Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Esattamente nella biforcazione della strada dove a sinistra si procede verso Cesena e a destra verso Polenta si trova quella che in dialetto Romagnolo è denominata “la cisina 'd Zarbijn” la chiesina di Cerbiano. Pur essendo una costruzione di piccole dimensioni, essa si presenta con una certa importanza architettonica: il pronao che richiama la facciata dei templi antichi con colonne che sorreggono un timpano triangolare; porta di accesso ad ogiva e finestrature laterali a bifore sempre ogivali. La posizione in quell'incrocio la rende molto visibile e punto di riferimento per i viandanti. Assunse l’aspetto attuale dopo la prima guerra mondiale, quando gli abitanti di Bracciano la scelsero come memoriale per i caduti in guerra, testimoniato anche dall'esistenza di lapidi commemorative presenti sulla facciata ai lati del portone di ingresso, ma l’esistenza del sacello, forse in forme più modeste, risale a tempi più remoti. Vi si venerava un’immagine della Beata Vergine, patrona dei vigneti. Le terre dalla zona infatti sono molto favorevoli alla coltivazione della vite e, fin dall’Ottocento, tutti i pendii, baciati dal sole e accarezzati dalla brezza marina, furono coperti di lussureggianti vigneti di albana, lavorati con amore dai prestigiosi vignaioli del paese. Questi poi si ritrovavano con la gente della zona a far festa attorno a quell’antica immagine nell’ultima domenica di settembre. Fino a qualche anno fa, la sera prima della festa, si faceva pure una processione che arrivava qui, partendo dalla chiesa parrocchiale di Bracciano. Per qualche decennio la festa di Cerbiano trovò una madrina affezionata nella signora Giulia Righi-Lippa della villa vicina. Nel portoncino del tempietto fin dall’antico erano state ricavate due aperture ovali, chiuse da una grata in ferro battuto, attraverso le quali i vignaioli e i viandanti potevano vedere l’interno. In passato da quelle finestrelle qualche devoto di passaggio gettava piccole offerte, sicché il pavimento era spesso disseminato di monete.
In realtà l’immagine della Beata Vergine venerata in quella chiesetta, non presenta nessun riferimento all’uva o alle viti. E’ un dipinto su tela del ‘600, a detta degli esperti, abbastanza grande (cm 125 x 105) e di pregevole fattura. Antichissima, forse della stessa epoca, anche la cornice.
La Madonna, regge sulle ginocchia il Bambino che tiene in mano, non come ci si aspetterebbe un grappolo d'uva, ma un mazzolino di fiori bianchi. Gli stessi fiori a forma di corona che reggono i due angioletti in alto nell'atto di incoronare la Vergine. Ai piedi della Madonna una figura adorante: un santo dal saio bianco, un camaldolese, con ogni probabilità S. Romualdo.
Informazioni sullo stato della conservazione
CROLLATA GRAN PARTE DEL TETTO E DELLA STROTTURA PORTANTE DI ESSO
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
La chiesetta può essere visionata previo appuntamento con ufficio tecnico del <comune di Bertinoro