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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

Fonte : Angelo Locatelli - Archivio GAFO – Quinzano.

Gli eleganti portichetti secenteschi, che fungono da entrata principale del cimitero sul lato ovest, vennero costruiti nel 1605. La delibera originale del Consiglio Comunale che ne approva la costruzione (e diligentemente trascritta dal sig. P. Gandaglia) è datata 20 marzo 1605.

Lo storico Agostino Pizzoni (a pag. 34 di “Historia di Quinzano castello del territorio di Brescia”, per Antonio Rizzardi, Brescia 1640) scrive alcune righe che servono a completare l’argomento: «Questo anno fù principiata la fabrica intorno al Cimiterio della Pieve, con sepolture, casa del Custode ornata di bellissime pitture per opera del curato Castelnuovo».

I portichetti in questione sono una nota di elegante architettura a degno coronamento del complesso della Pieve. Esternamente si presentano con tre entrate, rifinite in pietra, di cui quella centrale. più alta è fiancheggiata da lesene (come le tre entrate all’interno) ed è sormontata da classiche decorazioni a metope e triglifi. Una dentellatura, a parallelepipedi rettangolari, prosegue per tutta la lunghezza esterna della cornice del sottotetto. Internamente i portichetti sono delimitati da pilastri cruciformi su cui si scaricano gli archi delle brevi campate. Piacevole, nella sua semplicità, è pure il lato est degli stessi. A sud sono attualmente delimitati dalla cappella Bissini ma, una volta, dovevano continuare sino ad allacciarsi alla muraglia perimetrale esterna mentre, a nord, vi è la casa del custode (cui si accennava precedentemente) anticamente denominata del “romìto”.

Due serie di affreschi adornano l’interno della parete ovest la prima secentesca, la seconda dell’ottocento. La più antica è dipinta nella metà nord e rappresenta le atroci torture che hanno dovuto subire i martiri del Cristianesimo: cinque sono i frammenti che rimangono, appartenenti ad altrettanti affreschi, eseguiti con i caratteri propri del periodo post-Tridentino. La serie più recente, invece, esprime già più idealmente l’atto della martirizzazione (tra questi S. Agata e S. Apollonia) e un’immagine della stigmatizzazione della Beata Stefana Quinzani; venne parzialmente restaurata agli inizi di questo secolo. Sulla parete nord della citata Cappella Bissini, negli anni ‘30, Giuseppe Mozzoni eseguì un altro affresco raffigurante “Gesù nell’orto degli ulivi” che va ora velocemente dissolvendosi. Il restauro, promosso dal Comune, ha visto la scrostatura degli intonaci e il relativo rifacimento della malta esteriore, la nuova pavimentazione e la sistemazione dei tetti (livellatura, catramatura, fissaggio tegole)

Informazioni sullo stato della conservazione

Un grosso pericolo incombe sugli affreschi, in particolar modo su quelli secenteschi, in cui la policromia si sta sollevando ormai troppo celermente. Il restauro contribuirà alla conservazione di  queste opere di fede, arte e storia quinzanese.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

Orario Estivo:
Tutti i giorni dalle ore 7:00 alle ore 12:00 e dalle ore 14:00 alle ore 19:00

Orario Invernale:
Tutti i giorni dalle ore 8:00 alle ore 12:00 e dalle ore 14:00 alle ore 17:00

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 10.000,00 €

DESCRIZIONE INTERVENTO

FONTE : Documento Direzione scientifica Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia- 12/02/2017. L’indagine archeologica, avviata nel mese di gennaio e tutt’ora in corso, in concomitanza con il rifacimento della pavimentazione del sagrato circostante la Pieve di S. Maria nell’antico cimitero di Quinzano, ha portato alla luce una sorprendente e complessa stratificazione di murature e sepolture, pertinente all’evoluzione funzionale dell’edificio battesimale prossimo alla pieve tra l’età longobarda e il XVI secolo. Sono state infatti finora individuate tre fasi medievali di trasformazione del battistero che, tra VIII e XIII secolo, fu ristrutturato e ampliato fino ad assumere le caratteristiche di una vera e propria chiesa, articolata in più corpi, in immediata adiacenza al maggiore edificio della pieve. Alla chiesa d’età longobarda e all’attiguo battistero sono con ogni probabilità da ricondurre le numerose sculture architettoniche di VIII-IX secolo provenienti dalla chiesa rurale di S. Maria della Rosa, demolita nel 1974, oggi conservate in un’abitazione privata. Non è peraltro da escludere che tanto l’ecclesia di S. Maria quanto il battistero abbiano un origine ancora più antica (V-VI secolo) come verificato dall’archeologia in anni recenti nelle pievi di Bedizzole, Nave, Ghedi, S. Lorenzo di Desenzano e nella chiesa funeraria di S. Pietro in Mavinas di Sirmione. Di grande interesse è infine il rinvenimento, appena fuori dell’edificio battesimale, di una sepoltura d’epoca tardolongobarda o carolingia (VIII-IX secolo) di una madre morta di parto, sepolta insieme al nascituro, e di un sarcofago monolitico di sagoma antropoide, che al momento costituisce un unicum in tutto il territorio lombardo e la cui datazione potrà essere precisata solo da analisi radiocarboniche sui resti scheletrici in esso contenuti.


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 30.000,00 €

DESCRIZIONE INTERVENTO

Un grosso pericolo incombe sugli affreschi, in particolar modo su quelli secenteschi, in cui la policromia si sta sollevando ormai troppo celermente. Il restauro contribuirà alla conservazione di queste opere di fede, arte e storia quinzanese.