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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

CHIESA DEI SANTI PIETRO, PAOLO ED ANTONIO ABATE

L’origine dell’edificio viene fatta risalire a tempi molto antichi, pur con alcune discordanze: alcuni studiosi parlano di una prima fase di epoca romana, altri suggeriscono come prima datazione il X secolo.
Lo studioso Fabio Metz, pur supportando una datazione precedente, sottolinea la data del 1355 come quella del primo documento certo che ne riporta l’esistenza.

Per quanto riguarda lo scopo della struttura, questa era direttamente collegata alla posizione cruciale di Valvasone lungo le vie dei pellegrinaggi e verso la Via di Allemagna, come supporto ai viandanti e ai pellegrini.
Altra osservazione è che la sede dell’ospizio, coincidente con quella attuale della chiesa di San Pietro, si trovava in origine all’esterno delle mura cittadine e ne fu inglobata solo nella seconda metà del Quattrocento.
L’affresco di autore ignoto, risalente al XIV secolo, è stato eseguito dunque prima che l’aula venisse consacrata a chiesa nel 1497 con la nuova intitolazione ai Santi Apostoli Pietro, Paolo ed Antonio Abate.
Nella seconda metà del XV secolo il ricovero venne spostato nei locali a fianco e il vano sul quale insisteva divenne la sede. L’ospedale probabilmente era costituito da due vani contigui, quello che si affacciava sulla strada fungeva da ricovero, mentre quello posteriore serviva per le riunioni ed i momenti di preghiera della confraternita stessa.

Nei primi del Cinquecento, a dare nuovo decoro all’aula della chiesa, fu chiamato Pietro da Vicenza (1467-1527). Nel 1510 circa eseguì degli affreschi sulla parte di sinistra della navata e sul lato destro del presbiterio, coprendo in parte gli affreschi trecenteschi coevi alla Crocifissione.
Sulla parete sinistra, al di sotto della scena meglio conservata di Pietro da Vicenza (edicola con la Santissima Trinità), all’altezza della cornice che riquadra l’affresco in basso, è chiaramente visibile grazie ad una lacuna, lo strato affrescato sottostante, nei toni del giallo e del verde della cornice che racchiude i decori trecenteschi: dunque, con buona probabilità, sotto gli affreschi cinquecenteschi si conservano parti delle scene più antiche.

UTILIZZO ATTUALE DELLA CHIESA: Oggi l’edificio fa parte dei beni comunali e viene celebrata messa grande in occasione dei Santi patroni di Valvasone, Pietro e Paolo il 29 giugno. La chiesa rimane sempre aperta alle visite dalle 9.00 alle 18.00: l’ambiente in genere non viene riscaldato.

Informazioni sullo stato della conservazione

FACCIATA PRINCIPALE DELLA CHIESA DEI SS. PIETRO E PAOLO A VALVASONE - VIA SAN PIETRO

L'attuale configurazione della facciata è frutto di una sopraelevazione dell'edificio risalente al 1739, mentre la prima parte bassa della facciata, conservando al suo interno l'affresco in controfacciata con la Crocefissione risalente alla fine del Trecento - primi quattrocento, è frutto di un'edificazione le cui prime notizie certe risalgono al 1355.

L'edificio è stato oggetto di un intervento integrale di restauro iniziato nel 1986 e terminato nel 1991.

Lo stato di conservazione mediocre della facciata si spiega in principal modo con la sua esposizione a Nord e la quasi totale assenza di ore di sole durante tutto l'arco della giornata, dovuta anche al suo affaccio su di una pubblica via piuttosto stretta.

Due sono i problemi principali che presenta il prospetto: l'attacco microbiologico di tutti gli intonaci, sia di nuova fattura sia originari settecenteschi, e l'umidità di risalita che interessa la parte del pianoterra. È probabile che nella formulazione del nuovo marmorino dai toni rosati, steso su buona parte della facciata, siano presenti sostanze organiche e/o sintetiche che hanno reso la materia attaccabile dai microrganismi quali alghe, funghi, licheni e muschi. Particolarmente degradato si presenta il lacerto di affresco presente nella parte sinistra al pianoterra: la sua leggibilità è quasi nulla ed il protettivo di composizione acrilica che [o ricopre si è ormai totalmente ingrigito, per naturale invecchiamento e per assorbimento di depositi dovuti anche al traffico veicolare che interessa la piccola arteria. Nella parte alta della facciata si conserva l'intonaco settecentesco che ricopre il timpano e alcuni lacerti dello sfondato: tale intonaco è caratterizzato da una finitura a calce dai toni più freddi di quello usato per le integrazioni.

