Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
L’origine dell’edificio viene fatta risalire a tempi molto antichi, pur con alcune discordanze: alcuni studiosi parlano di una prima fase di epoca romana, altri suggeriscono come prima datazione il X secolo. Lo studioso Fabio Metz, pur supportando una datazione precedente, sottolinea la data del 1355 come quella del primo documento certo che ne riporta l’esistenza.
Metz scrive: «Nonostante una tradizione locale poggiante sulle memorie del duecentesco notaio Ottobono, voglia la chiesa di San Pietro (così la si chiamerà utilizzando l'intitolazione con cui è oggi nota) poggiare sulle fondazioni di un tempietto romano dedicato a Giove e nonostante un'altra la voglia terminale di un cunicolo muovente dal castello, solo nel 1355 si ha la prima notizia certa dell'esistenza di un "hospitale" allora governato da quella fraterna, quasi di certo dei Battuti. Un'informazione che è già molto perché, senza negare una possibile data di nascita anteriore, anche forse di molto rispetto al 1355, che consente di inserire quest'esperienza assistenziale valvasonese in una rosa di episodi similari più o meno coevi attestati ad esempio in San Vito, Pordenone, Spilimbergo, Sacile, Porcia, lascia aperta una serie non indifferente di interrogativi: dove era situato quest'"hospitale”? [.…] si trovava quel trecentesco "hospitale", con annessa cappella della fraterna, esattamente ove è ora posizionata la chiesa di San Pietro.»
Il soggetto dell’affresco è il Cristo in croce circondato alla sua destra dalla Vergine Maria e da San Pietro con le chiavi, mentre alla sua sinistra compaiono San Giovanni Battista e San Paolo con la sua spada.Le fisionomie dei personaggi portano a ritenere che il solo rimando ad eventuali contatti con le maestranze attive nel complesso benedettino di Santa Maria in Sylvis di Sesto al Reghena non sia il solo o il più centrato raffronto. L’esecuzione dei volti, il taglio sottile degli occhi, la rigidità delle espressioni, per quanto accentuate in modo caricaturale, porta a pensare che il maestro della Crocifissione fosse ancora influenzato da modelli più arcaici delle nuove forme giottesche e del linguaggio emiliano-riminese. Sembra di riconoscere ancora una fissità per alcuni versi bizantineggiante, evoluta però nell’uso dei contrasti chiaroscurali dei visi, con ampio utilizzo della terra verde e della terra d’ombra, nonché di linee color rosso intenso che
accentuano la drammaticità della scena. L’artista sembra conoscere bene anche il linguaggio delle icone e dei crocifissi bizantineggianti:
concorre a questa ipotesi anche la forma allungata e deformata del viso di San Giovanni Battista, le rigide pieghe del perizonium del Cristo, la posizione dei piedi dei personaggi, le dita delle mani estremamente affusolate e l’assenza di altri personaggi sullo sfondo della scena (angeli, ecc.), l’assenza di profondità della scena.
Informazioni sullo stato della conservazione
VICISSITUDINI CONSERVATIVE: L’edificio sacro, ora di proprietà del Comune di Valvasone Arzene, è stato oggetto degli ultimi interventi di restauro dell’intero
complesso nel 1991-92 (nel 1992 le parti pittoriche sono state oggetto di restauro a cura di Giancarlo Magri e delle sorelle Anna ed Andreina Comoretto): negli anni
seguenti, sono stati eseguiti successivi interventi localizzati giustificati dal ripresentarsi di fenomeni di degrado diffuso sulle pitture murali presenti nell’aula. In particolare,
l’affresco del nostro progetto, raffigurante una splendida Crocifissione di autore anonimo, risalente al XIV secolo, realizzata nella controfacciata, è stato oggetto negli
anni fra il 2004 e il 2006 di un’approfondita campagna di analisi chimico-fisiche accompagnate da indagine termografica eseguita dal Restauratore Renato Portolan su richiesta della
Soprintendenza. In quell’occasione è stato eseguito un intervento di pulitura, consolidamento e presentazione estetica
di una parte della scena. Negli anni immediatamente successivi, prima del 2010, l’affresco è stato oggetto di un intervento di restauro (forse da parte di Stefano
Tracanelli): tuttavia nel 2016 l’affresco versava nuovamente in uno stato di degrado molto pronunciato.
La scrivente ha documentato fotograficamente lo stato di conservazione dell’affresco il 19 ottobre 2016 e l’undici maggio 2018.
Riteniamo di inserire come testimonianza storica e punto di partenza del nostro progetto, la foto scattata nel 1909 da Giovanni Caprioli (1878-1962) durante un
sopralluogo nell’edificio ed ora conservata a Udine presso l’Archivio Fotografico della Soprintendenza, che documenta lo stato di degrado in cui si trovava la Crocifissione
all’inizio del XX secolo.
Nell’immagine si vede l’affresco riquadrato inuna cornice con angoli stondati in malta dipinta e con ancora l’intonaco che nascondeva i veri bordi conservatisi del dipinto.
La cosa che colpisce maggiormente è osservare le zone interessate da perdite e cadute di colore, alterazioni cromatiche ed efflorescenze saline: ad un confronto con le immagini attuali si nota il ripresentarsi dei medesimi fenomeni negli stessi punti.Ciò porta a sottolineare che il supporto murario sul quale l’affresco è eseguito è la prima e principale causa del suo stato di conservazione, al momento non risolvibile con
un’eventuale operazione di stacco e posizionamento su nuovo supporto.
Interventi come l’esecuzione di uno scannafosso esterno sono stati già realizzati in passato: lo scavo è rimasto aperto per quattro anni e non ha portato ad alcun
miglioramento significativo per quanto riguarda l’umidità di risalita e la continua formazione di efflorescenze saline.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Aperto tutte le mattine dalle 9:00 alle 12:00