Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Fra le testimonianze perdute della storia medievale di Arcevia, le più importante, ma anche la meno conosciuta perchè non ne restano che poche vestigia, è sicuramente costituita dal cassero o rocca, che sorgeva sul punti più elevato del crinale (monte Cischiano) su cui si adagia il centro storico di Arcevia, la dove oggi sono i Giardini Leopardi.
Il poggio è anche denominato il Girone, a ricordo del robusto giro di mura che lo racchiudeva nel sec. XIV, ma l'origine della fortificazione è più antica, dal momento che già agli inizi del '200 vi è testimoniato un insediamento fortificato denominato Torre Rotta, un nome che suggerisce una grande torre in rovina e quindi di origini più antiche. Con la nascita del Comune (1201) il luogo divenne marginale rispetto allo sviluppo del più importante borgo murato di Rocca Contrada, sede del Comune, e se ne sarebbe persa memoria se non se ne fosse conservato il nome nella chiesa di San Giacomo (S. Giacomo de Turre Rupta). Agli inizi del '300 però la minaccia portata alla pace interna dalle lotte di fazione spinse il Comune a dotarsi di una nuova fortificazione e nel 1304 ottenne dal Rettore provinciale il permesso di restaurare i resti dell'antica fortificazione (fortellitium), ancora esistente nella parte più alta della Terra. Alla sua custodia fu destinato un castellano, di cui poi si perde notizia neglia anni successivi.
Dopo il 1332 il Comune cedette il tetteno del Girone con il vecchio fortilizio ad Alberghetto Chiavelli di Fabriano, allora podestà e signore di Rocca Contrada, il quale vi fece edificare una nhuova e più completa fortificazione (la terza) denominata da questo momento in poi Cassero. Questo cassero sopravvisse anche alla cacciata del tiranno nel 1338 e fu ampliato e trasformato in una fortificazione più ampia articolata nel 1356 dal legato papale Egidio Albornoz. I lavori per la costruzione di questo secondo edificio durarono almeno fino al 1366, ma a causa della sua posizione isolata esposta alle intemperie il nuovo cassero continuò ad essere oggetto di lavori di manutenzione ancora per decenni.
A partire dalla fine del '400, pacificato ormai lo Stato della Chiesa, il cassero cominciò a perdere la sua utilità e cadde via via in disuso, avviandosi ad una lenta ma inarrestabile decandenza. Alla fine del '500 era ancora abbastanza ben conservato, come testimoniano i due disegni del Ramazzani e del Cibo; ma due secoli dopo, alla fine del '700, un dipinto dell'Ottaviani ci mostra solo un rudere. Ad affrettare la sua decadenza fu soprattutto la sistematica opera di spoliazione effettuata agli inizi del '600 per costruire il convento dei Cappuccini, proseguita poi alla fine dell'800 per sistemare l'area a giardino pubblico.
Informazioni sullo stato della conservazione
Oggi di questa antica fortificazione restano ancora visibili importanti testimonianze. Si tratta dei ruderi delle fondamenta e delle murature che emergono uno o due metri da terra, ora appena visibili per il consistente interro e la compatta vegetazione che li coprono. Nell'estate del 2017 si sono avviati consistenti interventi di recupero e conservazione di un ampio tratto di una possente muratura con il risultato di renderla perfettamente visibile. L'intervento è stato messo in atto per saggiare l'effettivo potenziale dei resti strutturali, che ad oggi è del tutto evidente.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
I resti del Cassero sono visibili a tutti, poiché integrati nel percorso del parco "Giacomo Leopardi", di pubblico utilizzo, compatibilmente con l'orario di apertura del parco stesso: aperto durante le ore diurne, chiuso durante le ore notturne.