Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La Casa dell'Angelo è un palazzo di epoca romanica situato nell'antico quartiere di Santa Lucia al n. 4 di Piazza Insurrezione XXIII aprile 1945, lungo l'asse viario che da Vicenza porta al centro di Padova, in prossimità dell'isola pedonale.
Il palazzo è l'unico edificio civile medievale sopravvissuto alla demolizione del quartiere avvenuta alla ne degli anni '20 e alla successiva ricostruzione nello stile razionalista italiano tipico del periodo fascista. Contigui al palazzo sono la Chiesa di Santa Lucia, con importanti affreschi quattrocenteschi e l'Oratorio di San Rocco.
Le prime tracce dell'edificio si trovano in un contratto stipulato nel 1370 tra i delegati di Galeazzo Visconti e del figlio e 26 soldati tedeschi mercenari. Il contratto si conclude con la formula “Actum Padue in contrata S. Lucie in domo et hospitio ab Angelo”.
Si trattava quindi di un albergo, il cui nome gli derivava certamente dall'insegna.
“La pianta della casa era costituita da una sala centrale oblunga e quattro stanze laterali, (ora tre) tipica dello schema veneziano.
L'ingresso, in origine era dal cortile interno (V. foto prospetto sud) che con i locali del pianterreno serviva da rimessa e scuderia, documentando così la sua funzione alberghiera.
La facciata attuale su Piazza Insurrezione, quasi priva di finestre, era racchiusa in un cavedio mentre la facciata principale dava sul cortile interno. La struttura della casa è in cotto, esternamente a faccia vista, con i caratteristici camini a base merlata (V. foto Prospetto Nord), la cui merlatura continua sui prospetti delle costruzioni che racchiudono il cortile.
“Un restauro lombardesco della ne del 400 nobilitò la facciata sul cortile con trifora e monofore bacellate, riconfortando e rivalutando l'edificio sempre nella sua funzione di albergo. La struttura ancora buona, il nobile carattere architettonico e la posizione centrale lo salvarono dalla demolizione, pur non essendo intonato alla nuova piazza moderna, riportandolo pochi decenni fa dall'abbandono indecoroso a dignitosa sede del benemerito secolare Istituto di cultura.”[1].
L'ultima ristrutturazione dell'edificio risale al 1930 e, da quell'anno, nel centenario della sua fondazione, è sede del Gabinetto di Lettura.
L'edificio, acquistato dall'Associazione nel 1930 è stato completamente restaurato in quell'anno. Nel 1941, è stato poi oggetto di donazione forzosa all'Istituto di cultura fascista di Padova. Con le leggi del 1943 di scioglimento del PNF e di tutte le sue organizzazioni, la proprietà del palazzo è poi passata al Demanio. Da ultimo esso è stato concesso all'Associazione in uso definitivo con obbligo di destinazione perenne e inalienabile (DPCM 25/07/1950 in G.U. n. 36 del 13/02/1951). Nei suoi locali sono raccolti circa 50.000 volumi, alcuni dei quali antichi che costituiscono un'eredità culturale di primissimo livello nel panorama cittadino.
[1] N. Gallimberti: Il volto di Padova 1968
Informazioni sullo stato della conservazione
I sopralluoghi e l’analisi condotta si riferiscono per il momento all’esterno del palazzo. I rilievi hanno escluso, in attesa di analisi più approfondite, l’esistenza di, problemi strutturali dell’edificio e si sono concentrati sul recupero conservativo ed estetico del manufatto per quanto di pertinenza del restauro specialistico.
Numerose sono le patologie di degrado rilevate, che riguardano sia i materiali lapidei naturali ed artificiali che gli elementi metallici e sono così di seguito elencate:
- Colonizzazione biologica riscontrabile nella fascia bassa del prospetto, per un’altezza approssimativa intono ai cm 50. Costituita sia da organismi eterotrofi (piante e alghe) che da organismi autotrofi (funghi e muffe) mentre pare non esserci traccia di licheni.
- Rappezzi incongrui riscontrabili in maniera localizzata sulla muratura, ascrivibili ad interventi realizzati con malta di matrice cementizia non compatibile con i materiali costitutivi;
- Erosione dei giunti di malta prevalentemente ascrivibile alla malta di allettamento della porzione superiore della muratura del prospetto sud;
- Decoesione/ Abrasione che interessa limitate zone del paramento in mattoni faccia vista e però in maniera diffusa e molto profonda gli elementi in pietra di Nanto, dovuta non solo alla collocazione in esterno del manufatto, ma anche alla specifica porosità della pietra. Si tratta della patologia di degrado più grave che interessa le porzioni lapidee dello specifico litotipo;
- Lacune, ossia cadute o consunzione profonda per erosione sia della pietra di Nanto che dei laterizi, con soluzione di continuità dell’andamento tessiturale o decorativo;
- Elementi incongrui ossia inserimento nella superficie di elementi che deturpano l’estetica o compromettono la buona conservazione dell’opera nel tempo;
- Croste nere, ossia depositi concrezionati o dendritici di colore nerastro che ricoprono porzioni più o meno estese di superficie. Sono rinvenibili sia sul paramento in mattoni faccia vista che sulle pietre dei contorni finestra, poggioli, etc
- Colaticci, ossia percolazioni a forma ondulata di materiale di deposito, rinvenibili soprattutto al di sotto delle porzioni sporgenti, come per esempio il marcapiano lapideo del prospetto sud;
- Imbrattatura, degrado di natura antropica con scritte a pennello spray o incisioni ravvisabili nella porzione più bassa del prospetto est;
- Corrosione degli elementi metallici con formazione superficiale di ruggine.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Il bene non è attualmente aperto al pubblico