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Attività principali dell'istituzione

La Pinacoteca Comunale di Faenza è il più antico istituto museale faentino e uno dei più antichi nella Regione Emilia-Romagna: nacque infatti già nel 1797, quando il Comune di Faenza acquistò 
la collezione di opere d’arte di Giuseppe Zauli e quando iniziarono a confluirvi i dipinti provenienti dai conventi e dalle chiese soppressi dalle leggi napoleoniche.

La Pinacoteca venne regolarmente aperta al pubblico nel 1879, nell’ex convento dei Gesuiti, oggi Palazzo degli Studi. Nel tempo la consistenza del suo patrimonio artistico è notevolmente aumentata, grazie al deposito delle opere provenienti dalla Congregazione di carità e a una sistematica campagna di acquisti da parte del primo direttore, Federico Argnani.

Nella Pinacoteca Comunale di Faenza si concentra la più importante rassegna di arte in Romagna dal Medioevo al Novecento.
Visitandola, si comprende come la città e il suo territorio siano sempre stati al passo con le novità artistiche e con quanta energia la cultura figurativa sia stata sostenuta e custodita nei secoli.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 25.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

La Pinacoteca Comunale di Faenza si trova in un monastero gesuita del Settecento, e molti impianti si trovano oggi nella necessità di essere aggiornati e allineati agli standard museali contemporanei. Tra questi vi è l'illuminazione: dopo i primi interventi dedicati alle Sale del Novecento e CollezioneVallunga e al Salone delle Pale d'Altare, è ora necessario procedere all'adeguamento degli altri ambienti espositivi che si trovano al secondo piano, in linea con gli standard museali contemporanei.

L'intervento prevede una revisione del progetto illuminotecnico delle sale al secondo piano, procedendo alla sostituzione delle lampade alogene con lampade LED, garantendo una migliore illuminazione delle opere, migliori condizioni conservative e una più alta sostenibilità ambientale, nonche una migliore esperienza di fruizione e visita per il pubblico.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 12.200,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

La "Sala del Magistrato" della Pinacoteca Comunale di Faenza ospita, come un’antica quadreria, dipinti dal Cinquecento al Settecento, tra cui splendidi ritratti.

Come gli altri spazi della Pinacoteca, la sala si trova in un monastero gesuita del Settecento, e molti impianti si trovano oggi nella necessità di essere aggiornati e allineati agli standard museali contemporanei. Tra questi vi è l'illuminazione: dopo i primi interventi, fra cui quello nell'adiacente Salone delle Pale d'Altare, il progetto prevede l'adeguamento e una revisione del progetto illuminotecnico delle "Sala del Magistrato", procedendo alla sostituzione delle lampade alogene con lampade LED, garantendo una migliore illuminazione delle opere, migliori condizioni conservative e una più alta sostenibilità ambientale, nonchè una migliore esperienza di fruizione e visita per il pubblico.


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Lavori in corso

IMPORTO 20.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

La Pinacoteca Comunale di Faenza ha necessità di realizzare un progetto di riallestimento complessivo delle due sale dedicate all'arte del Novecento, che ospitano le opere della collezione "Bianchedi Bettoli/Vallunga", giunta nel 2011 alla Pinacoteca Comunale di Faenza per testamento di Augusto Vallunga (1938-2010) messo in atto dalla moglie, Maria Grazia Bianchedi Bettoli. In esposizione si trova una selezione di circa trenta dipinti, che presenta le principali correnti artistiche del Novecento italiano.

Le Sale del Novecento sono adiacenti al Salone principale della Pinacoteca, ambiente che è stato l'oggetto principale del progetto di riallestimento realizzato negli anni 2020 e 2021, e inaugurato a dicembre 2021.

Le Sale del Novecento, pertanto, appaiono oggi non in linea con il rinnovato allestimento museale dell'adiacente salone, ed è dunque necessario un intervento al fine di rendere più uniforme ed armonica l'esperienza del visitatore e di adeguare l'allestimento ai contemporanei standard museali.

L'intervento prevede una revisione complessiva del progetto di allestimento delle sale, con un importante adeguamento del sistema di illuminazione, cambiando i corpi illuminanti e sostituendo le attuali lampade alogene con lampade a led ad elevata prestazione, al fine di migliorare gli standard allestitivi e garantire al contempo una migliore sostenibilità ambientale. Il nuovo allestimento, con un innovativo sistema di appendimento delle opere e delle relative didascalie, consentirà inoltre di avere maggiore flessibilità, in una visione più ampia e di lungo periodo.


