Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Lucca, documentato dal 1383 al 1397
Madonna col Bambino in trono tra quattro angeli e i santi Caterina d'Alessandria, Giovanni Battista,
Francesco d'Assisi, una santa martire ed Eva con il serpente; nella cuspide: Crocifissione, 1383-1397
Tempera e oro su tavola
Già in Galleria nel 1865
Inv. 443
Iscrizione: in alto sul cartiglio della Croce, a caratteri gotici, INRI: a sinistra sul cartiglio sostenuto da San Giovanni battista, ECCE AGNUS D(ei); in basso, iscrizione uscente dalla bocca di Eva, SERPENS DESCE(DE) (A) ME
Al centro della tavola è raffigurata, più grande rispetto alle altre figure, la Madonna su di un trono ricoperto da un drappo sontuoso, con in braccio il Bambino che mostra un uccellino. Ai lati è contornata da quattro angeli e da quattro santi riconoscibili per i loro attributi: a sinistra santa Caterina d’Alessandria con i frammenti della ruota del martirio vicino ai suoi piedi, e San Giovanni Battista vestito con le pelli di cammello e la croce, a destra San Francesco e una santa martire, probabilmente una regina, a giudicare dalla ricca veste e dall’ermellino intorno al bordo del mantello (forse Margherita di Antiochia). In basso al centro è posta la figura sdraiata di Eva, dalla cui bocca esce una frase per allontanare il serpente dalla testa di donna. Nella cuspide è rappresentato Cristo crocifisso fra i due dolenti, la Madonna e San Giovanni Evangelista. Il dipinto faceva parte delle collezioni dei duchi Borbone che da Lucca erano state trasferite a Parma e venne attribuito dalla critica a Giuliano di Simone Ricci di provenienza lucchese solo agli inizi del XIX secolo. La cultura figurativa di questo artista si ispira non solo alla pittura fiorentina e ai modelli di Andrea Orcagna, ma guarda anche alla pittura di Spinello Aretino e di Ambrogio Lorenzetti, ne è una testimonianza il particolare motivo iconografico di Eva con il serpente ispirata all’affresco del pittore senese nell’abbazia di San Galgano vicino a Siena. Le figure allungate, la preziosità delle vesti, la gamma cromatica e le raffinate decorazioni nel fondo oro avvicinano l’opera ai caratteri stilistici goticheggianti propri della produzione più matura di Lorenzetti. Il dipinto probabilmente era stato trasferito da Lucca a Parma nell’ottocento dai Borbone. Dal Guardamobili ducale del Palazzo di Residenza di Colorno la tavola passò alla Galleria nel 1865.
Informazioni sullo stato della conservazione
L’opera si presenta in un mediocre stato conservativo.
È una tavola cuspidata lievemente imbarcata al centro. Dipinta a tempera su tavola incamottata, presenta un fondo a foglia oro riccamente decorato a punzoni. Una cornice di restauro in legno grezzo e sagomata si accosta come elemento di contenimento.
L’ultimo restauro risale al 1948 sotto la direzione dell'allora direttore A.O.Quintavalle. In quella occasione furono rimossi tutti gli elementi posticci (arco acuto, colonnine e capitelli anacronistici) e pulito il fondo oro, in quanto risultava completamente ridipinto. L'intervento consentì di mettere in luce alcune porzioni del dipinto, in particolare le ali di due angeli, le vesti delle Sante martiri e il prato, poiché coperti dalle colonnine posticce. Le aree in questione risultano le più fragili, in quanto zone di contatto e ancoraggio della vecchia struttura.
Si evidenziano ampie reintegrazioni della preparazione e della pellicola pittorica sull’intera lunghezza del margine inferiore del dipinto.
Sul perimetro della cuspide si evidenziano le reintegrazioni della foglia oro per uno spessore di circa cm 4 (probabilmente l’area in questione non presentava una gessatura).
Sulle vesti dipinte sono presenti ridipinture e patinature. Gli antichi restauri hanno danneggiato diffusamente la pellicola pittorica, si registrano vaste abrasioni sui rossi e sugli incarnati. Molte decorazioni dorate sembrano essere successive ed incoerenti.
Sulla porzione in alto a destra è presente una frattura verticale della gessatura, corrispondente alla fessurazione passante del supporto. Questa frattura, visibile sul verso, percorre l’intera lunghezza della tavola. In passato erano presenti due traverse orizzontali, rimosse probabilmente in seguito all’ultimo intervento di restauro. Un chiodo forgiato ribattuto è ancora visibile sul lato destro del verso. In corrispondenza delle aree dove erano presenti le traverse, emergono profondi camminamenti e fragilità del supporto. Il supporto ligneo infatti risulta diffusamente indebolito dall’attacco xilofago.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Da martedì a domenica 10.30-18.30; lunedì chiuso