Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Costruito in età augustea, il teatro costituisce uno dei monumenti più rappresentativi della città. Nel corso dei secoli i suoi resti furono inglobati in costruzioni successive e solo a partire dal 1926 sono stati in parte riscoperti e restaurati, tuttavia, ancora oggi, parte dell’orchestra e della cavea sono obliterati da alcune costruzioni. Il primo a scavare il teatro fu Francesco Savini che condusse nell’area quattro campagne di scavo (dal 1900 al 1902 e poi nel 1915). Inizialmente l’archeologo pensava di indagare i resti dell’anfiteatro, successivamente, la scoperta di elementi della scena e dell’orchestra costituirono per lui la prova che l’edificio in corso di esplorazione era un teatro.
Il monumento fu innalzato nel settore occidentale della città, molto probabilmente all’interno delle mura, e collocato nel punto d’ingresso alla città del diverticolo della via Caecilia. Tale posizione aveva un chiaro valore funzionale legato alle esigenze di traffico che un monumento consistentemente frequentato poteva generare. La costruzione dell’edificio fu condizionata dall’orografia: infatti, l’esistenza di un pendio naturale al quale si addossarono l’ima e la media cavea, spiega l’accecamento delle ultime tre arcate occidentali. Il piano originario del monumento si trova a m 2,50-3,00 sotto l’attuale piano di calpestio. Dal corridoio perimetrale si dipartivano 21 settori radiali a cuneo. Le gradinate della cavea, che aveva un diametro di m 78, potevano accogliere da 3600 a 4500 spettatori ed erano rette da una struttura in opera cementizia, con pietre di fiume nei paramenti, racchiusa in un doppio anello di pilastri in blocchi di travertino. Il prospetto esterno ad arcate aveva un secondo ordine sopra quello conservato; per il duplice ordine di arcate esterne, furono impiegati travertino e marna silicea. Vani radiali voltati a botte sorreggevano la summa cavea. Della cavea è stata scavato il tratto orientale, assieme a poco meno della metà del pulpitum (lungo circa m 43) che presenta una fronte rettilinea alta circa m 1,30 e articolata in due nicchie rettangolari laterali e tre circolari mediane. In situ resta ancora visibile una delle scale di accesso che conducevano alla parte superiore della cavea, inoltre, tra il muro laterale di sostegno della cavea e l’edificio scenico, è visibile uno dei due accessi. La frons scenae, costruita in arenaria e peperino, è scandita da tre porte: la grande esedra circolare centrale, per la porta regia, e le due rettangolari ai lati, per le hospitales.
Informazioni sullo stato della conservazione
Il sito si mostra nelle migliori condizioni di conservazione delle strutture di epoca romana coeve, sia esistenti nella città, sia se paragonato agli altri impianti presenti del territorio della Regio IV Samnium e della Regio V Picenum, sebbene, nel periodo medioevale, fu utilizzato come cava di materiale lapideo per la costruzione di edifici vicini, in particolare della cattedrale. Attualmente sono necessari lavori generali di pulitura, vangatura dell’area di siepi e cespugli ed eliminazione degli eventuali elementi tossici presenti nell’area.
La liberazione completa del “Teatro Romano” sarà ottenuta con la demolizione di palazzo Salvoni e di ciò che rimane di palazzo Adamoli dopo lo “smontaggio scientifico” (con la catalogazione dei reperti che eventualmente potranno emergere). Le opere di demolizione inoltre si potranno ultimare con lo scavo necessario per il raggiungimento delle quote di progetto soltanto dopo la realizzazione delle opere di presidio (paratie) necessarie a lasciare indenni i fabbricati limitrofi non interessati dal progetto di valorizzazione dell’area archeologica e del recupero funzionale del teatro stesso.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Il bene è sempre visionabile essendo all'aperto e posto lungo via Luigi Paris.