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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Documentata fin dal 998, La Pieve di Sant'Andea a Furfalo è una delle più antiche pievi del territorio pistoiese. Secondo alcuni studiosi, l’origine della chiesa battesimale è da porre in relazione con la presenza in Italia di missionari orientali, che, tra il VI e il VII secolo, fondarono nuovi centri di culto per supplire alla vacanza di molte sedi vescovili. Dedicata all’apostolo Andrea, particolarmente venerato nell’Oriente cristiano, sarebbe stata eretta per rispondere alle necessità delle popolazioni, rimaste separate dalla loro pieve a causa del conflitto che opponeva i Bizantini ai Longobardi. La Pieve ebbe lunghi anni di splendore culminati ai primi del trecento nella elezione a Chiesa Collegiata. Nel 1327 durante l’assedio al castello da parte di Castruccio Castracani fu definitivamente distrutta. Dell’antica struttura sono rimasti oggi soltanto imponenti ruderi in mezzo ad un bosco tra il paese di Serra e la valle della Nievole, che sono stati oggetto di due campagne di scavi archeologici nel 2002 e nel 2007 promossi dall’Amministrazione Comunale di Marliana in accordo con la Soprintendenza BAPASD di Firenze, Pistoia e Prato e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, grazie a determinanti contributi concessi dalla Fondazione Cassa di risparmio di Pistoia e Pescia.
Fra gli interventi progettati fra il 2007 ed il 2008 e approvati sia dal Comune di Marliana che dalla competente Soprintendenza era previsto anche il restauro del fonte battesimale, che rappresenta il reperto storicamente e artisticamente più importante, dettagliatamente descritto da Roberto Pio Gatteschi ne “La Pievaccia della Farfagliana”.
Informazioni sullo stato della conservazione
Questo pezzo archeologico, di dimensioni veramente rilevanti (si parla di cm 170 di diametro e cm 38 di altezza), al momento del rinvenimento non era più integro ma i vari pezzi che lo componevano sono stati trasportati altrove con l’intenzione di procedere successivamente alla loro ricomposizione e restauro, con integrazione di eventuali porzioni mancanti.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Al momento non è fruibile al pubblico. Si prevede che il fonte in futuro verrà collocato e conservato in un idoneo spazio museale aperto al pubblico in località del territorio prossime al luogo del suo ritrovamento a complemento di un itinerario turistico della Pieve di Sant'Andrea a Furfalo.
DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA
RACCOLTA FONDI
Raccolta chiusa
FASE ATTUATIVA
Fine Lavori
IMPORTO 8.934,65 €
DESCRIZIONE INTERVENTO
Il fonte battesimale della Pieve di S. Andrea di Furfalo, rappresenta il reperto storicamente e artisticamente più importante, dettagliatamente descritto da Roberto Pio Gatteschi ne "La Pievaccia della Farfagliana".
Questo pezzo archeologico di dimensioni veramente rilevanti (circa 170 cm di diametro e circa 38 cm di altezza) al momento del rinvenimento non era più integro e i vari pezzi che lo componevano sono stati trasportati altrove con l'intenzione di procedere alla loro ricomposizione e restauto con inttegrazione di eventuali porzioni mancanti.
Glie elementi presentano un avanzato stato di grado di deterioramento caratterizzato principalmente da esfoliazione, fratture e parti in fase di distacco che hanno provocato la perdita di materiale in spessore, inoltre, molti di essi sono suddivisi in uno o più pezzi. Il prolungarsi della giacenzia dei manufatti accatati all'aperto in luogo umido, ha poi favorito la formazione di muschi e licheni su tutte le superfici.
Occorre intervenire mediante un accurato restauro conservativo mediante la seguente metodologia di intervento:
- posizionamento su bancali di tutti gli elementi con auto gru e loro trasferimenti in luogo idoneo;
- cernita e catalogazione degli elementi recuperabili al fine di individuare eventuali elementi mancanti;
- pulitura mediante idropulitrice a bassa pressione, con apparecchiatura ad azionamento manuale con possibilità di controllo della quantità e della pressione dell'acqua di uscita in modo da evitare il denneggiamento dei manufatti;
- trattamento biocida per la disinfezione da colonie di microrganismi mediante prima applicazione a pennello di soluzione di sale di ammonio quaternario diluito in acqua deionizzata e ripetzione del trattamento dopo 24 ore sulle superfici effettivamente interessate al fenomeno;
- riadesione dei scaglie e frammenti di peso e dimensioni limiate in fase di distacco, con impiego di resinda epossidica;
- ricomposizione di elementi attualmente in più pezzi mediante imperniatura della facce da aderire;
- ricostruzione di alcuni tratti mancanti di cornici e modanatura, al fine di restituire unità di lettura all'opera ricostituendo le parti architettoniche-decorative, strutturalmente o tecnologicamente necessarie alla conservazione del contesto;
- stuccatura e microstuccatura di lesioni e fronti soggetti ad infiltrazioni di acque meteoriche con polvere di pietra aggragata a resine;
- trasferimento degli elementi restaurati nel luogo dove è previsto il rimontaggio della fonte, montaggio del fonte e trattamento protettivo superficiale mediante applicazione di composti organici idrorepellenti non filmogeni.