Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
L’indagine stratigrafica nell’area compresa tra Piazza della Signoria e Piazza San Firenze ha messo in luce e ampiamente documentata una complessa sequenza di strati e di strutture che coprono un esteso arco cronologico, dalla fondazione coloniale della città (tra 30 e 15 a.C.) ad epoca odierna narrando le trasformazione urbane dell’area e le vicende edilizie del complesso di Palazzo Vecchio.
Fin dall’alto medioevo doveva essere ben nota l’esistenza nell’area di un monumento di epoca antica (forse da sempre noto come il teatro della città romana) sulle rovine del teatro si vuole, infatti, fosse già edificato il longobardo “Guardingo” precedente tipologico delle medievali torri, mentre i cunei delle sostruzioni della cavea, detti “burelle”, servirono da carceri fino alla costruzione del Palazzo. La consapevolezza della presenza del teatro è attestata fino alla metà del XV secolo.
Gli scavi che hanno messo in luce resti del teatro si susseguono dal 1455, allorché fu costruito da Giuliano da San Gallo il Palazzo per Giuliano de’ Gondi e, ancora nel 1872, nel 1875 in via de’ Gondi nel 1936 e poi, dal 1994 nel piano terra , lato via de’Gondi, di Palazzo Vecchio nell’ambito dei lavori condotti dalla Fabbrica di Palazzo Vecchio per collocare negli ambienti sotterranei del palazzo il Museo Della Città sotto la Direzione Scientifica della SABAP -FI.
Il teatro nel corso di poco meno di due secoli, tra il 30 a.C. circa (probabile data di fondazione della città e del teatro) alla metà II secolo d.C., subì, probabilmente più modifiche insieme alla città stessa. Allo stato attuale delle ricerche, il teatro appare allineato al tratto sud-orientale delle mura in laterizio della città coloniale.
All’ampliamento del primo teatro probabilmente con gradinate in legno, è da ascrivere essenzialmente l’ampliamento della cavea che diviene in muratura in tutti i suoi ordini, compresi i primi gradini destinati ai notabili, che andarono forse, ad occupare parte della primitiva orchestra. Si ebbe allora un teatro il cui emiciclo va calcolato intorno ai 100 metri)e uno sviluppo in altezza di circa 19 ,con un’unica gradinata dal piano dell’orchestra.
E’ possibile che la funzione propria di teatro rimanesse fino al IV secolo d.C.
Tra IX e XI sec. da una parte proseguono le attività di recupero di materiale da costruzione mentre sempre nuovi livelli di terreno rialzano le quote del piano di campagna sopra i ruderi del teatro, mentre i primi interventi di nuova edilizia compaiono non prima della seconda metà XI secolo, mentre solo nel XIII secolo inizia l’espansione urbanistica in quest’area della città.
Fino all’ampliamento cinquecentesco del palazzo, impostato in corrispondenza dell’orchestra e della scena del teatro romano, si costruirono nuovi edifici con fondazioni che utilizzavano i resti del teatro romano.
Notevole per la rasatura dell’elevato della parte più alta (summa) della cavea fu l’intervento nel 1494 per la realizzazione del Cortile della Dogana.
Informazioni sullo stato della conservazione
A partire dal VI secolo d. C., il monumento, ricoperto da una possente alluvione fu utilizzato come cava di materiali e progressivamente riempito da terreno e detriti, scarichi domestici, livelli di risulta delle distruzioni e occupato da spazi per attività artigianali e sepolture.
Gli scavi, eseguiti all’interno del teatro nel corso degli anni, hanno asportato tutti i livelli accumulatesi nel tempo, mettendo in luce le strutture di epoca romana e medioevale sulle quali si imposta la porzione orientale di Palazzo Vecchio.
Le strutture romane, realizzate in bozze di pietra forte poste in opera su più filari sovrapposti legati con malta, conservano ancora tratti dello spesso strato di intonaco originale del II secolo d. C., che ricopriva le pareti e le volte. Le strutture medioevali in pietra calcarea di piccole e medie dimensione, legate con malta povera presentano superfici annerite da eventi ambientali e risultano interessate da interventi edilizi moderni per il passaggio di reti impiantistiche e sotto-servizi.
L’apertura del nuovo percorso nel 2010 ha creato, con la rimozione di una parte del muro meridionale del vomitorium, un accesso che dal salone della Biglietteria dal Cortile della Dogana conduce fino all’uscita su Via dei Gondi. Questo intervento ha determinato la creazione di un passaggio forzato di aria che ha provocato l’inizio della decoesione delle malte e degli intonaci di epoca romana e medioevale.
Le principali criticità nella conservazione derivano quindi dalla rimozione della terra che comprimeva le strutture antiche, mantenendo umidità e temperatura costante, e alla creazione del percorso di visita che ha alterato le condizioni ambientale.
E’ necessario pertanto procedere urgentemente alla messa in sicurezza delle strutture e delle intonaci, così da prevenirne la definitiva polverizzazione.
L’itinerario risulta inadeguato per una corretta accessibilità fisica e per quella culturale dei visitatori, in assenza di un sistema di traduzione e comunicazione dei contenuti storici e archeologici del sito e di una adeguata contestualizzazione del teatro nel paesaggio archeologico urbano.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
La visita ai resti del teatro è attualmente possibile nell’ambito del Complesso Museale di Palazzo Vecchio.
L’ingresso, dal Cortile della Dogana, è possibile ai visitatori, in gruppi di massimo 25 persone. L’accesso è consentito tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17, domenica e festivi dalle 9.30 alle 12.30.
La visita è consentita ai disabili motori con il supporto di un accompagnatore.