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Attività principali dell'istituzione
Il 16 marzo 1933 venne inaugurata la storica sala vomerese dall'allora principe di Piemonte, Umberto di Savoia alla presenza dei numerosissime autorità cittadine.
Fu Giovanni De Gaudio, padre di Mariolina de Gaudio, che pensò di aprire un teatro sulla collina di Napoli, dove il verde andava scomparendo per far posto al nuovo quartiere. Grandi artisti si alternarono sul suo palcoscenico: Ermete Zacconi, Maria Melato, Armando Falconi, Irma ed Emma Gramatica, Paola Borboni, Vincenzo Scarpetta. Raffaele Viviani vi portò le sue commedie ricche di umanità e fu al Diana che avvenne la rottura definitiva tra Eduardo e Peppino De Filippo. Vi debuttarono le prime scintillanti riviste di Totò, Macario, Dapporto, Rascel, Wanda Osiris, Isa Bluette, Walter Chiari, Alberto Sordi. Dopo la guerra il Diana risorse dalle lacerazioni dei bombardamenti e riprese le stagioni teatrali con grandi attori come Nino Taranto, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Giorgio Albertazzi, Dario Fo, Giorgio Gaber, Mariangela Melato ed è sul palcoscenico del Teatro Diana che Marcello Mastroianni ha recitato le sue "Ultime Lune" , fino alle ultime validissime nuove generazioni teatrali che si alternano ancora oggi nella sala del teatro Vomerese.
Il Teatro Diana è l'unico in Italia che da più di ottant’anni viene gestito ininterrottamente dalla stessa famiglia con grande professionalità, ottenendo i più ambiti riconoscimenti teatrali e attestandosi fra i primi teatri italiani, cercando di promuovere sempre le più interessanti stagioni teatrali.
DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA
RACCOLTA FONDI
Raccolta aperta
FASE ATTUATIVA
Lavori in corso
IMPORTO 15.000,00 €
DESCRIZIONE INTERVENTO
L’uomo che serviva la sua coscienza nacque nel 1973 quando Consiglio era nell’ultimo anno di vita, costretto in casa dalla malattia che gli sarà fatale. L’Editore Mursia aveva pubblicato in una antologia curata da Giuseppe Marcenaro le tre annate 1926-1928 di uno di quei periodici, Pietre che sarà l’ultima rivista antifascista non clandestina pubblicata nel primo periodo delle Leggi speciali e che durò fin quando finita la tolleranza furono mandati in carcere o al confino redattori, collaboratori e persino alcuni abbonati. Consiglio era in quella occasione scampato alla retata, pur avendo in giacenza ben otto articoli destinati alla pubblicazione e rimasti inediti per la chiusura della testata. Marcenaro li aveva inclusi in appendice ai numeri riprodotti, di qui l’intervento dell’autore sorpreso e grato, ma anche desideroso di qualche chiarimento. “Chiedo anticipatamente scusa del tono a volte umoristico e satirico che avranno questi brani di memorie” scrive Consiglio, dando conto di quel che era un proprio stile, irrinunciabile anche nel descrivere fatti drammatici: “ Si può comprendere come certi sforzi e certe trame del nascente partito fascista potessero apparire grottesche ed umoristiche.”