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Raccolta realizzata a seguito della Risoluzione n. 136/2017 dell'Agenzia delle Entrate

Attività principali dell'istituzione

La Fondazione Palazzo Magnani promuove le arti visive attraverso attività espositive e culturali. Privilegia il dialogo interdisciplinare, il confronto interculturale e le contaminazioni con i diversi saperi, intendendo la mostra come progetto culturale, un’occasione pensata non solo per dare la possibilità ai visitatori di osservare opere di valore, ma anche e soprattutto come opportunità di confronto, riflessione, ampliamento, critica o discussione delle proprie conoscenze o convinzioni.

Oggetto di ricerca costante è la didattica laboratorialeesperienziale e narrativa, nella consapevolezza che praticare arte sia la via maestra attraverso cui si possono conciliare evoluzione individuale e coesione sociale.

Reggio Emilia è da tempo posizionata a livello nazionale come una delle città più attente alla persona, alle sue necessità durante le diverse fasi della vita, alle fragilità che la segnano, permanentemente o temporaneamente. Siamo convinti che l’arte debba avere un ruolo fondamentale nel percorso di affiancamento, recupero o trasformazione della salute, del disagio e della fragilità.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Lavori in corso

IMPORTO 200.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Palazzo Magnani a Reggio Emilia, dal 26 aprile 2024 al 09 giugno 2024 ospiterà la mostra MEDIATIONS di SUSAN MEISELAS

in collaborazione con Magnum Photos.

La mostra è all'interno del Festival Fotografia Euroepa 2024

“La macchina fotografica è un pretesto per trovarsi in luoghi a cui altrimenti non si appartiene. Mi dà sia un punto di connessione che di separazione.” Susan Meiselas

 

Susan Meiselas (1948 Baltimora, USA), sin dal 1976 membro di Magnum Photos, si è fatta conoscere per il suo lavoro nelle aree di conflitto dell’America Centrale (1978-1983) e in particolare per i suoi potenti scatti della rivoluzione nicaraguense. Nelle sue opere coinvolge i soggetti in un’incessante esplorazione e sviluppo di narrazioni, lavorando spesso su lunghi periodi e su un ampio ventaglio di paesi e soggetti: dalla guerra alle questioni relative ai diritti umani, dall’identità culturale all’industria del sesso.

La mostra, intitolata Mediations dalla sua opera omonima pubblicata da Damiani nel 2018, è la retrospettiva più completa mai presentata in Italia e raccoglie una selezione di opere che vanno dagli anni Settanta a oggi.

Mediations (1978-1982) si basa sulla prima esperienza di Meiselas durante l’insurrezione popolare in Nicaragua. Il processo di selezione delle immagini per la pubblicazione Nicaragua: June 1978 – July 1979 e l’uso delle stesse fotografie fatto dai mass media l’hanno portata a interrogarsi sul modo in cui vengono usate le immagini in contesti diversi. Verso la fine degli anni Novanta, Meiselas ha iniziato a utilizzare il materiale d’archivio che ha raccolto, pubblicato ed esposto come parte di installazioni multimediali, dando così voce a individui e comunità sottoposti a violenza e oppressione.

Meiselas spesso adotta approcci diversi per ampliare la sua opera in varie forme: reportage fotografici, installazioni, libri o film. Ad esempio, i documenti utilizzati nel libro Kurdistan: In the Shadow of History (1997) sono diventati un archivio online di memoria collettiva; akaKURDISTAN (1998) è attualmente esposto come progetto in corso sotto forma di “storymap”, creato con i contributi provenienti dalla diaspora curda globale.

 La mostra rivela l’approccio unico di Meiselas come fotografa che mette costantemente in discussione lo status delle sue immagini in relazione al contesto in cui vengono percepite, mostrando il suo modo di muoversi attraverso diverse scale di tempo e di conflitti, spaziando dalla dimensione personale a quella geopolitica.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 200.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Palazzo Magnani a Reggio Emilia, dal 17 novembre 2023 al 17 marzo 2024 ospiterà “Marionette e Avanguardia / Puppets and the avangarde. Picasso · Depero · Klee · Sarzi”.

La mostra, seguita da James Bradburne, si sviluppa attorno al concetto di “quarta parete”: quando una marionetta o un burattino “rompe” la quarta parete, conquista la fiducia del pubblico, dando allo spettacolo il potere di infrangere quella divisione tra palcoscenico e mondo, tra arte e vita. A capirlo sono stati quegli artisti – protagonisti del mondo dell’Arte e Teatro di figura – che, piuttosto che liquidare le marionette e i burattini (in inglese si usa per entrambi il temine “puppets”) come semplici giochi per bambini, hanno preso sul serio il loro entusiasmo e hanno guardato al “gioco creativo” come a una fonte di ispirazione estetica per cercare nuove modalità di espressione visiva.

Ad accogliere i visitatori ci saranno i costumi a grandezza naturale disegnati da Pablo Picasso per Parade, balletto coreografico che i “Ballets russes” di Sergej Djaghilev portarono in scena a Parigi nel 1917.

Poi una folla di puppets: le marionette e i burattini, dagli esemplari più antichi, come i Pulcinella o gli Arlecchino della Commedia dell’Arte, a quelle di Otello Sarzi, reggiano di adozione, realizzate con materiali sperimentali.

In mostra anche artisti italiani come i futuristi Enrico Prampolini e Fortunato Depero: le marionette esprimevano un’estetica macchinica, erano astratte e, dopo la devastazione della Prima guerra mondiale, catturavano la triste realtà dei soldati di ritorno amputati e mutilati, come illustrato da Sironi, Carrà e De Chirico.

Grazie alla riscoperta da parte di Oskar Schlemmer del classico di Kleist Sul teatro delle marionette (1810), le marionette, i giocattoli e i giochi per bambini divennero un elemento centrale della pratica del Bauhaus nella Weimar degli anni Venti: Paul Klee, Andor Weininger, Lothar Schreyer, Sophie Täuber Arp e Oskar Schlemmer.

L’indagine si sposta quindi sull’avanguardia russa con “Le marionette e la Rivoluzione”. Quando Lenin e la moglie decisero di combattere l’analfabetismo e di formare il nuovo cittadino sovietico, capirono che l’uso delle marionette era l’ideale e, lavorando con artisti, architetti e scrittori di primo piano, figure come El Lissitzky, Aleksandra Ekster, Nina Efimova, hanno sperimentato nuove forme di teatro per bambini.

Alla fine del XIX secolo, sull’onda dell’orientalismo, le classiche marionette giavanesi cominciarono ad apparire sulle scene europee. L’artista e illustratore austriaco Richard Teschner, in particolare, sviluppò l’arte della marionetta a bastone fino a raggiungere un punto culminante, che influenzò artisti da Parigi a Mosca.

L’esposizione si completa con un omaggio a Otello Sarzi, grazie alla stretta collaborazione con la Fondazione Famiglia Sarzi.


NOTE Intervento archiviato


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 1.500.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Le mostre e le attività culturali messe in campo dalla Fondazione – e di seguito descritte – intendono, nel solco del Progetto culturale che anima l’Istituzione fin dall’inizio della sua attività, approfondire la grande arte – fotografica, performativa, pittorica – attraverso un approccio originale ed innovativo.

What a wonderful world. La lunga storia dell’ornamento tra arte e natura – 16 novembre 2019 – 8 marzo 2020

True Fiction Fotografia visionaria dagli anni ’70 ad oggi dal 17/10/2020 al 4/7/2021


NOTE Intervento archiviato