Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La villa del Boccaglione o Bucaione, è situata in località Passaggio, nella pianura che si estende ai piedi del colle di Bettona, in un ambito pianeggiante dove il fiume Chiascio e il Topino mescolano le loro acque poco prima di confluire nel Tevere. Punto di cerniera tra la valle Tiberina e la Valle Spoletana, al tempo della sua massima floridezza, sicuramente da questo luogo lo sguardo poteva percorrere libero un orizzonte vastissimo che comprendeva, oltre a Bettona posta sul colle di fronte, anche Perugia, Assisi e Spello. Fu costruita nella seconda metà del settecento forse su un preesistente edificio risalente a due secoli prima, dall’antica famiglia bettonese dei Crispolti; passò poi alla famiglia perugina degli Arcipreti della Penna, quindi alla famiglia bettonese dei Bianconi e da questa alla famiglia Iraci Borgia Mandolini. Nel 1993 fu acquistata dal Ministero BB. CC. AA. Sconosciuto è il nome dell’architetto che ne curò la progettazione, anche se alcune caratteristiche la riconducono all’area culturale del Piermarini. La villa è costituita da un grande corpo centrale a due piani e da vari annessi, tra questi la piccola ma pregevole chiesa risalente alla seconda metà del sec. XVII, collegata con un passaggio pensile al livello del piano nobile della residenza. Forse proprio la estrema visibilità del complesso, collocato al centro di una vasta proprietà terriera, indirizzò l’architetto ideatore, verso una configurazione del tutto originale che vede la convivenza del modello di villa suburbana con quello di villa urbana provvista del suoi giardini quale luoghi designati per l’otium. Nella villa urbana il giardino è solitamente cinto da alte mura che segnano una netta separazione con il resto della città; anche la villa Boccaglione, nonostante si collochi in aperta campagna, si richiude su se stessa cingendosi di mura, segnando quindi una netta separazione con il territorio agricolo, quasi a testimoniare l’intento dei proprietari di affermare la propria nobiltà analoga alla nobiltà cittadina. La severa espressione architettonica della monumentale villa caratterizzata da motivi settecenteschi, nell’ondulato gioco della facciata, già terminata da un attico, è movimentata dalla grande scalea ad emiciclo attraversata dall’asse del viale centrale che prosegue nei giardini retrostanti.
Informazioni sullo stato della conservazione
Al momento dell’acquisto del complesso da parte dello Stato la struttura versava nel più completo abbandono, i giardini erano trasformati in fitti e incolti boschi le cui fronde penetravano anche all’interno degli edifici, l’esedra del parco con le ninfee simmetriche, le aiuole e i vialetti erano celati da una vegetazione spontanea che aveva soffocato anche le essenze originarie. Il recupero è iniziato con una radicale opera di disboscamento per liberare e rileggere le linee principali dei giardini e è proseguito con interventi mirati al consolidamento del corpo principale. Si è dovuto necessariamente operare la scelta di indirizzare le limitate risorse economiche a disposizione, al fine di non disperderle, verso un unico obiettivo. Si è deciso quindi di iniziare le opere di consolidamento della villa. Dopo un decennio di lavori risulta pressoché completato il consolidamento strutturale e il restauro dei prospetti del corpo principale ed avviato il restauro dei giardini (giardino segreto, giardino all’italiana, parco) che rappresentano un aspetto fortemente connotativo del complesso monumentale. Infatti essi caratterizzano fortemente l’esterno della villa. Un lungo viale alberato introduce all’ampio cortile rettangolare antistante il corpo principale, da cui in direzione est si apre il giardino definito “segreto“ delimitato da una cinta muraria, che si sviluppa su tre distinti livelli, ognuno dei quali è caratterizzato dalla presenza di fontane. Sul retro della villa si sviluppa il giardino ad esedra (giardino dell’Arcadia) conformato come giardino all’italiana, ed oltre il giardino informale (o parco all’inglese) con il teatrino all’aperto. Osservando le vecchie fotografie dei luoghi si può osservare come il verde ‘artificiale’ delle aiuole, dei limoni e dei grandi arbusti occupasse gran parte dei terreni di pertinenza della villa. L’importanza di questi giardini non è attribuibile all’estensione, modesta a confronto dei giardini delle ville di Monza o alla Reggia di Caserta, ma alla loro eleganza e varietà che consiste nella contemporanea presenza di tre tipi di giardini in voga a partire dal ‘700 e tutto l’800.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Apertura su richiesta o in relazione ad eventi specifici.