DESCRIZIONE INTERVENTO
La mostra, che si terrà alle Gallerie dell'Accademia di Venezia dal 1 settembre al 3 dicembre 2023 ed è curata da Roberta Battaglia, Sarah Ferrari e Antonio Mazzotta, è volta ad approfondire la produzione giovanile dell’artista cadorino e a dare nuova luce ad un dipinto appartenente a questo periodo, conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia: il Tobiolo e l’arcangelo Raffaele. A detta di Giorgio Vasari - che pur si confonde sull’ubicazione dell’opera, indicata a San Marziale (dove stava un altro Tobiolo e l’arcangelo di Tiziano, oggi alla Madonna dell’Orto) invece che a Santa Caterina da dove proviene - il dipinto fu eseguito da Tiziano nel 1508 “mentre Massimilano imperadore faceva guerra ai Viniziani”. Nella misura in cui si accetti questa data precoce, la sua importanza aumenta vertiginosamente, in quanto verrebbe a costituire una testimonianza precoce della fortuna di Michelangelo in laguna: è infatti evidente che nel corpo possente dell’arcangelo, nel dinamismo e nel gesto del braccio muscoloso ci sia una conoscenza della Battaglia di Cascina, la grandiosa composizione che il Buonarroti aveva approntato nel 1504-1505 per la Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Vecchio, e che – mai realizzata su parete – pur allo stadio di cartone aveva avuto modo di diventare, insieme alla Battaglia di Anghiari di Leonardo per lo stesso ciclo decorativo, “la scuola del mondo” (secondo la famosa definizione di Benvenuto Cellini).
È nata dunque l’idea di realizzare una mostra intorno al capolavoro giovanile tizianesco, in modo da valorizzarlo al massimo e da restituirgli il posto che gli spetta nella storia dell’arte, all’alba della “maniera moderna”.Le collezioni delle Gallerie dell’Accademia sono già di per sé ricche di dipinti coevi che dialogano con il Tobiolo, ma una scelta mirata di opere esterne (dipinti, ma anche disegni e stampe) che spieghino gli ‘ingredienti’ dell’opera, dalle sue componenti giorgionesche, a quelle michelangiolesche ma anche a quelle düreriane, rivelerebbe al pubblico e agli studiosi molti aspetti nuovi e sorprendenti. Nell’opera sono incarnate poi quelle qualità prettamente tizianesche che hanno visto l’artista cadorino, “non avendo egli allora appena venti anni”, inaugurare proprio nell’anno 1508 la propria carriera pubblica a Venezia: risalgono infatti a quell’anno i suoi affreschi per la facciata della merceria del Fondaco dei Tedeschi, oggi purtroppo quasi totalmente perduti, ma rievocabili attraverso i lacerti staccati nell’Ottocento e anche attraverso le copie ad acquerello e le incisioni di traduzione. Il percorso della mostra, composto di un numero ridotto di opere (circa 25/30), sarà serrato e pregno di rimandi visivi, secondo un filo narrativo che metterà in dialogo ciò che viene prima con ciò che viene dopo, in modo da raccontare una storia sul periodo forse più decisivo della storia dell’arte veneziana (e certamente per la formazione e la carriera di Tiziano), tra il 1508 dei fatti già menzionati, il 1510 della morte di Giorgione e il 1511 degli affreschi della Scuola del Santo a Padova e della partenza di Sebastiano del Piombo alla volta di Roma.