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Attività principali dell'istituzione

Il Parco Archeologico di Ercolano, istituto della cultura di rilevante interesse nazionale dotato di autonomia speciale, è la struttura amministrativa che ha il compito di ricercare, conservare, tutelare, divulgare e valorizzare l’antica Herculaneum, luogo in cui a partire dal 1738 è cominciata l’archeologia delle città vesuviane distrutte dall’eruzione del 79 d.C. L’area archeologica di Ercolano è stata inserita, dal 1997, insieme agli Scavi di Pompei e alle ville di Oplontis, nella lista dei siti del Patrimonio Mondiale redatta dall’UNESCO.

L’unicità dell’area archeologica è data dalla peculiarità del seppellimento che ha sigillato sotto una spessa coltre di materiale piroclastico l’intera città, restituendo l’unico fronte mare di una città romana ed edifici conservati sino al terzo piano di altezza, caratterizzati da apparati decorativi di grande pregio. Ercolano è il solo sito da cui sono stati portati alla luce reperti organici in grande quantità, tra i quali legno (utilizzato sia come elemento architettonico che per la costruzione di mobili e utensili), frammenti di tessuto ed alimenti di vario genere (cereali, legumi, frutta). L’unica biblioteca del mondo antico, la famosa collezione di papiri che dà il nome alla celebre Villa, è stata trovata qui.

Le attività di studio e ricerca dello straordinario patrimonio culturale del Parco, mobile ed immobile, sono volte a migliorare la conoscenza della cultura materiale e della società romana del I sec. d.C., nonché a mettere in campo strategie di tutela e conservazione innovative ed efficaci per una fruizione sempre più ampliata, inclusiva e diversificata.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 40.260,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Il soldato è una delle vittime dell’eruzione ritrovate sull’Antica Spiaggia di Ercolano, insieme ai corpi di 300 fuggiaschi che avevano tentato di abbandonare la città via mare, sperando nella missione di soccorso organizzata da Plinio il Vecchio e ben descritta dalle fonti letterarie. La vittima, forse un ufficiale della marina militare, giaceva riversa sull’arenile, nei pressi di un’imbarcazione capovolta e indossava ancora il cinturone, la spada e il pugnale, entrambe all’interno di foderi in legno.

Lo stato di conservazione di questi eccezionali reperti è piuttosto problematico. Al momento dell’eruzione essi sono stati esposti ad un ambiente particolarmente dannoso, che ha indotto trasformazioni delle superfici metalliche: l’aria è stata saturata da inquinanti corrosivi il cui effetto è stato amplificato dal calore (ca. 500 °C) e dall’alta umidità. Tali condizioni hanno determinato una patinatura chimica, che ha alterato il metallo con una profonda corrosione. Le superfici appaiono deformate, con esfoliazioni e accrescimenti che non consentono di osservare nel dettaglio finiture e decorazioni originali.

Si prevede di svolgere l’intervento in due fasi: uno studio autoptico e analitico associato a prove di pulitura (Le armi del soldato dell’Antica Spiaggia. Fase 1: studio conservativo preliminare all’intervento di restauro), per comprendere le peculiarità dei manufatti; tale studio verrà seguito da una seconda fase (Le armi del soldato dell’Antica Spiaggia. Intervento di restauro del cinturone con pugnale e gladio), con un intervento di restauro calibrato sulla base dei risultati ottenuti.

Sulla base degli esiti dello studio preliminare (Fase 1), si procederà al restauro che prevede:  

  • Rimozione dei protettivi e dei materiali di restauro
  • Pulitura chimica e/o meccanica
  • Eliminazione dei sali solubili, con lavaggi estrattivi negli elementi in argento
  • Disidratazione con risciacqui in solventi organici a diversa volatilità e riscaldamento dei reperti con lampada IR; l’operazione verrà effettuata anche prima dell’applicazione del protettivo finale
  • Incollaggi con adesivo epossidico per le parti frammentate; verrà applicato uno strato di intervento a base di resina acrilica per favorire la reversibilità dell’operazione
  • La resina epossidica sarà impiegata per risarcire le lacune del manufatto; essa sarà pigmentata sulle tonalità delle parti originali per favorire la percezione dell’integrità del manufatto
  • Trattamenti di inibizione della corrosione a base di acido tannico diluito al 3-5% in soluzione idroalcolica, per rendere i manufatti in ferro più stabili alle variazioni termo igrometriche
  • In base agli studi preliminari si valuterà lo stato di decoesione degli elementi organici mineralizzati e l’ipotesi di consolidamento con resine acriliche
  • Applicazione di doppio strato di protettivo per l’isolamento ambientale del manufatto. Si prevede di utilizzare una resina acrilica e una cera microcristallina, seguiti da lucidatura.


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 29.115,30 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Il soldato è una delle vittime dell’eruzione del Vesuvio ritrovate sull’Antica Spiaggia di Ercolano, insieme ai corpi di 300 fuggiaschi che avevano tentato di abbandonare la città via mare, sperando nella missione di soccorso organizzata dell’ammiraglio Plinio il Vecchio, ben descritta dalle fonti letterarie. La vittima, forse un ufficiale della marina militare, giaceva riversa sull’arenile, nei pressi di un’imbarcazione capovolta e indossava ancora il cinturone, la spada e il pugnale, entrambe all’interno dei rispettivi foderi in legno.

