Attività principali dell'istituzione
La Fondazione Aquileia è un soggetto giuridico di diritto privato istituito nel 2008 dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e Turismo, dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dal Comune di Aquileia, dalla Provincia di Udine e dall'Arcidiocesi di Gorizia.
Inquadrata tra gli organismi di valorizzazione introdotti all’art. 115 del D.Lgs. 42/2004, la Fondazione ha come fini istituzionali la predisposizione di piani strategici, lo sviluppo del turismo culturale, il cofinanziamento di interventi di riqualificazione, la gestione dell’attività di valorizzazione, la realizzazione di interventi di ricerca, conservazione e restauro dei beni concessi in uso.
Il MIBACT ha conferito in uso alla Fondazione Aquileia il 95 % delle aree archeologiche di Aquileia.
Nell’area dei fondi CAL (estesa su circa 2800 mq), le indagini degli anni Cinquanta hanno messo in luce estesi resti di abitazioni private di età romana, collocate lungo uno degli assi viari principali della città, attualmente ricalcato dalla SR 352 (via Giulia Augusta).
Sono stati enucleati, in particolare, i resti appartenenti ad almeno due distinte dimore. La prima, più meridionale, si articolava intorno ad una sala da ricevimento (triclinio); la seconda si apriva su una corte centrale quadrangolare. I numerosi pavimenti musivi rinvenuti hanno permesso di datare la prima fase delle abitazioni al I secolo d.C. Varie trasformazioni succedutesi nel tempo (II-III secolo) hanno alterato la fisionomia originaria dei vani.
In età tardoantica (IV secolo), le due residenze furono unificate mediante la costruzione di una nuova grande aula centrale e la trasformazione di due sale da ricevimento della fase precedente, cui venne aggiunta un’abside sul lato occidentale. Per la sala absidata settentrionale, preceduta da una nuova corte porticata su quattro lati, fu approntato un nuovo mosaico pavimentale, tradizionalmente detto “del buon pastore” che, per il soggetto raffigurato, è stato considerato a lungo come appartenente ad un oratorio cristiano.
Considerata la quota assai bassa dei resti, è presente una stazione di pompaggio dell'acqua in eccesso.Le strutture murarie sono state in gran parte ricostruite dopo le indagini degli anni Cinquanta, con utilizzo di pietrame e mattoni legati con cemento e necessitano di un restauro. Le superfici musive sono state quasi tutte strappate dopo lo scavo e ricollocate in situ su pannelli di cemento: anche in questo caso, esse presentano in molti casi una evidente proliferazione di organismi vegetali e un accumulo di sporcizia che le rende spesso illeggibili e bisognose pertanto di restauro. Sul cosiddetto oratorio “del buon pastore” è stata costruita negli anni Cinquanta una struttura in muratura che ripropone i volumi della sala mosaicata e consente la salvaguardia del mosaico pavimentale. Tale struttura è stata oggetto di un intervento di restauro in anni recenti (1999).