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Attività principali dell'istituzione

ISTITUTO

L'Archivio di Stato di Bari è un istituto afferente al Ministero della Cultura. Il suo compito istituzionale è di conservare, tutelare e rendere fruibili le carte prodotte delle amministrazioni periferiche degli Stati preunitari e di quelle dello Stato unitario. Istituito nel 1818 come Archivio provinciale, diviene nel 1963 Archivio di Stato affiancando fin dal 1980 alle attività di conservazione e tutela, quelle di valorizzazione tramite mostre e convegni. Situato tra il centro cittadino, la Fiera del Levante e il bacino portuale, l’Archivio ha sede nell’ex macello della città, raro esempio di architettura industriale degli inizi del Novecento, che dopo il restauro è andato a costituire, con la vicina Biblioteca Nazionale di Bari situata all’interno degli ex frigoriferi della città, il complesso della “Cittadella della Cultura”.

PATRIMONIO

La documentazione archivistica conservata si sviluppa su circa 40 km di lunghezza, ed è composta da diversi fondi e nuclei documentari: la sezione diplomatica che comprende pergamene dalla fine dell'XI sec. alla prima meta del XIX; la sezione notarile composta da più di 30.000 volumi con atti che vanno dal XV al XIX sec.; la sezione amministrativa che comprende, fra le carte di maggiore interesse, la documentazione della prefettura di Bari, gli Archivi fascisti e lo schedario politico provinciale

Oltre alla documentazione prodotta dagli uffici periferici della provincia, sono conservati numerosi archivi privati, come quello della casa editrice Laterza e di famosi architetti e ingegneri che hanno contribuito all’affermazione dell’identità di Bari, come Arturo Cucciolla, Vittorio Chiaia, Domenico di Bari e Signorile Bianchi. In ultimo l’Archivio possiede l’importante fondo fotografico di Michele Ficarelli, composta da circa 150.000 negativi su vetro e pellicola.

FRUIZIONE E VALORIZZAZIONE

La ricerca, recandosi in sala studio per consultare i documenti ed avvalendosi della consulenza ed assistenza di un funzionario responsabile del servizio, è libera e gratuita.

Sin dai primi anni ’80 si organizzano visite guidate, progetti di ricerca e laboratori rivolti soprattutto agli studenti. A tutto ciò si uniscono mostre e convegni come la mostra Bona Sforza duchessa di Bari e regina di Polonia, 2000; Costruire il moderno, mostra su l’architettura di Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano, 2010; Arte, scienza medica in terra di Bari, 2020.

LABORATORIO DI RESTAURO

Tra le missioni dell’istituto, oltre alla consultazione e alla valorizzazione, si annoverano la conservazione del materiale archivistico e la formazione.

La conservazione è attuata attraverso attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro. Dal 1974 è infatti presente un laboratorio di conservazione restauro e legatoria, diventato negli anni un punto di riferimento per il territorio e costituito da personale altamente qualificato.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 22.700,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Il Tabulario diplomatico è un raro caso di raccolta interamente costituita da “pergamene di riuso”. Si tratta, nella totalità dei casi, di membrane che furono inizialmente utilizzate per la scrittura di documenti pubblici e/o privati o come pagine di codici manoscritti, che, in un secondo momento, i notai della Terra di Bari riutilizzarono come materiale per confezionare le copertine dei volumi degli atti da essi stessi rogati nel corso della loro attività.

Le 1318 pergamene che compongono il fondo sono state estrapolate, restaurate e riportate alla loro funzione originaria da parte dell’allora conservatore dell’Archivio notarile distrettuale di Bari, Salvatore Faraone, fra il 1907 e il 1913. Le pergamene e i protocolli notarili da cui sono state distaccate sono poi confluiti nel 1942 all’Archivio di Stato di Bari. Il fondo è suddiviso in tre sezioni: documenti pubblici e semipubblici dal XV al XIX sec.; frammenti di codici liturgici musicali databili tra il XII e XVII sec.; atti notarili dal XIV al XVIII secolo.

Le pergamene attualmente sono conservate all’interno delle camicie in cartoncino, non idoneo alla conservazione, in cui lo stesso Faraone le inserì nei primi del ‘900 e su cui riportò in maniera dettagliata tutti gli elementi identificativi del bene e il volume da cui la pergamena era stata distaccata. Tale sistema di conservazione ha innescato negli anni intensi fenomeni di degradazione del supporto, per via dei quali le pergamene versano oggi in un mediocre stato di conservazione. Lo studio e la regestazione del fondo sono inoltre fermi da qualche anno a poco più di un terzo della sua consistenza.

Il progetto intende portare avanti l’attività di regestazione e quella di sostituzione delle camicie in cartoncino acido con altre realizzate con materiale idoneo alla conservazione. Attività quest’ultima, che è già stata avviata negli ultimi 3 anni, portando al ricondizionamento di circa 500 pergamene da parte del personale del Laboratorio di restauro interno all’Istituto.Contestualmente il progetto intende avviare un’attività di digitalizzazione ad alta risoluzione che possa permettere una libera fruizione online dell’intero fondo pergamenaceo.

Con l’intento di suddividere la spesa su due anni, per quest’annualità sono previste le seguenti fasi:

  • studio e regestazione di circa 400 pergamene
  • metadatazione e digitalizzazione di circa 950 pergamene e delle camicie storiche
  • rimozione delle camicie storiche e loro conservazione a parte all’interno di scatole idonee e sostituzione con altre realizzate in cartoncino adatto alla conservazione a lungo termine