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Lavori in corso

IMPORTO 25.132,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

La Pinacoteca Comunale di Faenza si trova in un monastero gesuita del Settecento, e molti impianti si trovano oggi nella necessità di essere aggiornati e allineati agli standard museali contemporanei.

Tra questi vi è l’illuminazione, in particolare per la Sala attualmente denominata delle Pale d’Altare, al secondo piano.

L'intervento prevede di rivedere tutto il progetto illuminotecnico, sostituendo l’attuale impianto ( attualmente a lampade alogene o addirittura con tubi al neon) con uno nuovo dotato di fari museali LED.

 

Con questo intervento, una delle sale più imponenti e significative del museo, cambierebbe aspetto in maniera radicale, perché sia le opere che l’ambiente e i particolari dell’architettura verrebbero valorizzati come meritano, garantendo inoltre migliori condizioni conservative per le opere.


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 3.610,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Descrizione dell'opera

Da una scritta sul gradino del trono emerge la data dell’opera 1511 e il nome di un certo Giacomo Cittadini, committente dell’opera.

Ancora oggi però se ne ignora l’esatta provenienza, probabilmente da identificare con la distrutta chiesa dei Celestini di Faenza.

È stata attribuita al Bertucci da tutta la letteratura artistica, a partire dall’Argnani che ne elogia «la verità del disegno nel nudo, la grazia e l’espressione delle teste…i panneggiati ricchissimi…ed un fondo di paese elegantissimo».

L’opera è apprezzata anche dal Calzi che esalta le figure dei quattro santi, poste ai lati del trono, riconoscendo nel quadro caratteristiche della scuola veneta. La figura di Sant’Antonio, secondo il Buscaroli «dall’aria umanissima», deriva «…dal tipo di fraticello, caro al Pinturicchio, con la zazzeretta circolare…e il ciuffo sulla fronte».

Stato della Conservazione: Supporto in buono stato; pellicola pittorica con sollevamenti; sporco e alterazione cromatica della vernice.

Descrizione del progetto

Interventi generali di restauro dell'opera. Interventi generali di restauro dell'opera. Interventi generali di restauro dell'opera. Interventi generali di restauro dell'opera. Interventi generali di restauro dell'opera. Interventi generali di restauro dell'opera.Interventi generali di restauro dell'opera.Interventi generali di restauro dell'opera.Interventi generali di restauro dell'opera.


NOTE Intervento archiviato


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Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 500,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Descrizione dell'opera

L'opera venne commissionata dalla vedova di Vincenzo Bazzolini con un atto del 1504, reso noto dai Giorgioni, per ornare l'altare della cappella di famiglia nella chiesa di San Francesco a Faenza.

Vi rimase esposta fino al momento delle soppressioni napoleoniche, quando dal suo luogo originario è approdata in Pinacoteca, dove ancora oggi si può ammirare. L'opera ha avuto una complessa vicenda attributiva prima che il Corbara riconoscesse nella Pala della Pinacoteca quella commissionata al D'Antonio dalla vedova Bazzolini.

Intuizione confermata dal restauro del dipinto del 1949, che ha rivelato la perfetta aderenza del soggetto alla descrizione della committente, dopo avere restituito la vera identità dei due santi laterali, che figuravano a causa di una ridipintura forse seicentesca, come Bonaventura e Bernardino da Siena.

Lo stile di quest'opera è tipico di quello della tarda attività del pittore dove, anche se le figure dei santi sono ancora legate al linguaggio verrocchiesco, la parte centrale della Vergine in trono con il bambino è decisamente affine alla coeva pittura romagnola.

La commissione del dipinto prevedeva anche un coronamento raffigurante un'Annunciazione, che purtroppo è andata perduta.

Stato della conservazione: Supporto in buono stato, pellicola pittorica con sollevamenti.

