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Attività principali dell'istituzione

L’Istituto del Dramma Popolare nasce nel 1947, come si legge nello statuto, “per ridare al popolo il suo teatro, per far sì che il teatro acquisti nella evoluzione sociale la sua missione guida. L’Istituto si propone con una diversa struttura materiale ed organizzativa del teatro, di rendere veramente accessibile al popolo il teatro stesso.

 L’Istituto del Dramma Popolare di San Miniato, con la sua Festa del Teatro, il più antico festival di produzione d’Italia, rappresenta un unicum nel panorama teatrale italiano ed europeo. Da settantaquattro anni ricerchiamo e produciamo testi inediti: non un teatro confessionale, ma un dramma autenticamente popolare, che, a partire dai riferimenti culturali e religiosi del mondo occidentale, ricerca una risposta diversa.

La trasformazione, avvenuta nel 2002, dell’Istituto del Dramma Popolare in Fondazione, con il concorso della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e del Comune di San Miniato ha prima di tutto lo scopo di perpetuare una tradizione che ha portato la Festa del Teatro samminiatese ad assumere un ruolo di primissimo piano nella diffusione della cultura teatrale.

 Un obiettivo da perseguire innanzitutto con l’annuale Festa del Teatro che rimane l’evento centrale dell’attività della Fondazione, senza però ricadere esaurirsi nei trenta giorni di rappresentazioni, ma articolandosi in una serie di iniziative diverse, distribuite lungo l’anno e culminanti in un clou estivo.

Convegni, seminari, conferenze, corsi di teatro, mostre, letture drammatiche, ospitalità di spettacoli, attività editoriale sono alcune delle iniziative promosse annualmente anche in collaborazione con altri Enti (territoriali, culturali rappresentativi della società civile, religiosa ed economica), così che la Fondazione è diventata punto di riferimento e al tempo stesso soggetto propulsivo per la realtà culturale del nostro territorio e non solo.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


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IMPORTO 70.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

 

Il comune denominatore degli spettacoli del Festival 2024 “ La fede messa alla prova: una forza di pace interiore, individuale e collettiva, in un mondo di dubbi e conflitti” trova  modalità attuali di essere affrontato,  dando particolare spazio e rilievo alla promozione di una drammaturgia sia di autori affermati  che  giovani drammaturghi, di cui valorizzare creatività, capacità multidisciplinari ed espressive, volontà di innovazione.

La Festa del Teatro 2024 è progettata con l'intento di ampliare la tradizionale fascia di pubblico, proponendo spettacoli innovativi che, accanto alla consolidata consuetudine di messa in scena di inediti drammaturgici (La sfida di Gerusalemme tratto da Eric Emmanuel Schmitt e le giovani proposte di Fabio Pisano in Celeste e il collettivo Usine Baug in Topi) propone al pubblico del Festival nuovi linguaggi e culture. (Il libro dei Numeri di Versiliadanza con la regia di Riccardo Massai )  Da una parte si è ampliato il target tradizionale di pubblico rivolgendosi alle giovani generazioni con repliche esclusivamente dedicate (generali aperte di Poveri noi di e con Silvia Frasson La sfida di Gerusalemme)  e con proposte con maggior appeal artistico dall'altra, aprendosi ai linguaggi multidisciplinari, (la danza di Numeri e la musica di Mariella Nava in Figlio non sei più giglio e  Franciscus di e con Simone Cristicchi) abbiamo voluto implementare la presenza di pubblico internazionale sfruttando l'afflusso turistico estivo. La firma di numerosi protocolli triennali di intesa con realtà produttive vuole infatti innestare nella programmazione l’uso di linguaggi altri per arrivare gradualmente a un percorso dove le varie espressioni di spettacolo tendano a coordinarsi armonizzando gli obbiettivi. 

Il programma dettagliato sarà di prossima pubblicazione sul sito www.drammapopolare.it


