Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La scalinata di Sant’Augusta si trova a Serravalle, quartiere di Vittorio Veneto, che fu comune autonomo sino al 1866 quando fu unita a Ceneda per formare la città odierna.
Si tratta di un percorso pedonale che, partendo da Via Calcada, dietro il Duomo di Serravalle, conduce al Santuario di Sant’Augusta.
Il Santuario di Santa Augusta è situato sul crinale di un versante roccioso del Monte Marcantone. L’edificio è stato intitolato alla Santa, figlia dell’allora principe e potente della zona re Matrucco, che visse e subì il martirio nel V° secolo. Il culto della Santa è particolarmente sentito a livello locale fin dai primi anni dopo il martirio.
L’attuale chiesa risale al 1400 e fu edificata in aderenza ad una delle torri di vedetta dell’antica cinta muraria, le cosiddette “Mura Berengarie” (che appartenevano all'antico sistema fortificato del I sec. a.C); la torre fu trasformata in campanile. Successivi ampliamenti e modifiche dell’impianto originario hanno portato all’assetto attuale del complesso religioso. L’intervento più significativo è probabilmente quello del 1631, anno in cui si ampliò la struttura verso il lato sinistro del monte, mentre sul lato destro venne aperto l’attuale ingresso principale, ruotando così l’asse del fabbricato di 90 gradi rispetto all’assetto originario. Nello stesso anno si diede avvio anche alla costruzione delle Cappelle presenti lungo il percorso dedicate alle sette più importanti basiliche di Roma: S. Maria Maggiore, S. Giovanni Battista, S. Sebastiano Martire, S. Paolo Apostolo, S. Lorenzo diacono e martire, S. Pietro e Apostolo, S. Elena Imperatrice o della S. Croce.
La parte iniziale del percorso partendo da Via Calcada è caratterizzata da una scalinata, opera realizzata negli anni trenta del secolo scorso. Si tratta di una scalinata a doppia rampa simmetrica, al centro della quale una fontana indica l’asse di sviluppo. Le scalinate e i pianerottoli sono delimitati da balaustra in graniglia di cemento. La doppia rampa di scale termina con un setto murario dotato di archi che permettono il passaggio verso la destinazione in quota, e allo stesso tempo creano un elemento architettonico di chiusura e delimitazione della prima parte del percorso.
Dopo questa prima porzione di avvio del percorso devozionale di Santa Augusta si sviluppa un tratto a semplici tornanti, stretti e repentini in cui la pavimentazione in “Codolà” (ciottoli) viene contenuta a valle da una staccionata in legno e a monte dal terreno in scarpatina. Nei punti di maggiore pendenza elementi in muratura in pietrame contengono il terreno naturale. Negli anni questa parte del percorso è stata interessata da una crescita incontrollata della vegetazione che ha causato dissesti al piano di calpestio.
Il lungo tratto di percorso che a monte della scalinata è caratterizzato da tratti lineari interrotti da tre gradini a tutta larghezza realizzati in monoblocchi di pietra rossa, per concludersi con un’ultima scalinata in vista del Santuario.
Informazioni sullo stato della conservazione
Tutto il percorso versa, oggi, in condizioni precarie, se non addirittura gravi.
Alcuni fenomeni quali la mancata regimentazione delle acque superficiali, la crescita spontanea della vegetazione con apparati radicali estremamente invasivi verso la pavimentazione del percorso, la mancanza di un sistematico sistema di manutenzione ordinaria, dovuto anche alle difficoltà logistiche di operare in un sito non raggiungibile da alcun mezzo meccanico, sono tra i principali fattori che hanno causato il degrado di un percorso interessato tutto l’anno da avventori e pellegrini.
Partendo dalla doppia rampa iniziale, possiamo notare come, oltre al cedimento di elementi architettonici quali alcune porzioni di balaustra, anche la zona del pianerottolo, formata da lastre in calcestruzzo posate sul terreno sottostante, sia caratterizzata da avvallamenti importanti causati probabilmente da infiltrazioni d’acqua che hanno dilavato il sub strato creando dei vuoti. Gli scalini sono formati in graniglia di cemento e inerte, mentre i muretti fungono da parapetto di delimitazione della scalinata, sono in pietrame.
Dopo questa prima parte si sviluppa un tratto a semplici tornanti, stretti e repentini. Questa parte del percorso è caratterizzato da una vegetazione spontanea importante che nei decenni si è sviluppata in dimensioni tali da coinvolgere e dissestare il piano di calpestio a causa l’apparato radicale che invade tale ambito. Non solo, ma si sono verificati anche numerosi fenomeni di caduta di alberi o loro parti, con conseguenti ulteriori danni al percorso.
Lungo il percorso si notano ampie zone in cui la pavimentazione è mancante o pesantemente dissestata; tale situazione peggiora mano a mano che il percorso sale: infatti proprio salendo si può notare come vaste zone di pavimentazione, dilavata a causa della mancata regimentazione delle acque di scorrimento superficiale, hanno lasciato spazio al sottostante terreno roccioso. In tempi passati sono state eseguite delle canalette in pietrame per tentare di raccogliere e deviare le acque superficiali, ma purtroppo non è stato ottenuto il risultato sperato.
Salendo è possibile verificare che alcuni tratti del percorso sono ancora dotati di “cordonata” lungo il limite della pavimentazione, elementi di pietra irregolare posati a taglio. Questo come altri rari elementi sono stati rilevati al fine di registrarne la presenza e la tecnica costruttiva, al fine di sviluppare poi il progetto di recupero.
Molte zone in “codolà” hanno subito la cementificazione del fondo presumibilmente per bloccare il fenomeno di erosione e dilavamento estremamente diffuso.
Nel tratto finale del percorso, prima che si imposti l’ultima scalinata che conduce al santuario, si evidenzia una pavimentazione composta da lastre irregolari di pietrame cementate tra loro, un’opera incerta, che differisce dal restante camminamento. Anche in quest’ultima porzione di percorso sono assenti punti di scarico delle acque meteoriche superficiali.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Il percorso, essendo una pubblica via, è sempre fruibile, pur con le difficoltà derivanti dal pessimo stato in cui versa. Inoltre, non essendo attualmente presente un impianto di pubblica illuminazione, la fruizione in sicurezza è possibile nelle ore con sufficiente illuminazione naturale, anche se non è impedito l’accesso anche nelle ore con minore o assente illuminazione naturale.