Descrizione del progetto

  • Fissaggio:il fissaggio del colore e' stato eseguito applicando delle gocce di Aquazol sciolto in acqua e alcol etilico scaldando con la punta piatta del termocauterio ad una temperatura di 40° C, attraverso un foglio di melinex. L'adesivo in questo modo penetrava attraverso fessure e porosita', compiendo la sua azione adesiva; il fatto che l'adesivo sia termoplastico permettera', in caso di successivo distacco, di riattivarne il potere adesivo tramite il calore.
  • Rimozione delle velinature: l' applicazione localizzata di acqua e alcol sulle velinature permetteva di sciogliere l'adesivo utilizzato per attaccare le veline.
  • Stuccatura: le stuccature dei piccoli fori utilizzati per iniettare l'adesivo sono stati stuccati con stucco a base di cera e resina.
  • Ritocco delle lacune: le piccole lacune della pellicola pittorica sono state ritoccate, velando con colori a vernice per restauro. L'adesivo in questo modo penetrava attraverso fessure e porosita', compiendo la sua azione adesiva; il fatto che l'adesivo sia termoplastico permettera', in caso di successivo distacco, di riattivarne il potere adeisvo tramite il calore.
  • Rimozione delle velinature: l' applicazione localizzata di acqua e alcol sulle velinature permetteva di sciogliere l'adesivo utilizzato per attaccare le veline.
  • Stuccatura: le stuccature dei piccoli fori utilizzati per iniettare l'adesivo sono stati stuccati con stucco a base di cera e resina.
  • Ritocco delle lacune: le piccole lacune della pellicola pittorica sono state ritoccate, velando con colori a vernice per restauro.


NOTE Intervento archiviato


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 400,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Descrizione dell'opera

In un cartellino all'estremità inferiore della tavola si legge: IOANES BAPTISTA DE FAVENTIA PISIT ANNO DOMINI 1506

Si tratta della prima opera datata del Bertucci, eseguita su commissione dei Camaldolesi per la chiesa di S.Ippolito di Faenza.

In questa chiesa il dipinto stette smembrato e la tavola centrale, per la presenza di un foro della serratura, dovette servire in epoca barocca a chiudere qualche nicchia. In seguito alle soppressioni napoleoniche l'opera entrò a far parte della Pinacoteca Comunale.

L'Argnani considerò quest'opera un capolavoro, notando "una nobiltà maggiore nelle teste" rispetto ad altre sue opere, tanto da considerarle "degne di Raffaello", anche il Calzi la considerò l'opera in cui l'artista "...ha spiegate le sue più eccelse virtù" riuscendo a congiungere "idealismo religioso" e "sobrio e delicato verismo".

Nel trittico sono evidenti i caratteri perugineschi, che predominano su altre componenti, tipicamente romagnole.

Nel pannello centrale, abbiamo la Vergine in piedi con i due angeli che le tengono aperto il mantello, iconografia derivata dalla "Madonna della Misericordia" tipica dell'arte umbra e invece una novità nella cerchia faentina.

Nei pannelli laterali, all'interno di stanze aperte su di un paesaggio, sono raffigurati i Santi: in quello di destra S.Ippolito, in abito di guerriero, e San Benedetto, in abito dell'ordine; in quello di sinistra: San Lorenzo, con la dalmatica, e San Romualdo in abito monastico.

Nella cimasa è raffigurato il Padre Eterno a mezza figura, tra due angioletti che lo adorano.

Stato della conservazione: Supporto in buono stato, pellicola pittorica con sollevamenti

Descrizione del progetto

  • Fissaggio:il fissaggio del colore e' stato eseguito applicando delle gocce di Aquazol sciolto in acqua e alcol etilico scaldando con la punta piatta del termocauterio ad una temperatura di 40° C , attraverso un foglio di melinex.
  • L'adesivo in questo modo penetrava attraverso fessure e porosita', compiendo la sua azione adesiva; il fatto che l'adesivo sia termoplastico permettera', in caso di successivo distacco, di riattivarne il potere adeisvo tramite il calore.
  • Rimozione delle velinature: l' applicazione localizzata di acqua e alcol sulle velinature permetteva di sciogliere l'adesivo utilizzato per attaccare le veline.
  • Ritocco delle lacune: le piccole lacune della pellicola pittorica sono state ritoccate, velando con colori a vernice per restauro.
  • Trattamento antitarlo: in via cautelativa e' stato applicato a pennello sul retro della tavola un prodotto antitarlo a base di permetrina. ( Xilores -Antares).


NOTE Intervento archiviato


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 1.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Le opere in oggetto, tempera su tela, realizzate nel periodo 1495-1526, sono gli scomparti laterali della famosa pala commissionata da Venerio Mengolini a G. B. Bertucci per la cappella di famiglia nella chiesa del monastero di Santa Caterina di Faenza, soppresso in epoca napoleonica.

