Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Presentazione del sito
Valdaro è una località posta nei comuni di Mantova e di San Giorgio Bigarello, posta a pochi chilometri a nord-est del capoluogo di provincia, lungo la sponda orientale del Mincio.
Fin dalla preistoria, questa zona ha costituito un luogo nevralgico per il popolamento umano e i traffici che si svolgevano lungo la via del Brennero, e che metteva in comunicazione la pianura Padana, le Alpi e i territori al di là delle grandi montagne.
A partire dal 2007, in seguito a numerosi interventi finalizzati alla costruzione di poli industriali e logistici, a Valdaro sono stati effettuati importanti ritrovamenti archeologici, tra cui sicuramente il più noto è quello della sepoltura dei cosiddetti “amanti”: due giovani, un ragazzo e una ragazza, databili alla fine del Neolitico o all’inizio dell’età del Rame (V-IV millennio a.C.), sepolti uno accanto all’altro nella medesima tomba, in quello che appare un “abbraccio” lungo più di quaranta secoli.
Molti sono tuttavia i rinvenimenti preistorici a Valdaro e nelle zone limitrofe, appartenenti a epoche diverse: sepolture neolitiche (V-IV millennio a.C.); una grande necropoli dell’età del Rame (seconda metà IV-prima metà del III millennio a.C.) con oltre quaranta tombe, molte delle quali contenevano, accanto al defunto, ceramiche e pugnali in selce; altre sepolture dell’età del Bronzo Antico e Medio (fine III-II millennio a.C.), alcune contenenti monili che testimoniano dei contatti su lunga distanza tra le popolazioni locali e zone lontane delle Alpi.
Sono noti anche alcuni abitati dell’età del Bronzo Antico, dove sono stati messi in luce resti di capanne e pozzetti contenenti migliaia di frammenti ceramici, spesso interamente ricostruibili.
Tutte queste scoperte dimostrano come Valdaro fosse un’area chiave lungo le vie di contatto culturale costituite dalla direttrice del Brennero, e come facesse parte di una fitta rete di scambi e interconnessioni che interessava una vasta zona, posta tra le attuali regioni Trentino, Veneto e Lombardia.
Informazioni sullo stato della conservazione
I rinvenimenti di Valdaro hanno restituito un’ingente quantità di resti scheletrici e di reperti: ceramiche, armi in selce, monili in conchiglia, in pietra o in osso, armi e ornamenti in rame e bronzo.
La Soprintendenza di Mantova ha elaborato pertanto un progetto di studio unitario, nel tentativo di dare quanta più organicità a un’impresa che sarà della massima importanza per gli studi preistorici e protostorici italiani. Parte dei materiali sono stati studiati e restaurati, e analisi chimiche, fisiche e genetiche sono in corso grazie alla collaborazione con prestigiosi enti di ricerca, quali il Museo delle Civiltà di Roma, l’Università di Tor Vergata e l’Università di Tarragona.
Molto resta però ancora da fare: innanzitutto, è necessario provvedere al restauro conservativo dei materiali, siano ceramiche, oggetti in metallo, in pietra o resti scheletrici umani e animali. La loro antichità li rende unici, ma ne compromette anche l’integrità.
È poi della massima importanza eseguire una serie di datazioni radiocarboniche per comprendere meglio i rapporti cronologici tra questi siti funerari, nonché svolgere diversi studi e analisi di quanto emerso nel corso degli scavi.
Si tratta di operazioni complesse e delicate, che devono essere eseguite da professionisti riconosciuti del settore, in maniera da garantire non solo l’avanzamento delle nostre conoscenze, ma soprattutto la tutela e la conservazione di questo prezioso patrimonio archeologico comune.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Alcuni dei reperti provenienti dagli scavi sono visibili nel Museo Archeologico Nazionale di Mantova, presso palazzo Ducale. La restante parte è conservata presso i depositi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Cremona, Lodi e Mantova.