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Lavori in corso

IMPORTO 70.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Il Dramma Popolare, fedele al suo intento di farsi voce delle ansie e delle attese dell’uomo contemporaneo alle prese con una complessità sociale portatrice di innumerevoli rischi, ma anche di altrettante inaspettate potenzialità, pone, quale comune denominatore del Programma 2023, una tematica che, mentre fa tesoro della Storia recente, investe nel contempo il presente e il futuro degli uomini come singoli e in quanto collettività, nel difficile compito di coniugare i diritti soggettivi con quelli della società intera, senza dimenticare il rispetto di necessari doveri. Da qui il ruolo prioritario delle scelte politiche quando si parli del diritto alla libertà nelle sue diverse accezioni e del diritto al lavoro come legittima aspettativa di ciascuno: una tematica quale comune denominatore intorno a cui  sviluppare un programma di iniziative culturali e teatrali che sappiano tratteggiarne le diverse facce, tutte ugualmente urgenti per il presente e il futuro, senza tuttavia limitarsi alla figura di La Pira, che comunque rimane politico di primo piano, riferimento etico per una democrazia effettiva, non formale, ma sostanziale: “La politica come missione, giustizia sociale, integrità morale; il lavoro come diritto, legittima aspettativa nel realismo cristiano di Giorgio La Pira: un laico a servizio del Vangelo”. Il Festival inaugurerà con uno spettacolo dedicato alle figure di Falcone e Borsellino prodotto dal Teatro Metastasio di Prato. Seguirà il Collettivo Controcanto con Sempre Domenica, un lavoro sul lavoro. Luigi d'Elia con il suo Cammelli a Barbiana dedicato alla figura di Don Milani, Laura Curino che debutta a San Miniato con Camillo Olivetti, e Daniele Timpano con Aldo morto. La produzione principale affidata a Elsinor Centro di produzione Teatrale e al Teatro della Toscana sarà DRAMMA INDUSTRIALE (Firenze, 1953) di Riccardo Favaro per la regia di Giovanni Ortoleva in scena dal 22 al 26 luglio con generale aperta agli studenti il 19 e anteprima per la stampa il 20 luglio. Tratto dalla vicenda del salvataggio della Pignone da parte di Giorgio La Pira e Enrico Mattei, senza riproporre una scansione documentaristica o cronachistica dei fatti, lo spettacolo ritrae i turbamenti privati del Professore (La Pira) diviso tra l’impegno politico e spirituale per la vertenza della Fabbrica (Pignone) e l’eco delle accuse che ambienti democristiani e liberali gli recapitano: da statalista della povera gente rischierebbe di votare la propria azione al socialismo. Attraverso una sequenza di interviste, dialoghi, sogni e telefonate con il Presidente (Mattei), viene attraversata la simbolica crisi di duemila operai per culminare con l’amaro confronto tra due personalità decisive per la rinascita etica e politica del Paese.


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Fine Lavori

IMPORTO 70.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Il Dramma Popolare pone , quale comune denominatore del proprio programma, una tematica che, mentre fa tesoro della Storia recente, investe nel contempo il presente e il futuro degli uomini, come singoli e in quanto collettività, nel loro difficile compito di coniugare positivamente diritti e libertà soggettive con quelle della società intera. “Storia e vita, tra conflitto e resilienza” diventa così l’elemento unificante degli spettacoli e delle iniziative che verranno proposte, dando particolare spazio e rilievo alla promozione di una drammaturgia che veda, come protagonisti, soprattutto giovani attori e registi, di cui valorizzare creatività, capacità multidisciplinari ed espressive, volontà di seria e meditata innovazione.

Il Festival di svolgerà dal 27 giugno al 27 luglio con 7 spettacoli animati da grandi interpreti della scena italiana (Elena Bucci, Federica Fracassi, Alex Cendron fra gli altri) e una produzione principale "Irma Kohn è stata qui" dall'ononimo romanzo di Matteo Corradini, drammaturgia Tatjana Motta, regia Pablo Solari in prima assoluta . Accanto agli spettacoli della LXXVI Festa del Teatro troveranno spazio iniziative quali concerti (Frida Bollani Magoni il 29 luglio) Musical, presentazioni di libri e il talk show conversazioni al tramonto


