Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La villa risulta appartenente alla famiglia dei conti Nogarola, presenti in Castel d’Azzano fin dal 1273, anno in cui presero possesso di questi beni di proprietà di Mastino ed Alberto della Scala. Testimonianza ulteriore di tali possedimenti si hanno anche in una pergamena del 1378. Riguardo l’origine dell’edificio sembra certa la presenza nello stesso sedime di un vecchio maniero duecentesco, in alcuni documenti definito “castrum”, fortificato e cinto da fossato. Nel tempo, decaduta la necessità delle originarie funzioni difensive, l’intero complesso feudale è stato via via riconvertito a dimora solenne, amata dalla nobile famiglia per accogliere i loro illustri ospiti; tali trasformazioni, leggibili nei disegni pervenuti tra il XVI e XVIII secolo, sono proseguiti fino alla prima metà dell’ottocento quando l’erede, generale Dinadano Nogarola, inizia un radicale intervento di ristrutturazione affidato all’architetto mantovano Cantoni. Ilsuo intervento, di chiara impostazione neoclassica con forti accenti di architettura rinascimentale e sanmichelana, ha portato quelle innovazioni che, pur senza mai modificare l’originario impianto ad “U” come appare in tutte le mappe disponibili, ha dato alle originarie forme castellane una maestosa e formidabile impronta di residenza di villa, leggibile soprattutto nel corpo centrale della facciata principale, forata al piano terra da tre grandi archi per godere della vista e del rigoglioso giardino originariamente presente sul retro e formato da alberature, viali, percorsi fioriti, un lago e vari giochi d’acqua. La stessa facciata si compone al piano superiore da tre archi ribassati, in asse con quelli inferiori e scanditi da semicolonne a capitelli ionici, che delimitano tra il fronte est e quello ovest un grande loggiato; il tutto è concluso in alto da un grande timpano con bassorilievi a tematiche militari e mitologiche. Le ali nord e sud, prospicenti il grande spazio antistante il corpo centrale, ospitano dei bellissimi portali, formati da architrave con bucrani, metope e triglifi poggianti su due alte semicolonne doriche. Il tutto, quasi a ricordare l’antica presenza e funzione difensiva del castello duecentesco, è completato sulle teste delle ali volte verso l’ingresso da due tratti simmetrici di merli alla ghibellina. La villa nei primi anni del novecento venne abbandonata, e durante la prima guerra mondiale occupata ed usata come campo di prigionia; progressivamente distrutta in tutti gli apparati decorativi interni, con rovina degli interni della villa e decadimento generale, compreso lo splendido parco raso al suolo ed il laghetto prosciugato e reso melmoso.
Informazioni sullo stato della conservazione
La villa si presenta con un poderoso impianto planimetrico ad “U” formato da un corpo centrale a tre piani, con il fronte principale volto ad est, delimitato ai suoi estremi da due ali contigue che, prolungando il loro sviluppo in direzione est, delimitano tra loro ed il corpo centrale uno spazio di grande respiro architettonico che ne incornicia ed enfatizza il pregiato fronte principale. Il progetto preliminare si riferisce agli interventi da realizzarsi in parte del corpo centrale e nella totalità dell’ala nord, limitandosi alle facciate ed alla copertura, senza prevedere interventi all’interno dell’immobile, che saranno presi in considerazione da eventuali restauri/riusi futuri. Lo stato attuale di questa parte si presenta con evidenti e diffusi segni di degrado, dovuti a vari fattori: la modifica delle forometrie di facciata, a volte ridotte nelle dimensioni ed a volte tamponate; i cedimenti o crolli di alcune merlature di coronamento superiore nella testata est dell’ala nord; piccoli cedimenti localizzati e modesti ma diffusi avvallamenti nella struttura di coperto, con conseguenti infiltrazioni. Naturalmente, la conseguenza dei suddetti fattori comporta una parziale alterazione nella lettura dell’impaginato architettonico, dovuta alla modifica dell’equilibrio tra pieni e vuoti del tamponamento di importanti fori di facciata, e dovuta anche alla progressiva aggressione di microflora che determina sugli intonaci esterni, il formarsi di una pesante patina grigio‐nerastra. Se le considerazioni più sopra esposte sono pressoché generali per tutti i fronti della parte di complesso presa in esame, una considerazione particolare va fatta sul prospetto nord dell’ala settentrionale. Infine, sul fronte ovest e fino alla congiunzione con la parte del corpo centrale restaurata, si trovano ancora alcune tapparelle ed estesi rappezzi d’intonaco cementizio. Tale intonaco è particolarmente inadatto in quanto impedisce la naturale traspirabilità del muro, e favorisce il formarsi di umidità, marcescenze e distacchi. La situazione degli intonaci esterni si presenta un po’ migliore negli affacci interni del corpo centrale e dell’ala nord, dove la minor presenza di rappezzi cementizi e la più defilata esposizione agli agenti atmosferici provenienti da nord – est, hanno consentito una conservazione diversa.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
La Villa (ora sede Municipale) è aperta tutti i giorni lavorativi dalle ore 8.30 alle ore 12.30. Il martedi pomeriggio dalle ore 15 alle 18.30