Attività principali dell'istituzione
La Certosa di San Martino rappresenta un unicum tra i tanti complessi certosini ancora esistenti. Protetta alle spalle dal forte militare di Sant’Elmo, insieme a cui rappresenta, nell’iconografia della città, il punto sempre visibile, da terra e da mare, trovandosi nella parte più alta della collina, fu voluta da Carlo di Calabria, figlio di re Roberto d’Angiò.
A partire dal Medioevo, hanno lavorato nella Chiesa e in tutto il complesso monastico i più grandi architetti, scultori e artisti del Regno. Delle strutture medievali, iniziate da Tino di Camaino, si conservano tracce nella Chiesa e nei sotterranei gotici; in seguito, dopo alcuni interventi nei secoli XV e XVI, iniziò alla fine del ‘500 e sarebbe continuato per tutto il ‘600 e ancora nel ‘700 un periodo di continui arricchimenti e aggiornamenti dell’intero complesso monumentale, compresi anche orti e giardini. Sono visibili gli interventi dell’architetto Dosio, del geniale Fanzago – protagonista assoluto tra 1623 e 1656 dell’evoluzione in senso barocco di chiesa e ambienti annessi, di Niccolò Tagliacozzi Canale, di pittori come Corenzio e il Cavalier d’Arpino, Caracciolo e Stanzione, Lanfranco e Ribera, Micco Spadaro e Andrea Vaccaro, Luca Giordano e Solimena, De Matteis e De Mura, di scultori quali Pietro Bernini, Domenico Antonio Vaccaro e Giuseppe Sammartino.
Diventato Monumento nazionale e Museo negli anni post-unitari, fu fin dall'inizio un museo molto visitato e amato dai napoletani. Le ragioni della sua fondazione sono intimamente connesse agli umori e allo spirito risorgimentali, che vedono nel Museo di San Martino un luogo significativo, costruttore di quell’identità nazionale, che trovano nel Medioevo e nell’Età moderna le radici della propria nascita. Le collezioni d’arte medievale e moderna e le collezioni di manifatture tradizionali, portate a San Martino, saranno gli oggetti che, nelle cure di Giuseppe Fiorelli, servono a mostrare alle future generazioni il ricordo di un passato illustre, degno di essere emulato. E saranno proprio questi aspetti collezionistici a fare di San Martino un museo moderno e vitale, influenzato dal dibattito europeo sulle arti applicate o industriali, condotto prevalentemente in ambito anglosassone.
Un valore aggiunto di questo eccezionale monumento è la sua posizione e la dimensione rustica dei terreni, un tempo coltivati dai Certosini, e ancora appartenenti al Museo. La Certosa mantiene ben cinque livelli di terrazzamento, molto rimaneggiati nel corso degli anni, tutti panoramici: uno spazio naturale, attualmente solo in parte fruito dal visitatore, essendo aperti al pubblico solamente i primi due terrazzamenti, per la necessità di interventi di messa in sicurezza da effettuare nei livelli inferiori.