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IMPORTO 70.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Il Dramma Popolare, ormai giunto al settantacinquesimo anniversario della sua nascita, ha inteso da sempre portare in primo piano le inquietudini, i conflitti interiori e spirituali dell’individuo di fronte a una realtà. Dunque un teatro attraversato da un sentire moderno e contemporaneo. Questo motiva fortemente il Progetto artistico e teatrale 2021, che si inserisce a pieno titolo nelle celebrazioni del VII centenario della morte di Dante Alighieri, (attraverso il contributo e il patrocinio del Comitato Nazionale Dante 700) nell’impegno di diffondere, in forma teatrale e multidisciplinare, la conoscenza del mondo dantesco che è portatore di una sua profonda modernità, tanto da travalicare i confini temporali del tardo Duecento per investire il nostro presente e perfino proiettarsi nel futuro, in quella eternità che è già sua prerogativa, grazie soprattutto alla Commedia. Il Progetto rispecchia così l’identità peculiare del Dramma Popolare, un Teatro dal vivo, impegnato a diffondere messaggi educativi rivolti a persone di ogni età, in particolare le giovani generazioni, da stimolare ad acquisire piena consapevolezza di quei valori intramontabili che devono sostanziare le scelte morali, personali e collettive. La Divina Commedia, in particolare delinea un viaggio, un cammino oltremondano, che si fa metafora della condizione umana su questa terra, sottesa tra il buio e la luce. Per questo la componente mistica, così evidente nella terza Cantica, il Paradiso, non è mai disgiunta da una concreta attenzione alla realtà terrena, al mondo delle azioni e dei sentimenti umani nella loro dimensione individuale e collettiva. E’ allora questo il filo conduttore di tutte le iniziative del Dramma Popolare che riguardano non soltanto il Festival, ma anche le tante proposte inserite ne “I Venerdì del Dramma” preparatori al Festival stesso, in vista di una migliore fruizione degli spettacoli dal vivo, in particolare di quello centrale, che ha come tema il Paradiso, autore e attore Simone Cristicchi accompagnato da un’orchestra di giovani, così da dare spazio al linguaggio musicale e favorire la partecipazione di un variegato pubblico, a partire da quello giovanile anche in virtù di opportune facilitazioni.

Viene così delineato un viaggio nella contemporaneità, a simboleggiare, attraverso sei spettacoli in successione, un percorso che si snoda tra i drammi del presente, spesso legati al culto del profitto, al disinteresse nei confronti di un inquinamento industriale che causa la morte e fa del lavoro un potenziale inferno per passare ai temi del perdono in virtù di un pentimento profondo e della misericordia in una sorta di Purgatorio, fino al Paradiso, dominato dalla luce e da armonici suoni , in questo caso il linguaggio musicale dello spettacolo di Cristicchi, cha dà compimento a quel cammino di espiazione attraverso il quale poter giungere intanto “ a riveder le stelle.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 70.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

 

Per il 2020 il Dramma popolare propone una riflessione a tutto campo, con la parola del Teatro, sul tema della sicurezza, sul suo significato in relazione alle diverse fasce di età, alla loro provenienza, fino a quella dell’ambiente. Attraverso la proposta di incontri culturali, dibattiti, letture teatrali, inseriti nei Venerdì del Dramma, diventa possibile il coinvolgimento attivo e partecipativo di un folto pubblico da sensibilizzare al problema, perché si acquisti migliore consapevolezza del significato da attribuire al termine “sicurezza”.  Gli spettacoli della LXXIV Festa del Teatro per un totale di 18 serate, legati a questa tematica, si muovono entro scelte di qualità, anche a carattere multidisciplinare, in uno stretto rapporto tra spettacolo dal vivo e iniziative di tipo culturale ed educativo che troveranno una loro continuità nelle “Conversazioni al tramonto” nel corso del Festival stesso.

Da qui gli spettacoli L’Abisso di e con Davide Enia e Albania casa mia di e con Alessandro Memetaj sul tema dell’accoglienza e dell’inclusione come deterrenti alla chiusura, all’innalzamento di barriere, a norme che intendono la sicurezza come rigida tutela dei confini, ma anche la lotta contro l’indifferenza che può tradursi in accettazione passiva del male come quasi inevitabile. E’ questo il richiamo che viene dallo spettacolo Circeo di Filippo Renda ed Elisa Casseri, in cui riportando all’attenzione i drammatici fatti del Circeo, si mettono in evidenza quegli istinti repressi che portano al male anche persone in apparenza innocue, tanto da scuotere la coscienza morale collettiva. A eventi così traumatici può tuttavia venire in aiuto quella morale del perdono, tipicamente cristiana, che tuttavia presuppone e richiede una condizione interiore di autentico pentimento. E’ quanto dimostrano gli spettacoli Settanta volte sette di e con la regia di Clara Sancricca in cui di fronte al rimorso che consuma, alla rabbia che divora, al dolore che lascia fermi, il perdono si configura come riconoscimento della piena umanità, della coscienza dell’individuo. Ugualmente accade per La vita salva di e con Silvia Frasson in cui la morte, che attraversa l’esistenza di ciascuno, viene vinta dalla capacità di valorizzare la vita ben al di là di ogni male. E’ poi lo spettacolo centrale Irma Kohn di Matteo Corradini a parlare di confini, della sottile linea che separa il Male dal Bene; è la storia di una ragazza ebrea salvata dalla deportazione da due prostitute. Dal piano individuale si passa infine a quello ambientale con lo spettacolo Canto per la terra ferita di e con Andrea Giuntini e il Gruppo Musicale Vincanto, in cui il male dell’uomo che colpisce la Terra può risolversi nel rischio della sua stessa sopravvivenza