Gli interventi previsti per il restauro sono descritti nella parte iniziale di descrizione sullo stato di conservazione delle 2 opere. L'importo di spesa si riferisce alla ristrutturazione di ambo le opere.

Stato di conservazione: supporto in buono stato; pellicola pittorica con sollevamenti; sporco e alterazione cromatica della vernice

Relazione di restauro

Le opere sono state analizzate preliminarmente a luce visibile. La pellicola pittorica risultava coperta da una vernice alterata e si potevano osservare numerosi ritocchi alterati, di diversa natura, probabilmente risalenti ad epoche diverse.
Le prove di solubilizzazione( test di Feller) per la rimozione delle velinature protettive,applicate molto tempo fa e non documentate su alcuni piccoli sollevamenti della pellicola pittorica, hanno rivelato che il collante utilizzato era probabilmente una vernice.

Il solvente necessario per sciogliere tale vernice, una miscela contenente alcol etilico e ligroina (2 parti alcol 3 parti ligroina) scioglieva anche la vernice protettiva superficiale, assai ingiallita. I ritocchi alterati piu' recenti si rimuovevano con lo stesso solvente. Sotto la vernice rimossa , ingiallita ma probabilmente anche pigmentata, lo stato dei dipinti mostrava: colature, abrasioni della superficie dovute ad una pulitura “incauta”, residui disomogenei di vernice ingiallita antica, patina grigia disomogenea ritocchi polimerizzati lacune di colore.
La patina grigia, presente sui colori piu' chiari e non omogenea e' stata rimossa con Resin soap ABA TEA. Sottostanti, sono apparsi altri ritocchi sottili, in particolare sulla fronte del San Giovanni. Questi erano polimerizzati e resistenti ai solventi. In alcuni casi e' stato possibile rimuoverli con il bisturi, altri sono stati lasciati ( specialmente nel cielo e nelle giunture tra le tavole in corrispondenza dei verdi).

I pochi fissaggi della pellicola pittorica sono stati eseguiti con Aquazol 200 al 10% in acqua e alcol.

Le stuccature dei fori di tarlo sono state eseguite con balsite e finite con stucco di gesso e colla per potere ritoccare.

La vernice protettiva utilizzata sulla superficie e' Vernice da ritocco Lefranc & Bourgeois, a pennello e spry.

I ritocchi pittorici delle lacune e le velature sulle macchie e sui vecchi ritocchi da correggere sono stati eseguiti con colori a vernice per restauro Maimeri.


NOTE Intervento archiviato


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FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 2.562,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

'Natività e Santi' (1495 c.-1526 c; tempera su tavola; dimensioni: 145x147+25) attribuita a Bertucci il Vecchio

Stato di conservazione: supporto in buono stato; pellicola pittorica con sollevamenti; alterazione cromatica della vernice e dei ritocchi.

Sono state eseguite delle prove per il fissaggio della pellicola pittorica sollevata. Si è deciso di utilizzare una soluzione di colla di pelli a caldo applicata a pennello attraverso carta giapponese oppure a gocce tramite siringhe, asciugando con termocauterio attraverso carta giapponese. Le veline sono state rimosse con acqua tiepida.

Il solvente identificato per rimuovere la prima vernice alterata aveva un fd. 82. (miscela di acetone e ligroina in rapporto 3:7). Con lo stesso solvente risultavano solubili i ritocchi superficiali.

Sotto la vernice rimossa erano presenti la maggior parte dei ritocchi, che era possibile rimuovere (quasi tutti) con una soluzione di acetone e ligroina in rapporto 4:6 (fd 77).

Non tutti i ritocchi risultavano solubili a tale miscela. Alcuni sono risultati solubili all'acetone puro, alcuni all'alcool etilico. Si è deciso di provare anche l'uso del resin soap ABA TEA che ha sortito l'effetto desiderato.

La scelta è stata dettata dalla volontà di ridare profondità alla scena, che risultava appiattita per la presenza di una vernice alterata. Sono stati, nella stessa area del cielo, rimossi anche alcuni ritocchi inadeguati alla ritrovata superficie pittorica antica.

La pulitura della zona del cielo e' stata realizzata come segue: applicazione a pennello del Resin soap ABA-TEA (prodotto Antares), rimozione con tamponcini a secco poi con Tween 20 al 2%, asciugatura tamponando la superficie; uso del bisturi ove erano presenti ritocchi resistenti al solvente (acetone).

