Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Di impianto cinquecentesco, dal 1680 l'opificio risultò essere di proprietà della famiglia Bailo (noti fonditori saretini). Alla metà del secolo successivo la struttura era in grado di affinare la ghisa proveniente dai forni fusori della valle per predisporla alla lavorazione al maglio. Dal 1889 al 1984 si incaricò della gestione la famiglia artigiana locale dei Sanzogni specializzandosi nella produzione di attrezzi agricoli, in particolare coltri, versoi e vomeri per gli aratri. Dopo questa data l’impianto cessò la propria produzione e nel 1995 l’amministrazione comunale di Sarezzo decise di acquistare l’ex opificio, restaurarlo e trasformalo in museo.
L’ex opificio è strettamente connesso al tessuto urbano del borgo Valgobbia del quale è stato per lungo tempo la principale fonte di attività. La parte produttiva ha caratteristiche architettoniche estremamente semplici per rispondere alle esigenze produttive; la parte residenziale anteriore mostra un maggior grado di accuratezza, pur mantenendo una generale modestia sia nelle forme che nei materiali. Le modalità costruttive sono conformi alla più semplice architettura della valle dove poco spazio è lasciato a soluzioni compositive originali o a materiali non tradizionali; dominano la muratura di pietra non squadrata, il legno per gli orizzontamenti, il cotto per pavimenti e coperture, l’arenaria rossa per le finiture in pietra.
Tuttavia l’edificio è caratterizzato, in particolare nella zona produttiva, da una intensa suggestione visiva generata dall’accostamento di elementi che, pur privi di autonomo
valore, conferiscono al volume una valenza estetica di grande effetto. La massiccia muratura ad archi posta a sostegno del canale di adduzione delle acque, le
capriate annerite dalla fuliggine, i grandi lucernari a tetto, il fondo sconnesso in terra battuta, l’affaccio interno dell’edificio a ovest offrono un perfetto scenario ai tre grandi magli e allee ruote idrauliche. La sede museale è completata dagli edifici adiacenti alla “Fucina” che con essi prospetta sulla piazzetta del “Borgo Valgobbia”.
Si tratta di un isolato originariamente composto da una antica chiesa, da un piccolo edificio residenziale e da un magazzino artigianale di origini e caratteristiche diverse, ma strettamente connessi tra essi e con la Fucina. Pur essendo stati edificati in tempi e con finalità differenti sono stati tutti conglobati nel sistema produttivo della Fucina dal 1934 (anno di sconsacrazione e acquisizione) e ne hanno fatto parte fino all’abbandono dell’attività. La chiesa, realizzata presumibilmente nel XIX secolo, consiste in un’unica ampia sala rettangolare con orientamento sud-nord con copertura a volta. Il piccolo edificio residenziale posto tra la chiesa e la Fucina risale alla fine del XIX secolo ed è composto da due piani fuori terra prospettanti sulla piazzetta; il terzo edificio è un magazzino edificato dopo il 1934 a completamento dei precedenti; ha forma rettangolare, è disposto su due piani.
Informazioni sullo stato della conservazione
L'ex opificio e gli altri edifici sono stati oggetto di restauro a fine anni '90 del secolo scorso. Il periodo ventennale intercorso dall’intervento di restauro ad oggi e il recente inutilizzo prolungato dovuto alla pandemia hanno inciso su alcuni aspetti edilizi e impiantistici rendendo necessario un intervento di manutenzione straordinaria per impedire un più diffuso degrado degli immobili.
In particolare si segnalano:
- La necessità della revisione del manto di copertura in coppi: meglio conservato nella copertura della zona produttiva e più deteriorato nelle altre zone, in particolare sopra
la parte residenziale della “Fucina”.
- La presenza di alcune zone localizzate di degrado delle superfici intonacate: soprattutto esterne e in misura minore interne.
- Lo stato di degrado del canale ligneo di adduzione che si presenta in stato di abbandono con vegetazione spontanea infestante, con numerosi elementi lignei ormai
irrecuperabili e con l’impregnante protettivo da rinfrescare. Il malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento che ha recentemente richiesto numerosi e continui interventi di riparazione e riassetto.
- Il decadimento o la rottura di alcuni componenti dell’impianto elettrico (lampade di emergenza, corpi illuminanti)
- Il degrado di alcuni serramenti esterni
A ciò si aggiunga la necessità di installare sistemi anticaduta in copertura per consentire una manutenzione continuativa nei periodi futuri.
Gli interventi riguardanti il riscaldamento, la copertura e gli infissi sono stati fatti nel 2022 grazie ad un finanziamento regionale, mentre risultano necessari gli interventi sull'impianto elettrico, con particolare attenzione ai corpi illuminanti e soprattutto il restauro del canale ligneo e delle ruote esterne.
Vi è infine la necessità di riallestire e rifunzionalizzare gli spazi museali che oggi vedono come cuore del museo è la “Sala Magli” al cui interno troneggiano tre poderosi magli simili nella struttura ma diversi per rendimento e funzioni. Il percorso museale prosegue al primo piano, arricchendosi con l’esposizione di due interessanti raccolte: la collezione Sanzogni e la collezione Pellegrini. Il percorso di visita è completato dall’osservazione del quartiere in cui è inserita la fucina, della condotta dell’acqua, delle ruote idrauliche che muovevano i tre grandi magli e della ricca collezione di attrezzi da lavoro. Per i più piccoli è possibile imparare giocando, ripercorrendo il ciclo del metallo seguendo i tre percorsi “del colore”, “del suono” e “delle qualità del ferro” all'interno degli spazi della Fucina Ludoteca del Ferro e della Piccola Miniera, ricostruzione suggestiva di una galleria mineraria. Un’ aula per lo svolgimento di laboratori e la biblioteca scientifica per bambini e ragazzi, con oltre 1000 volumi consultabili, completano l’allestimento didattico.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Il museo è stato riaperto a novembre 2022, in seguito ai lavori sopra descritti, e viene aperto ogni domenica dalle 15.00 alle 18.00 e sempre su prenotazione per visite guidate. L'apertura del museo è gestita direttamente dall'amministrazione comunale con un incarico a una cooperativa sociale, mentre l'attività didattica e turistica dal Sistema museale di Valle Trompia gestito dalla Comunità Montana di Valle Trompia. Vi è inoltre un conservatore che cura le attività museali e tutti gli aspetti museologici.
L'intenzione dell'amministrazione è incrementare gli orari di apertura anche mediante la diversificazione delle funzioni con particolare attenzione alle nuove generazioni: spazio giochi per bambini 0-6 anni e spazi dedicati ai giovani adulti.