Attività principali dell'istituzione
La Congregazione dell’Oratorio di san Filippo Neri, originata dalla comunità di sacerdoti riuniti a Roma attorno alla figura del santo ed eretta da papa Gregorio XIII nel 1575, fu introdotta a Napoli nel 1586 grazie ai padri Antonio Talpa, Giovenale Ancina e Francesco Maria Tarugi, tra i primi discepoli del Neri. I nuovi religiosi furono conosciuti anche col nome di girolamini, in quanto la loro iniziale residenza romana era la chiesa di San Girolamo della Carità. I padri oratoriani giunsero a Napoli su invito dell’arcivescovo Annibale di Capua e in pochi anni, attraverso donazioni, acquisti ed azioni legali, giunsero a possedere un’ampia area composta da ben 37 proprietà, una superficie di m 180 x 68 corrispondente a due insulae prospicienti una delle principali arterie napoletane, via Tribunali. Gli architetti impegnati nella costruzione del complesso furono i fiorentini Giovan Antonio Dosio, Dionisio Nencioni di Bartolomeo e il più giovane Dioniso Lazzari, insieme a padre Antonio Talpa, già Praefectus Fabricae della chiesa madre dell’ordine, Santa Maria della Vallicella in Roma. La sistemazione dell’attuale Piazza dei Girolamini, in seguito alla riorganizzazione dell’area con l’abbattimento degli edifici e delle piccole chiese ivi presenti, fu eseguita nel 1599 da Dionisio Nencioni su disegno dell’architetto Domenico Fontana.
La Biblioteca e Complesso monumentale dei Girolamini custodisce un patrimonio di inestimabile valore, fra cui una delle più ricche biblioteche del Mezzogiorno e la più antica tra quelle napoletane, aperta al pubblico già nel XVII secolo; possiede un patrimonio librario che supera le 150.000 unità disposte nelle sale storiche. Al nucleo originario nel 1727 i padri oratoriani, su consiglio di Giovanbattista Vico, assiduo frequentatore, aggiunsero, acquistandola, la biblioteca di Giuseppe Valletta che comprendeva una ricca collezione di testi giuridici, filosofici, religiosi e letterari. Diversi altri fondi, oltre ai circa 10.000 della collezione Valletta, hanno arricchito il patrimonio dell’Istituto, tra i quali i 5.057 volumi del Fondo Agostino Gervasio. Altrettanto inestimabile il patrimonio architettonico e storico-artistico.