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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La statua acefala venne recuperata nel 1959 all’interno del Castello Odescalchi a Santa Marinella (Roma). Insieme alla statua di Apollo Helios, ritrovata qualche anno prima, doveva abbellire una lussuosa villa di ozio di età imperiale, appartenuta in una fase tarda al giurista Ulpiano.
Il marmo è greco, probabilmente di Paro. Alla statua è pertinente la testa rinvenuta dal Borsari nel 1895 ora al Louvre. La testa e le braccia dovevano essere lavorate a parte e fissate al tronco con dei perni. La figura è in piedi e poggia sulla gamba destra, mentre la sinistra è flessa e arretrata facendo aderire il peplo alla coscia. L’Athena indossa un lungo peplo stretto in vita da una cintura a forma di serpenti annodati; Le dure pieghe del peplo scandite da profondi solchi di trapano, cadono pesantemente e all’estremità hanno ancora dei piccoli puntelli. Ai piedi calza sandali a doppia suola. L’egida è priva di squame, con nodi di serpenti intrecciati lungo l’orlo ed al centro presenta il gorgoneion. Il peso della statua grava sul plinto.
La statua - una delle numerose repliche della Parthenos - si può datare intorno alla metà del II sec. d.C., dimostra un’accurata esecuzione e un’iconografia molto vicina all’originale greco.
Informazioni sullo stato della conservazione
La statua in buono stato di conservazione è in parte lacunosa: mutila di entrambe le braccia, lacune e scheggiature sulla superficie. Nella parte frontale sono di restauro: la zona inferiore delle due pieghe di sinistra del peplo, una piccola parte di una piega di sinistra dell’apoptygma e la superficie sella spalla sinistra comprese le due tracce. Sul retro è di restauro la zona delle scapole. La testa è una copia in gesso dell’originale conservata al Louvre. Sono state effettuate prove di pulitura sulle pieghe del peplo e su un piede. La superficie lapidea presenta depositi aderenti alla superficie. Probabilmente in seguito ad alterazioni chimiche di precedenti interventi che in conseguenza a processi ossidativi, ne hanno alterato la colorazione con la conseguente formazione di patine di diverse tonalità di colore.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Il bene è inserito nel percorso espositivo del piano terra, è esposto su un piedistallo senza protezione o dissuasore, visibile dal pubblico solo frontalmente.
Visitabile dal martedì alla domenica dalle ore 8.30 alle ore 19.30.
DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA
RACCOLTA FONDI
Raccolta aperta
FASE ATTUATIVA
Raccolta fondi
IMPORTO 10.000,00 €
DESCRIZIONE INTERVENTO
Il progetto riguarda il restauro conservativo della statua in marmo di Athena Parthenos, parte della collezione del Museo Archeologico Nazionale di Civitavecchia. L’intervento prevede analisi, pulitura, consolidamento e reintegrazione dei materiali lapidei, con l’obiettivo di preservare l’integrità strutturale e restituire l’originaria leggibilità estetica e storica dell’opera. Il progetto combina tecniche tradizionali e moderne per garantire la tutela dell’opera e la sua valorizzazione per le generazioni future.
Attività previste:
Analisi preliminari
- Studio ravvicinato delle superfici lapidee per identificare le problematiche presenti, come depositi aderenti, alterazioni chimiche e patine formatesi a causa di precedenti interventi.
- Campagne fotografiche e sopralluoghi congiunti con i funzionari responsabili per definire la strategia di intervento.
- Eventuali analisi chimiche per comprendere la composizione dei materiali e delle alterazioni presenti.
Pulitura delle superfici
- Prove preliminari di pulitura per determinare il grado di aderenza dei depositi.
- Rimozione graduale dei depositi mediante impacchi, bisturi, scalpellini, pennelli e spruzzatori, fino al recupero della patina originale.
- Risciacquo con acqua e applicazione di prodotti disinfettanti per garantire l’igiene e preservare la materia antica.
Consolidamento
- Preconsolidamento delle parti più fragili o pericolanti durante le fasi di pulitura, mediante impregnazione con pennelli e siringhe.
- Applicazione di nanocalci consolidanti (Calosil IP5) su tutta la superficie per migliorare la coesione del materiale.
- Trattamento delle microfessure e crepe con malta premiscelata a basso peso specifico (Ledan TA1) e consolidamento delle lesioni gravi con resine bicomponenti liquide (Araldite LY 554).
Reintegrazione e rifinitura
- Rimozione o ripristino delle stuccature precedenti, laddove deteriorate.
- Reintegrazione delle lacune lapidee con malta speciale arricchita con terre e ossidi colorati per garantire compatibilità estetica e chimica con la materia originale, anche in condizioni di elevata umidità.
Valutazione e documentazione
- Monitoraggio durante tutte le fasi operative per garantire il rispetto delle metodologie concordate.
- Redazione di una relazione finale di restauro, con documentazione fotografica e grafica del lavoro svolto.