Lo spessore di tale intonaco è di circa due centimetri: sotto ad esso, nella parte centrale del prospetto (attorno all'occhio centrale) si intravvede la probabile finitura a calce precedente al 1739, anch'essa dai toni più freddi e con uno spessore leggero sopra i mattoni, a seguirne l'apparecchiatura.

Anche nella parte bassa della facciata, attorno all'affresco, si notano resti di intonachino a marmorino steso con uno spessore di circa 1-2 millimetri sui mattoni (foto 3): è anche probabile che nel suo primo periodo l'apparecchiatura muraria in mattoni fosse a vista data la presenza di stilature a calce realizzate a pennello sopra la malta dei giunti (decoro che ritroviamo, con motivi anche più complessi nel vicino Duomo di Valvasone e nel Castello - ad esempio nella sacrestia della Cappella).

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

APERTA TUTTI I GIORNI - ORARI VARIABILI IN BASE ALLA STAGIONE

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Procedure di Gara

IMPORTO 30.988,00 €

 slide
DESCRIZIONE INTERVENTO

ll progetto aggiornato comprende come prima operazione il trattamento biologico e il successivo risciacquo e lavaggio degli intonaci con spazzolini morbidi e spugne. Seguirà l'applicazione di un impacco con polpa di cellulosa e carbonato d'ammonio per rimuovere depositi più tenaci sulla parte settecentesca originale. Le macchie grigie lasciate dai microrganismi verranno trattate con acqua ossigenata 13o volumi ove persistessero.

Tutto l'intonaco dai toni rosati realizzato nel corso dell'intervento terminato nel 1991 verrà rimosso mediante puntuali operazioni di demolizione con l'ausilio di martelline da descialbo,

scalpelli e spazzole, con [a massima attenzione all'individuazione e conservazione di eventuali parti di intonaco antico ancora presenti al di sotto di questo intonaco recente.

Terminata la rimozione, si procederà con la pulitura dell'apparecchiatura muraria e il consolidamento mediante Nanorestore delle eventuali parti originali da conservarsi: seguirà la realizzazione di un nuovo intonaco a marmorino di tonalità, granulometria e spessore analogo all'intonachino originale che verrà individuato una volta avuto accesso al ponteggio.

L'intonaco verrà realizzato a partire da calce Lafarge, sabbia fine, polveri di marmo colorate e carbonato micronizzato di calcio, steso a cazzuolino e rifinito a spugna, a seguire l'andamento della muratura sottostante e con spessore analogo a quanto verrà individuato.

L'intonaco a marmorino verrà realizzato sull'intera facciata, quindi sarà coperta la parte di apparecchiatura muraria attualmente a vista sulla parte sinistra della facciata: massima attenzione ci sarà nella realizzazione del punto di raccordo con l'intonaco affrescato.

Su tutta la superficie ad intonaco verrà steso in due o tre mani il protettivo silossanico Sigma Siloxan Hydrophob a base solvente: tale prodotto, non filmogeno e che non altera il colore originale dell'intonaco, garantirà per una durata di circa 18-24 mesi una protezione idrorepellente ottimale, con formazione dell'effetto goccia e con blocco temporaneo della formazione di nuovo attacco biologico.

Nell'ottica ormai consolidata che ad un buon restauro deve far seguito una buona e regolare manutenzione, tale prodotto idrorepellente dovrebbe essere risteso dopo circa due anni, previo delicato lavaggio e asciugatura della superficie.

Il lacerto di affresco verrà spolverato, mentre con emulsioni di acetone o altri solventi adeguatamente testati verranno tolti i residui di trattamenti a base di resine acriliche:si rimuoveranno le tracce ancora presenti di scialbo a calce che ricopriva la superficie affrescata.Si eseguiranno le stuccature, sia per chiudere le picchettature sia per regolarizzare i bordi del lacerto.Si interverrà con un'integrazione pittorica a rigatino e a velatura con terre naturali ed acquerelli al fine di rendere più leggibile la parte di composizione superstite.

Infine l'affresco verrà protetto con medesimo prodotto silossanico idrorepellente della Sigma.