Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Il progetto per lo scalone monumentale che dal chiostro palladiano immetteva al piano di rappresentanza del monastero e alla foresteria vecchia, costituisce insieme alla Biblioteca il risultato
più clamoroso della lunga e continua attività di Baldassarre Longhena all’isola di San Giorgio Maggiore. La scala sorge in un volume autonomo di due piani, in muratura laterizia con intonaco a
marmorino, addizionato al chiostro palladiano e si distingue dalla tipologia canonica di scalone allora presente a Venezia, costituendosi come canale per la penetrazione di modelli aggiornati e
internazionali, in particolare spagnoli. Neglia anni settanta del Seiconto il soffitto venne ornato dalla tela La visione di Giacobbe, di Valentin Lefevre. Essa rappresenta il sogno di Giacobbe a Bethel,
profezia della discendenza eletta visualizzata da una scala popolata di angeli Il tema scelto per la tela va a sottolineare il significato simbolico dell’ascesa alla pace degli ambienti monastici. Si tratta di un olio su tela, realizzato tra il 1664-1774, di dimensioni cm 500x380.
il dipinto, citato da Marco Boschini nelle Ricche minere della pittura veneziana (1674) come “opera del virtuoso pennello di Monsù le Fevre, oculato osservatore, e ammiratore del gran Paolo Veronese”, rappresenta l' unica opera pubblica veneziana dell’artista fiammingo.
Informazioni sullo stato della conservazione
L’opera è tuttora alloggiata nel luogo originario per il quale è stata commissionata e inevitabilmente risente di tutte quelle manifestazioni di degrado connesse con un ambiente non climatizzato e non
ultimo con i problemi connessi ai cambiamenti climatici e all'inquinamento. La sua conservazione è stata significativamente compromessa nei secoli in cui il monastero benedettino venno sopresso per
l'istituzione del porto franco: ne è prova la nota di Pietro Edwards in una relazione stesa nel 1806, che sottolinea la pregevole fattura del dipinto, lamentando però lo stato conservativo preoccupante.
Dalle immagini d'archivio è noto che la tela venne movimentata negli anni '50 del '900, verosimilmente nell'ambito dei restauri all'Isola, manon sono documentati interventi conservativi. Attualmente il Il
dipinto si presenta in condizioni precarie sia per quanto riguarda il supporto, lacerato, allentato e con aree ampie di usura, sia per quanto concerne la pellicola pittorica e
la preparazione. Estese cadute di colore, screpolature, decoesione della pellicola rispetto alla preparazione sottostante, offuscamento complessivo della materia pittorica dovuta a depositi di
sporco e alterazioni delle vernici rendono il dipinto poco leggibile.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
La Fondazione Giorgio Cini è aperta al pubblico secondo orari e modalità consultabili sul sito internet.