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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

I resti della villa romana di Aiano, sito archeologico di proprietà demaniale insistente su un terreno di proprietà del Comune di San Gimignano,costituiscono uno dei casi più rappresentativi delle ricche residenze rurali dell’aristocrazia della Toscana tardoantica.

Situata a pochi km a sud-est di San Gimignano, la villa si estende su un pianoro del torrente Fosci, immissario dell'Elsa. Il sito si trova in un territorio popolato, in epoca romana, da abitazioni rurali di piccole e medie dimensioni e attraversato da tracciati viari minori, di cui oggi non restano tracce visibili, che dovevano collegare la Valdelsa ai più importanti centri politico-amministrativi della regione, come Volterra e Siena. Se la viabilità antica è ipotizzabile, è certo che la villa sorgeva non lontano dal più tardo percorso della Via Francigena, il noto itinerario che dal Nord Europa conduceva a Roma.

Le indagini archeologiche, condotte dall’Università di Lovanio a partire dal 2005, grazie al sostegno del Comune di San Gimignano, che nel 2015 ha acquisito l'area di scavo e poi la concessione dalla Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, hanno permesso di mettere in luce monumentali strutture architettoniche e una considerevole quantità di materiali riferibili ad un ampio arco cronologico che va dal IV secolo a.C. al VII secolo d.C.

Lo studio metodico dei manufatti rinvenuti e l'attenta lettura dei dati stratigrafici hanno permesso di ricostruire la storia della villa: edificata sul finire del III secolo d.C. come lussuoso complesso edilizio, fu abitata fino alla seconda metà del V secolo d.C. da una famiglia di rango elevato, di probabile origine urbana, che versosimilmente esercitava un ruolo di controllo di un’ampia proprietà terriera circostante. Ne sono testimonianza gli apparati decorativi superstiti che dimostrano la raffinatezza dei materiali: commessi marmorei per i pavimenti, pitture parietali imitanti l’opus sectile, mosaici in tessere lapidee e in pasta vitrea opaca e trasparente a foglia d’oro, tracce di stucchi architettonici, crustae marmoreae, sectilia in pasta vitrea a soggetto ittico riconducibili a maestranze egizie.

Dopo essere stata abbandonata, sul finire del V secolo d.C., è stata oggetto di spoliazioni, variazioni d’uso, operazioni di recupero e riutilizzo dei materiali. Queste azioni, intervallate da momenti di abbandono e ripresa delle attività e attestate almeno per tutto il VII secolo d.C., ridussero il sito in stato di completa rovina.

Informazioni sullo stato della conservazione

Dall'inizio delle attività di scavo del 2005, precedute da indagini geofisiche preliminari utili alla valutazione archeologica del sito, fino al 2022 l'attività di scavo e ricerca archeologica è consistita in un'indagine scientifica dell'area in oggetto portata avanti in concomitanza ad una specifica attività di conservazione, consolidamento e restauro delle strutture e dei reperti mobili rinvenuti nel corso dello scavo.

L'area esplorata ha raggiunto una superficie di circa mq 3.000 dei quasi 10.000 stimati, confermando il grande interesse archeologico ed il notevole stato di conservazione del complesso.

I dati finora acquisiti sono così significativi da considerare Aiano come un caso emblematico delle ricche residenze rurali dell'aristocrazia della Toscana tardoantica e come uno dei punti di riferimento per la comprensione dei fenomeni di spoliazione e riciclo sistematico degli arredi delle ville al termine della loro fase residenziale, per i secoli V - VII d.C. In generale, grazie alle protezioni stagionali eseguite mediante le coperture mirate con strati di plastica e alle operazioni di manutenzione e di restauro eseguite nelle varie campagne operative sia sul prezioso mosaico sia sulle creste murarie, il sito archeologico di Aiano si presenta integro. Tuttavia, l’esposizione agli agenti atmosferici, agli sbalzi termici e all’acqua di ristagno determina processi di degrado evidenti sulle parti più esposte, delle murature.

A seguito di una verifica dello stato di conservazione delle murature sono stati individuati problemi relativi all’adesione dei blocchi in travertino e alla malta di allettamento sia nella sala triabsidata sia negli ambienti limitrofi; il fenomeno è maggiormente evidente nella sala grande a nord, non coinvolta dagli interventi di manutenzione.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

Il sito non è aperto al pubblico ma viene organizzato annualmente, durante la campagna di scavo in corso, un Open Day all'area archeologica, per consentire al pubblico di poter ammirare lo stato di avanzamento dei lavori di ricerca. In quest'occasione i visitatori vengono accompagnati alla scoperta della villa nell'ottica di favorire la diffusione dell'importanza del sito e avvicinare la popolazione locale e i turisti all'archeologia.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 250.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Il sito archeologico della Villa romana di Aiano si trova nella valle del torrente Foci, tra San Gimignano e Poggibonsi. Il paesaggio agricolo che circonda l’area dello scavo è di indiscutibile bellezza e integrità.

Ciò rende particolarmente difficile e delicato qualsiasi tipo di intervento mirato a proteggere l’area. Si tratta di una duplice difficoltà: una legata al rapporto con il contesto naturale e alla capacità di integrare le nuove strutture nel paesaggio rurale esistente; l’altra al più diretto rapporto con le testimonianze murarie, la necessità di non alterarne la percezione, oltre a rispettare e conservare appieno la loro consistenza fisica e materiale e la loro complessiva configurazione morfologica.

In questi casi, crediamo che la strada per procedere vada rintracciata nell’uso della “leggerezza”, intesa come linguaggio capace di entrare in un rapporto diretto con il paesaggio, ma da esprimersi anche attraverso l’uso dei materiali impiegati.

Nel caso di Aiano abbiamo scelto la semplicità del legno come materiale per costruire la struttura dell’intero percorso dei visitatori. Una passerella lievemente rialzata sul livello della campagna, tale da consentire una visione efficace dei reperti archeologici. Un percorso ad andamento planimetricamente parabolico, adatto a favorire una completa visione del sito e superare i dislivelli e la pendenza del terreno che renderebbero, altrimenti, faticoso e difficile il movimento dei visitatori.

Lungo il tragitto, nei punti ritenuti più opportuni potrebbero formarsi delle piccole piazzole di sosta dove offrire al visitatore le necessarie informazioni attraverso le ormai illimitate soluzioni rese disponibili dalla tecnologia digitale.

Parte del percorso e una notevole porzione dello scavo potranno essere protetti da una copertura, parzialmente trasparente, posata su una struttura reticolare spaziale in acciaio o alluminio, montata a piè d’opera, innalzata e appoggiata su pilastri di circa quattro metri, per mezzo di gru mobili.

Uno degli obiettivi è infatti quello di non aprire cantieri edili tradizionali e intervenire esclusivamente con strutture, da montare a secco, tagliate a misura e preparate in laboratorio.