Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La storia del complesso di San Lorenzo a Pistoia, un tempo composto da chiesa con chiostro piccolo laterale, torre campanaria, monastero, chiostro grande, piazza e orti, risale al 1272, quando gli Eremitani di Sant'Agostino dalla collina di Gugliano, scesero a Pistoia per insediarsi presso l'Oratorio di Sant'Antonio in Pantano. Già dopo pochi anni si rese necessario un ampliamento del piccolo edificio, tanto che nel 1278 avvennero la benedizione del camposanto e la posa della prima pietra di quello che sarebbe diventato il nuovo complesso di San Lorenzo. Grazie a numerosi lasciti testamentari, nel 1348 erano probabilmente concluse la zona absidale e buona parte della muratura perimetrale; la copertura a capriate lignee fu terminata nel 1368. Alla fine del secolo la chiesa si presentava come un edificio di ragguardevoli dimensioni (73 metri di lunghezza per 21 di larghezza, alto 20 metri), a navata unica con cappelle absidali; uno straordinario ciclo di affreschi, degno di nota per la ricchezza e la qualità delle pitture, decorava le pareti. La facciata principale ospitava un grande rosone e un portale sormontato da una lunetta affrescata. Il fianco orientale della navata si apriva con finestre in stile gotico e presentava un secondo portale d'ingresso. Già nel corso del XVI secolo la chiesa subì diverse manomissioni: gli affreschi furono scialbati, gli altari medievali smembrati e il portale laterale tamponato per far posto ai nuovi altari e al nuovo assetto post tridentino. Una volta sconsacrata, nel 1880 la fabbrica divenne sede del Distretto Militare Francesco Ferrucci; l'aspetto attuale della ex-chiesa risale per lo più alle trasformazioni di questo periodo, con l'inserimento di due solai lignei sorretti da nove file di setti murari aperti da archi a tutto sesto e la realizzazione di una scala nell'invaso ormai vuoto della cappella di San Giovanni e del campanile, demolito a causa delle precarie condizioni statiche. Le facciate esterne furono ridisegnate attraverso il tamponamento delle monofore e l'apertura di una teoria di finestre rettangolari; gli affreschi, una volta per tutte, completamente coperti. Nel secondo dopoguerra il complesso fu utilizzato in parte come laboratorio di falegnameria e in parte come locale di sgombero per gli sfollati, fino a diventare deposito e rimessaggio comunale. Nel 1989 l’interno dell’edificio è stato liberato dall’ingombro dai materiali di vario genere ivi depositati negli anni. A questa prima fase di lavori risalgono il restauro della copertura, la sostituzione di arcarecci e correnti e l'opportuno inserimento di una capriata in acciaio, in luogo di un setto rompitratta ottocentesco; inoltre si è proceduto a saggi sul piano pavimentale e delle fondazioni, con indagini chimico fisiche sulle malte e le murature. I cicli decorativi che si susseguono sulle pareti sono stati solo in parte liberati dalla rimozione degli scialbi e messi in sicurezza e necessitano di un più articolato intervento di restauro.
Informazioni sullo stato della conservazione
Il complesso presenta un avanzato stato di degrado, soprattutto interno, dovuto alla mancata manutenzione e all'uso improprio dei locali avvenuto nel corso degli ultimi 150 anni. La mancanza di alcuni infissi, recentemente ripristinati, ha reso in passato la fabbrica oggetto di aggressione da parte delle intemperie e di colonizzazione dei volatili; inoltre la presenza di acque sotterranee non drenate ha dato origine a fenomeni di umidità di risalita. Sono presenti molteplici patologie di degrado, che vanno dal distacco di materiale, alle efflorescenze, alla disgregazione; il quadro fessurativo delle murature, seppur presente e bisognoso di consolidamento, non rivela tuttavia problemi strutturali tali da compromettere il recupero del complesso.
Il sistema di percorribilità degli ambienti del piano terra è attualmente compromesso per la mancanza di pavimentazione e per il dislivello esistente tra il calpestio della navata e quello della zona presbiteriale; il solaio ligneo del secondo piano, unico rimasto dei due realizzati per il Distretto Militare, è in precario stato di conservazione e presenta ampie lacune.
Grazie alla campagna di restauro avvenuta negli anni '90 del Novecento, la copertura è in buono stato di conservazione e così anche le facciate esterne della chiesa.
Il ciclo decorativo realizzato ad affresco, che copre un arco cronologico che va dal XIV al XVI secolo, presenta numerose lacune e discontinuità, nonché zone ancora coperte dalle antiche scialbature che meriterebbero un'attenta campagna di analisi preliminare in vista di un successivo, filologico, intervento di restauro. Malgrado parte dell'originaria stesura pittorica sia stata irrimediabilmente compromessa, ciò che rimane è una straordinaria ed inedita testimonianza della produzione artistica pistoiese.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Attualmente il complesso non è regolarmente aperto al pubblico, ma visitabile in occasione di aperture straordinarie.