Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
A comunanza delle essenziali tecniche di base diffuse in tutto l’arco alpino e anche al di fuori di esso, dalla carbonizzazione all’estrazione mineraria, dalla fusione per mezzo di forni che usavano il carbone di legna all’articolazione delle fucine, la “regrana” deve essere visto come un tassello di una cultura industriale e un ingegno tecnico che appartengono di diritto all’archeologia industriale, testimonianza delle tecniche e delle condizioni del lavoro minerario e siderurgico.
Questa reglana è di tipo bergamasco (a pianta quadrata) e lo sviluppo di questa struttura ha avuto un forte impulso dalla metà del 1700, a seguito della necessità di incrementare l’attività estrattiva e la sua redditività economica.
La torrefazione avveniva ponendo entro queste "regrane" (così si chiama il forno in dialetto) il minerale estratto dalla miniera, alternandolo a strati di legna o carbone di legna. Si accendeva il forno e l'operazione, una volta avviata, era continua sin che vi era minerale e carbone.
Il minerale torrefatto si estraeva dalla bocca che era ricavata lateralmente nella parte terminale dell'imbuto a mezzo di una zappa o con il badile.
In generale questi manufatti erano posti nelle immediate vicinanze delle miniere principali.
Il settore estrattivo ha fortemente influenzato la società e l’economia dell’intera Valle di Scalve.
Informazioni sullo stato della conservazione
Presenta una struttura di elevazione in pietrame a secco ed è caratterizzata da una zona di carico del forno, eseguita a “cono rovesciato”, con alla base il cunicolo per la raccolta finale del materiale torrefatto.
Allo stato attuale, le strutture murarie presentano alcuni cedimenti nelle parti sommitali del manufatto, dovute principalmente ad alcune radici di alberi, ora fortunatamente tagliati. Nel tempo, il cono della zona di carico si è riempito di terra e coperto da vegetazione.
Per una conservazione / recupero del manufatto risulta necessario procedere al taglio della vegetazione e alla rimozione del materiale che occlude il forno, recuperando il pietrame presente in loco, staccatosi dalle murature e con poche operazioni di cuci-scuci si potrebbe procede alla ricostruzione delle sole parti che presentano una instabilità strutturale, senza alterare in alcun modo il manufatto.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Quanto rimane del Forno di torrefazione è ben visibile percorrendo il rinomato sentiero dei Contrabbandieri; questi ultimi, muovevano da Carona o dall'Aprica verso le valli bergamasche e viceversa. Da questo frequente commercio sommerso la denominazione del tracciato: nella sentieristica CAI è il N° 413 che da Ronco, fraz. del Comune di Schilpario, conduce al Rifugio Tagliaferri e al Passo del Venano, riallacciandosi all’Itinerario Naturalistico A. Curò.
Percorrendo questo sentiero, in prossimità della rinomata Cascata del Vò, già meta di numerosi turisti, troviamo la Reglana.
Oggi, questi segni antropici sono ancora evidenti, rappresentano un’opportunità di conoscenza e riflessione socio-culturale, da cogliere e promuovere anche per una valorizzazione del territorio a scopo turistico, ed è quanto cerca di potenziare il Comune di Schilpario con una continua attenzione alla qualità di questo ambito territoriale.
Il sito è inserito in una realtà territoriale di grande valenza storica, paesaggistica e ambientale, trovandosi all’interno dei seguenti ambiti:
• Parco delle Orobie Bergamasche;
• SIC – Sito di Importanza Comunitaria - IT2060004 ALTA VAL DI SCALVE;
• ZPS – Zona a Protezione Speciale - IT2060401 ZPS OROBIE BERGAMASCHE;
• PPR art. 17 – Aree di notevole interesse naturalistico.