Lo stato di conservazione di questi eccezionali reperti è piuttosto problematico. Al momento dell’eruzione i manufatti sono stati esposti ad un ambiente particolarmente dannoso, che ha indotto profonde trasformazioni delle superfici metalliche: l’aria è stata saturata da inquinanti estremamente corrosivi il cui effetto è stato amplificato dal calore (ca. 500 °C) e dalla presenza di alta umidità. Queste condizioni hanno determinato un fenomeno di patinatura chimica, che ha alterato il metallo attraverso una profonda corrosione. Le superfici appaiono deformate, con esfoliazioni e accrescimenti che non consentono di osservare nel dettaglio le finiture e le decorazioni originali.

Si prevede di svolgere l’intervento in due fasi: uno studio autoptico e analitico associato a prove di pulitura (Le armi del soldato dell’Antica Spiaggia. Fase 1: studio conservativo preliminare all’intervento di restauro), per comprendere le peculiarità dei manufatti; tale studio verrà seguito da una seconda fase (Le armi del soldato dell’Antica Spiaggia. Intervento di restauro del cinturone con pugnale e gladio), con un intervento di restauro calibrato sulla base dei risultati ottenuti.

Lo studio preliminare dei manufatti (Fase 1) ha il fine di comprendere la composizione e la forma dei vari elementi costitutivi e ricostruirne l’aspetto originario. Si prevede di condurre un’articolata campagna diagnostica che comprende osservazioni con stereomicroscopio e XRF, ma anche indagini mediante tomografia assiale computerizzata (TAC) con sorgente microfocus in grado di restituire nel dettaglio le forme sotto le deformazioni delle corrosioni, riconoscere i materiali costitutivi e valutarne il degrado. L’analisi della composizione delle patine sarà fondamentale per comprendere la storia conservativa e valutare il livello di pulitura che potrà essere raggiunto dal restauro; le osservazioni al microscopio elettronico a scansione (SEM) potranno essere risolutive in questo ambito, così come circoscritte analisi stratigrafiche mediante microscopia ottica (MO) e spettroscopia a raggi X in dispersione di energia (EDS).

Lo studio degli oggetti e dei materiali costitutivi servirà per definire le più idonee strategie conservative e di restauro e consentirà di svolgere ricerche archeometriche utili all’identificazione dei materiali organici (tipo di cuoio, di legno, la presenza di pelliccia dentro al fodero...) e di eventuali differenze nelle leghe metalliche.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Lavori in corso

IMPORTO 180.047,66 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Nel 1961 durante gli scavi a cielo aperto dell’antica Herculaneum, in un ambiente del Collegio degli Augustali, una vittima dell’eruzione del 79 d.C., un uomo di circa 20 anni, probabilmente il custode dell’edificio, fu trovato disteso su un letto di legno, sepolto dal fango vulcanico. Lo scavo del letto rimase volontariamente incompiuto per consentire al pubblico una prospettiva di visita immersiva lasciando la porzione più superficiale del letto e i resti scheletrici a vista, protetti da una teca in vetro.

Negli anni successivi alla musealizzazione della stanza, la protezione in vetro è andata perduta e i resti scheletrici sono stati soggetti a ripetuti furti e danneggiamenti da agenti esterni, mentre i margini del letto in legno carbonizzato hanno perso l’adesione originaria al blocco di materiale piroclastico sottostante, presentando segni di fratture e sgretolamento.

Negli anni più recenti, è stata avvertita la necessità di recuperare questo straordinario contesto archeologico, sia per preservare i dati concernenti il ritrovamento di una vittima dell’eruzione in condizioni di seppellimento molto peculiari, sia per garantire la conservazione del letto, che rientra nel novero di una collezione di mobili, di oggetti di uso comune nonché di elementi strutturali in legno carbonizzato unica al mondo.

Per quanto riguarda lo scheletro, in corrispondenza del cranio della vittima, è recentissima la scoperta di resti cerebrali vetrificati il cui risultato più significativo è stata l'identificazione di diverse proteine presenti nei tessuti cerebrali umani, attribuibili al cervello della vittima e ai suoi capelli, consentendo altresì l’individuazione di un intero sistema nervoso centrale.

Nell’ambito del progetto è pertanto prioritario procedere ad un’accurata rimozione dei resti scheletrici per preservarne l’eccezionale valore scientifico e garantire la prosecuzione di indagini interdisciplinari; nel contempo, la rimozione del banco tufaceo dell’eruzione, non ancora scavato, consentirebbe di recuperare i nessi strutturali verticali e orizzontali del letto e la possibilità di completarne il consolidamento e il restauro.

Il progetto prevede altresì la manutenzione straordinaria degli elementi strutturali e degli apparati decorativi della stanza, con particolare riguardo alla parete in opus craticium, che  ancora conserva tracce del graticcio in legno carbonizzato e la finestra originale, agli intonaci affrescati e al pavimento in cocciopesto.