Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
L'Istituto centrale per la grafica è un organismo museale statale di rilevanza internazionale creato per conservare, tutelare e promuovere un patrimonio di opere che documentano l'arte grafica. Nella splendida sede su cui si appoggia la mostra di Fontana di Trevi sono raccolte le collezioni di matrici, stampe, disegni, video d'artista e fotografie, a cui si affiancano i laboratori specializzati nel restauro delle opere su metallo e su carta, e una stamperia di secolare esperienza.
Nell'Istituto la preziosa collezione di quasi 24000 matrici per stampe– per la maggior parte in rame, ma anche in zinco e legno dal Cinquecento al Contemporaneo – riveste un particolare interesse all'interno del patrimonio storico-artistico italiano, proprio per la sua unicità e soprattutto rarità: si tratta infatti della raccolta di matrici più grande al mondo, più della Calchographie del Louvre a Parigi e dell'Accademia San Fernando a Madrid.
L'Istituto conserva l'intero fondo di 1191 matrici in rame di Giambattista Piranesi (1720-1778), incisore noto in tutto il mondo. Si tratta di un vero tesoro, perché l'opera di Piranesi merita una speciale attenzione nella storia dell'incisione per aver contribuito a diffondere ovunque un'immagine nuova e moderna del genere della “Veduta” tanto che i viaggiatori stranieri parlavano della “Roma di Piranesi”. Le sue stampe sono nelle collezioni di importanti musei internazionali, mentre le matrici sono conservate solo in questo Istituto, ma ora necessitano di un sostanziale intervento di restauro che le preservi dal degrado.
Per tutelare, valorizzare e rendere accessibile al pubblico questo fondo prestigioso è stato presentato nel 2009 Progetto Piranesi. Il Progetto prevede il restauro di tutte le matrici, e quindi la loro conservazione, e contestualmente procede all'analisi del segno inciso in modo da consentire uno studio più approfondito del processo creativo di Piranesi.
Il Progetto nasce all'interno del settore Calcoteca, in collaborazione con il Laboratorio diagnostico per le matrici, che si occupa del restauro applicando i protocolli conservativi studiati appositamente per queste particolari opere in metallo; dal 2009 sono state restaurate, studiate e riprodotte ben 510 matrici con finanziamenti MiBACT. Tutti i dati emersi nelle operazioni di restauro e studio sono stati già pubblicati in tre volumi, con un notevole risultato in campo internazionale.
Restano però ancora da restaurare 505 lastre che vanno divise in tre lotti di 168 matrici per una spesa di 20.000€ ciascuno; questo consentirebbe inoltre la pubblicazione di tre cataloghi per poter arrivare nel 2020, anno del terzo centenario della nascita dell'artista, con la totale messa in sicurezza delle sue matrici, veri gioielli unici al mondo.
Informazioni sullo stato della conservazione
Il Fondo delle matrici di Giambattista Piranesi è oggetto di studio specifico e di restauro fin dal 2009, non solo per l'importanza dell'artista in questione, che certamente merita tutta l'attenzione che l'Istituto centrale per la grafica gli tributa, ma anche e forse soprattutto per il suo stato di conservazione. Da tale punto di vista, infatti, persiste l'urgenza di intervenire con un accurato restauro per risolvere due problematiche.
In base ad un esame obiettivo e semplici indagini ottiche, è risultato chiaro che le matrici furono quasi tutte rinforzate superficialmente mediante elettrodeposizione di un sottile strato di ferro (galvanostegia) e ciò presumibilmente avvenne tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Lo scopo di tale trattamento, definito acciaiatura, era quello di preservare l'inciso affinché fosse possibile prolungare la tiratura di stampe dalle matrici, così da soddisfare le molte richieste degli acquirenti. Tuttavia, se da un lato effettivamente gli incavi delle incisioni furono così preservati dall’usura provocata dalle operazioni di stampa, dall’altro la scarsa idoneità dei vecchi luoghi di stoccaggio delle matrici fu la causa nel tempo di gravi forme di degrado, quale la formazione di ruggine su molte delle acciaiature. Questa problematica fu presto evidente tanto che in un momento non meglio precisabile l'acciaiatura fu eliminata dalla maggior parte delle matrici, ma non completamente: sono stati rilevati ancora residui dello strato ferroso negli incavi e sui versi delle lastre, laddove cioè erano protetti dagli inchiostri da stampa, sfuggiti a puliture non meticolose.
Gli effetti di una acciaiatura arrugginita sono purtroppo ben visibili sulla superficie del rame sottostante, che rimane irrimediabilmente corrosa anch'essa.
Un'altra problematica da risolvere riguarda lo strato di protezione superficiale. Ogni matrice è stata in passato protetta dal contatto con l'ambiente esterno utilizzando una vernice bituminosa, ovvero il protettivo tradizionalmente utilizzato per queste forme da stampa. Tuttavia tale strato non è idoneo né alla conservazione a lungo termine né alla fruizione di visitatori e studiosi: da una parte, essendo una resina naturale, tende a perdere la propria funzione nell'arco di pochi anni; dall'altra ha una intensa colorazione bruna che impedisce l'osservazione dell'inciso. Al di sotto di tale vernice, il metallo si presenta di solito già scurito da ossidazioni non uniformi (sia del rame che dell'eventuale strato ferroso dell'acciaiatura), con alterazioni localizzate indotte dal contatto con le dita di chi ha movimentato le lastre in passato oppure con formazione di pericolosi pitting di corrosione. Vengono dunque celate situazioni che portano al progressivo degrado del metallo.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
La collezione di matrici è conservata nella Calcoteca dell'Istituto ed è consultabile su appuntamento dal lunedi al venerdi ore 9:00 - 15:00