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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

Situato all’ingresso del paese, datazione presumibile il 1060; nel 1563 dal monastero del "Luogo d'Africa" vi si trasferirono 14 suore Domenicane.
Nel 1810 Napoleone soppresse gli ordini monastici e le suore domenicane dovettero abbandonare il convento, che, privato di ogni attività, fu messo in vendita e acquistato nel 1840 dalla famiglia Fabroni di Marradi. Nel 1986 dopo lunghe trattative la famiglia Fabroni vendette il convento al Comune di Tredozio. Dopo l'acquisto con la collaborazione della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Ravenna, sono iniziati un lungo lavoro di restauro conservativo dell'immobile tutt'ora in corso.

Informazioni sullo stato della conservazione

Il fabbricato colpisce per le sue vaste dimensioni e la sua struttura a ferro di cavallo rivolto verso il monte e la corte interna.
Il complesso ha superficie coperta di circa mq. 1300 che si articola attorno ad un cortile ed è circondato da una cinta muraria che racchiude una porzione di terreno di circa mq.6200, che sommato al terreno prospiciente il fabbricato creano una pertinenza di circa un ettaro. Si sviluppa su n.3 piani fuori terra, per un totale di circa n.100 vani con una superficie utile di circa mq.3.600. Nel piano terreno del fabbricato e nell'ex Chiesa, già restaurata, si tengono concerti, eventi e mostre. I lavori di ristrutturazione sono tutt’ora in corso.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

Attualmente l'immobile è fruibile solo in occasione di eventi pubblici

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Lavori in corso

IMPORTO 3.500.000,00 €

 slide
DESCRIZIONE INTERVENTO

Dal 2002 a tutt’oggi, i lavori sono proseguiti per via di modesti stralci, secondo la disponibilità e le modalità d’erogazione dei finanziamenti istituzionali.

L’Amministrazione comunale di Tredozio sta cercando soluzioni per completare il restauro e usare il complesso che si presta per molteplici attività, fermo restando la destinazione turistico-ricettiva delle 11 camere già ultimate.

Obiettivi degli interventi passati e previsti per il futuro sono il riordino della matrice originaria di quest’ex convento che, nell’immaginario di questa parte della Romagna-Toscana, è stato ed è tutt’ora metafora d’una esclusiva identità storica e culturale.

Entrando però più nello specifico di quella che può essere una funzione culturale dell’ex Monastero della SS. Annunziata, si sono fatte alcune valutazioni ed ipotesi. Innanzitutto, le caratteristiche limitate del patrimonio culturale mobile locale, non consentono un uso della struttura come sede museale stabile e di vasta attrazione territoriale, ciò nonostante, quello che s’è previsto è la collocazione stabile di un piccolo “museo del territorio”, contenente gli elementi archeologici, storici e artistici disponibili, arricchiti da un buon corredo descrittivo e da una rappresentazione naturalistica del Centro Visita del Parco Nazionale. Per il resto, le funzioni culturali della struttura possono essere riassunte nella messa a disposizione non continuativa di spazi espositivi e locali, per lo svolgimento di attività, quali: laboratori per la formazione artistica, stage, seminari, incontri fortemente caratterizzati dall’elemento della socialità e delle esperienze comunitarie. Questo orientamento, (che non individua nell’ex Monastero principalmente un centro culturale) non sottende un disinteresse per questo settore d’attività, ma muove da valutazioni di tipo economico-gestionale, connesse alla necessaria sostenibilità e dalla coscienza che, la pur significativa dotazione di spazi non è adeguata, se non per alcuni aspetti, a configurare un punto di eccellenza culturale a livello di ampio bacino. Molto più fondata, quindi, è parsa l’idea di un “museo del territorio” che, pur non ambendo ad attrarre uno specifico pubblico, per la sua collocazione, funga da “porta culturale” del territorio e da sede di iniziative di più ampio respiro e, più precisamente, l’accoglienza, la formazione e la convegnistica, le quali, interagiscano con la ristorazione e ulteriori aree specifiche, dedicate all’illustrazione del territorio e ad allestimenti espositivi, inseriti in un’esaustiva e puntuale narrazione distributiva.

In sostanza, si tratta di attività rivolte alla convegnistica ed alla formazione residenziale, cioè di settori, che da un lato consentono lo svolgimento di attività durante tutto l’arco dell’anno e che, dall’altro, impiegano spazi di dimensione ed articolazione tali, da richiedere un impianto gestionale ed organizzativo superiore a quello espresso a livello locale.