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Attività principali dell'istituzione

Il colle di Ghiaccio Forte domina il corso dell’Albegna offrendo un’ampia visuale sull’intera valle, il mare e l’entroterra. Nel VI secolo a.C. accoglieva un santuario etrusco dedicato a divinità salutari, legate alla fertilità della terra, degli animali e dell’uomo. Sotto la crescente pressione di Roma, nel IV secolo a.C., il santuario è smantellato per costruire una fortificazione provvista di un circuito di mura intorno alla sommità del colle e un articolato palazzo al centro, secondo un progetto unitario ispirato ai più avanzati modelli architettonici di origine greca. Nel 280 a.C. le truppe romane irrompono nella fortezza e incendiano il palazzo. 

La storia del luogo è ricostruita grazie agli scavi archeologici - iniziati nel 1970 e proseguiti fino ad anni recenti - che hanno portato alla luce i resti del palazzo, di mura e porte della fortificazione e di strutture dedicate ad attività produttive. Resti architettonici dell’edificio e della cinta muraria sono mantenuti visibili, mentre le offerte votive del santuario e gli oggetti della vita quotidiana nella fortificazione sono esposti nel Museo Archeologico e della Vite e del Vino di Scansano. 

L’area archeologica è sempre aperta al pubblico e liberamente visitabile, seguendo un percorso scandito da pannelli illustrativi. Durante l’estate vi si svolgono visite guidate, concerti e attività teatrali.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 170.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Negli anni 2006-2008 il progetto ArcheoVino, nato dalla collaborazione tra il Museo Archeologico e della Vite e del Vino di Scansano e l’Università degli Studi di Siena, ha portato all’identificazione di un centro di accumulo di germoplasma viticolo antico, in prossimità del sito etrusco di Ghiaccio Forte, nella media Valle dell’Albegna.

Censimento, campionamento e studio delle abbondanti popolazioni di vite selvatica distribuite lungo i corsi d’acqua intorno a Ghiaccio Forte, da ritenere residui di vigneti di età molto antica, hanno permesso di rilevarne i caratteri genetici, che conservano traccia degli innesti con vitigni pregiati, tra i quali il Sangiovese, prodotti nell’area magno-greca.

Questo trasferimento di varietà, avvenuto tra la metà dell’VIII e il VII secolo a.C., ha determinato il successo della viticoltura etrusca, che nell’arco di pochi decenni, sotto la spinta dei commerci promossi dalla vicina città di Vulci, ha portato la Valle dell’Albegna con i centri di Marsiliana, Doganella (da identificarsi probabilmente con Oinarea, cioè la città dove il vino scorre, menzionata in un’opera storica greca) e Ghiaccio Forte, ad una produzione vinicola che ha invaso i mercati celtici del Golfo del Leone e iberici del Levante spagnolo tra VI e IV secolo a.C.

La diffusione dei dati raccolti dal progetto ArcheoVino, pubblicati in sedi scientifiche nazionali ed internazionali, è proceduta insieme alla valorizzazione dell’importante patrimonio genetico locale, trasferito nel 2015 in un campo di coltivazione sperimentale in prossimità di Ghiaccio Forte, per ottenere uve da vino il più possibile vicine a quelle coltivate in età etrusca.

Il vigneto sperimentale, in parte realizzato con la tecnica della vite maritata al tutore vivo (cosiddetta alberata etrusca), in parte con il sistema romano dell’alberello sostenuto da palo, autorizzato da ARTEA Toscana, è la prima opera di promozione della vitivinicoltura antica, che lega il Museo Archeologico e della Vite e del Vino con il sito di Ghiaccio Forte, anche attraverso la conservazione della biodiversità antica espressa dalle viti selvatiche.

La realizzazione di un percorso ad anello intorno all’abitato di Ghiaccio Forte, che metta in contatto il vigneto con le necropoli etrusche di Poggio Marcuccio e le popolazioni di vite selvatica presenti tra le valli dell’Albegna e del fosso Sanguinaio, intende stimolare un turismo interessato ai valori e ai tempi lenti dell’agricoltura, promuovendo i caratteri ambientali e culturali della Maremma in modo integrato. Nel contempo, la produzione sperimentale di un vino “antico” conferirà un importante valore aggiunto al prodotto locale, suggerendo direzioni innovative per attività in grado di incrementare l’identità storica delle produzioni agricole e delle tipicità della zona.