera di Benedetto Alfieri, lo trasformarono totalmente “facendone un bell'edificio settecentesco, senza più tracce della costruzione antica di parecchi secoli”. Dopo la breve parentesi di proprietà dei Gravier, il Palazzo fu acquistato nel 1851 dal conte Zaccaria David Ottolenghi, padre dell'illustre mecenate astigiano conte Leonetto e dal medesimo in parte ridecorato e riarredato nelle sale prospicienti il corso Vittorio Alfieri, e come tale conservatosi fino ai giorni nostri. Alla morte di Leonetto Ottolenghi (20 febbraio 1904) le sale da lui abitate infatti, rimasero com'erano, tanto che negli inventari predisposti per la vendita del Palazzo al Comune di Asti nel 1932, le medesime vengono identificate con il nome del conte e conservano gli arredi dal medesimo utilizzati. Il Palazzo fu venduto al Comune di Asti mentre "le opere ed oggetti d'arte e d’interesse artistico esistenti nel Palazzo” furono acquistate dalla Cassa di Risparmio di Asti per farne dono al Comune. Dal 1933 il Palazzo diviene sede di innumerevoli enti ed associazioni, la più importante delle quali fu nel 1935 la Prefettura, che oltre a realizzare interventi di ridistribuzione interna dei locali, costruì il rifugio antiaereo oggi visitabile. 

L'allestimento del Museo Ottolenghi ripropone gli ambienti dell’appartamento ottocentesco della famiglia Ottolenghi utilizzando quanto rimasto tra mobilio, suppellettili, tappezzerie, quadri e opere d’arte. L’elenco degli inventari, delle schedature operate nel corso dei secoli e la documentazione fotografica degli anni ‘30, aiutano nel ricreare gli ambienti museali.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 170.000,00 €

DESCRIZIONE INTERVENTO

Il Museo del Cinema di Asti sarà allestito nei locali di Palazzo Ottolenghi attualmente in ristrutturazione e sarà costruito sulla base della collezione Chiambaretta di cineprese, proiettori, cimeli e attrezzature cinematografiche acquistate dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti.

L’esposizione all’interno delle sale è stata concepita come mostra dello strumento cinematografico del XX secolo e seguirà l’ordine cronologico relativo alla catalogazione dei reperti da esporre. L’obiettivo del museo sarà raccontare l’evoluzione tecnologica a sostegno dello sviluppo della settima arte partendo dalla figura del cineasta astigiano Giovanni Pastrone: dalla produzione di Cabiria alla rivoluzione digitale, dalla lanterna magica allo smartphone, dalla nascita del cinema all’utilizzo famigliare delle cineprese, dalla professionalizzazione dei pionieri dei set di inizio secolo all’utilizzo consumer dei registratori 8mm, delle telecamere e delle videocamere. L’evoluzione della tecnica come strumento, sempre più raffinato, per costruire un racconto video emozionale.

Il museo avrà a disposizione didascalie grafiche, testuali e multimediali. Lo scopo del lavoro multimediale e documentaristico sarà quello di approfondire i temi trattati dall’esposizione.


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 35.500,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Il Museo Ottolenghi ripropone l’allestimento degli ambienti dell’appartamento ottocentesco della famiglia Ottolenghi utilizzando quanto rimasto tra mobilio, suppellettili, tappezzerie, quadri e opere d’arte. L’elenco degli inventari, delle schedature operate nel corso dei secoli e la documentazione fotografica degli anni ‘30, aiutano nel ricreare gli ambienti museali.

Il letto del Conte Leonetto Ottolenghi, come da documentazione storica fotografica e da Inventario dei mobili ed effetti di proprietà comunale esistenti nel Palazzo Ottolenghi, eseguito dal geom. Giovanni Goria, consegnati all’Ufficio Tecnico Municipale con l’assistenza del Signor Comm. Ing. Gavazza, 30 aprile 1930, è così descritto:

Sala I (Conte Leonetto)  Sala 104

1 Letto in legno smaltato in giallo stile Luigi XVI, con sculture in legno, dorato, con testiera sormontata da amorino in legno scolpito e dorato con baldacchino in legno scolpito e dorato; tendine e coperta in seta damascata, completo con pagliericcio e materasso.

L’intervento riguarda il restauro del letto del Conte Leonetto Ottolenghi, da collocare nella sala 104 nell’ambito dell’allestimento museale composto da tre sezioni:

Sezione 1: GLI OTTOLENGHI, NOBILE FAMIGLIA DI FILANTROPI IN ASTI (sottosezione 1/a: Le Comunità ebraiche sul Territorio - sottosezione 1/b: Gli Ottolenghi e la città di Asti)

Sezione 2: ABITAZIONE DELLA FAMIGLIA OTTOLENGHI: ricostruzione storica delle sale con mobilio ed arredi originali dell’epoca del conte Leonetto Ottolenghi

Sezione 3: SALVATORE OTTOLENGHI E CESARE LOMBROSO INVENTORI DELLA POLIZIA SCIENTIFICA

Il restauro comprende il recupero e il rimontaggio della struttura lignea e il completamento del manufatto con le parti in tessuto mancanti.

Gli elementi in legno presentano estesi attacchi di insetti xilofagi che hanno provocato la disgregazione della materia legnosa con conseguente impoverimento degli elementi e perdita di materiale. La superficie dipinta e dorata è scurita e alterata da depositi di polveri e da vernici ossidate. Le parti dipinte presentano manomissioni, ridipinture e alterazioni cromatiche, oltre a fessurazioni, abrasioni, lacune, cadute di pellicola pittorica e lamina dorata. Le parti in tessuto, ancora presenti, sono in discreto stato di conservazione, con depositi di polveri  e alterazioni cromatiche localizzate dovute a macchie e gore.  Saranno effettuate indagini stratigrafiche in corrispondenza delle parti dipinte per individuare la cromia originale e la presenza di ridipinture sovrammesse; oltre alla documentazione fotografica, è previsto il rilievo attento e puntuale di tutti gli elementi che compongono il manufatto. Il restauro è finalizzato al recupero e alla restituzione estetica e conservativa dell’opera, mediante rimozione degli strati soprammessi.

Il progetto dell’intervento di restauro ha ottenuto l’autorizzazione delle Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Alessandria Asti e Cuneo in data 17.01.2023