Terminata la fase di pulitura si e' proceduto con la stuccatura delle poche lacune presenti, con uno stucco a base di cera e resina, applicato a spatola dopo averlo ammorbidito leggermente.

I saggi di pulitura ed il cielo sono stati verniciati localmente a tampone con vernice damar.

Il ritocco pittorico delle lacune e le velature delle abrasioni sono stati realizzati con colori a vernice per restauro Maimeri.

La verniciatura protettiva finale è stata eseguita con Vernice Finale 075 Antares, a base di Regalrez 1094 in idrocarburi lineari saturi, applicata in minima quantità a pennello quasi asciutto.

Sulla cornice sono state eseguite le seguenti operazioni:

  • fissaggio localizzato della pellicola pittorica e della doratura con infiltrazioni di Primal AC33 al 10%
  • pulitura della superficie con Resin Soap ABA- TEA nel colore
  • Pulitura della foglia d'oro con emulsione grassa a base di tensioattivi Tween 20, Brij 35P, ligroina, Trietanollammina, acqua deionizzata (2ml +2gr +90ml+ 1ml +10ml)
  • incollaggio parti intagliate con colla forte da falegname
  • ritocco a velatura ad acquerello
  • verniciatura con Vernice Finale 075 Antares

Sia la tavola che la cornice sono stati trattati con Xilores, antitarlo preventivo applicato a pennello.


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FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 500,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Descrizione dell'opera

L'opera realizzata nel periodo 1446 c.-1508, tempera su tavola: (185x304+15), per lungo tempo è stata considerata opera di G. B. Utili e nel complicato processo d’identificazione con Biagio D’Antonio, spetta al Grigioni l’avergli restituito la paternità, e al Golfieri l’aver identificato l’opera con quella commissionatagli nel 1483 dai Domenicani di Faenza per l’altare maggiore della loro chiesa. Probabilmente nel corso del Seicento, in occasione dei lavori di ristrutturazione della chiesa, il trittico venne trasferito nella chiesa di Pergola, che apparteneva agli stessi Padri Domenicani, dove vi rimase fino al 1891, anno in cui venne depositato in Pinacoteca. L’opera aveva una funzione ufficiale, essendo la pala dell’altare maggiore della chiesa di un ordine di predicatori e sicuramente Biagio d’Antonio dovette attenersi alla austerità e alla severità della committenza domenicana. Il trittico, inquadrato da cornici goticheggianti, raffigura al centro la Vergine in trono con il Bambino in braccio, ancora stilisticamente legati alla bottega del Verrocchio, ed ai lati le figure dei santi che riprendono la scuola ghirlandaiesca, non bisogna dimenticare che a quella data, il D’Antonio era da poco rientrato a Faenza, dopo aver collaborato con il Ghirlandaio agli affreschi della cappella Sistina a Roma, dove Biagio ebbe sicuramente la responsabilità nel riquadro del Passaggio del Mar Rosso.

Particolari rilevanti dell’opera sono il prato fiorito ai piedi della Madonna, la presenza dei vasi di fiori sul trono, secondo modelli fiamminghi e alcune brillanti finezze anatomiche e luministiche come quelle nei santi di destra.

Stato di conservazione: supporto in buono stato; pellicola pittorica con sollevamenti.

Descrizione del progetto

  • Fissaggio: il fissaggio del colore e' stato eseguito applicando delle gocce di Aquazol sciolto in acqua e alcol etilico scaldando con la punta piatta del termocauterio ad una temperatura di 40° C, attraverso un foglio di melinex. L'adesivo in questo modo penetrava attraverso fessure e porosita', compiendo la sua azione adesiva; il fatto che l'adesivo sia termoplastico permettera', in caso di successivo distacco, di riattivarne il potere adeisvo tramite il calore.
  • Rimozione delle velinature: l' applicazione localizzata di acqua e alcol sulle velinature permetteva di sciogliere l'adesivo utilizzato per attaccare le veline.
  • Stuccatura: le stuccature dei piccoli fori utilizzati per iniettare l'adesivo sono stati stuccati con stucco a base di cera e resina.
  • Ritocco delle lacune: le piccole lacune della pellicola pittorica sono state ritoccate, velando con colori a vernice per restauro.


NOTE Intervento archiviato