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Attività principali dell'istituzione

La Manfrediana è ospitata, dal 1825, nel complesso monumentale della Chiesa e dell’ex Convento dei Servi di Maria, che si sviluppa attorno ai due chiostri, risalenti al XIV secolo.
Le raccolte della Biblioteca possono vantare “tesori nascosti”: antifonari miniati medievali, rarità bibliografiche e alcune “chicche” delle collezioni Sabbatani (incisioni), Rambelli (disegni) e Liverani (disegni e acquerelli).

Numerose, inoltre, sono le opere d’arte pervenute alla Biblioteca per donazioni varie e che comprendono dipinti (ad esempio di Roberto Sella, Mario Ortolani, Tomaso Dal Pozzo), gessi (Domenico Baccarini) e bronzi.

La Manfrediana, nel 2014, ha avviato il progetto Biblioteca Digitale Faentina che ha come obiettivo la progressiva digitalizzazione dei fondi e delle collezioni, o di loro nuclei significativi, conservati dalla Biblioteca. L’obiettivo è quello di far conoscere, rendere fruibile e valorizzare un patrimonio culturale di grande pregio, senza pregiudicarne la conservazione.

Tutti i libri acquistati dopo il 1986 sono presenti nel catalogo on-line delle biblioteche di Romagna.

Dove si trova: la biblioteca è in via Manfredi 14, in centro storico.

Per ulteriori informazioni: www.manfrediana.it

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 200.000,00 €

 slide
DESCRIZIONE INTERVENTO

La sera del 16 maggio 2023, l'acqua e il fango del fiume Lamone, che dista appena 300 metri dalla sede della biblioteca sono esondati, invadendo via Manfredi e irrompendo con violenza nelle sale al piano terra della Manfrediana. Le acque limacciose hanno trascinato a terra migliaia di volumi, travolgendo con il loro impeto i libri e gli arredi.

Dopo aver superato il metro di altezza, al loro ritiro hanno lasciato una totale devastazione, oltre a circa 10 cm di fango.
L'evento alluvionale ha provocato danni per circa un milione di euro: sono andati perduti oltre 20 mila volumi delle collezioni contemporanee (due terzi dell'intero patrimonio della sezione ragazzi e la metà della sezione letteratura), tutti gli arredi (scaffali, tavoli, sedute, postazioni per gli operatori e per gli utenti), la strumentazione informatica, l'impianto elettrico, l'impianto di riscaldamento, gli impianti di condizionamento, rilevazione fumi e antincendio. Sono state inoltre irrimediabilmente danneggiate le uscite sulla strada, l'ascensore e i bagni. Nelle sale alluvionate dovrà essere demolito l'intonaco ammalorato e le pareti dovranno essere trattate con prodotti disinfestanti e sanificanti.

Intervire sull'immobile è una priorità: una sala ragazzi, uno spazio giovani e una sezione di letteratura a scaffale aperto sono imprescindibili per garantire un servizio adeguato a una città come Faenza.

Le donazioni di libri sono state numerose, consentendo la ricostruzione delle collezioni alluvionate. Purtroppo, la Biblioteca di Faenza e per essa il suo comune ha subito enormi danni, paragonabili per entità a quelli provocati dai bombardamenti del 1944 e non dispone delle risorse indispensabili per intervenire sulle gravi ferite che hanno avuto conseguenze non solo sul patrimonio bibliografico, ma anche e soprattutto sul complesso monumentale, un ex convento dei Servi di Maria, le cui origini risalgono al XV secolo.


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 1.500,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Intevento di restauro del virginale e della cassa di custodia.

Il Virginale è in buono stato di conservazione. Risulta completamente distaccato il ponticello a sinistra della tastiera, in prossimità della lista guida dei saltarelli. Si rileva inoltre il completo distacco della decorazione a ricciolo sul lato destro della tastiera. La cassa di custodia necessita di un intervento di consolidamento al fine di garantire la sicurezza dello strumento in essa custodita.

La Spinetta o Virginale del 1559

La Spinetta esagonale, o virginale poligonale (arpicordo), conservata dalla Biblioteca comunale Manfrediana è di ottima fattura ed è firmata con inchiostro nero sul listello frontale sopra la tastiera: Joseph Salodiensis Fecit MDLVIIII. La prima parte della scritta appare netta ed attendibile, mentre le ultime due lettere e la data sembrano fatte o ripassate successivamente, il loro carattere è meno netto (forse sono state bagnate) e, comunque, la spaziatura tra i caratteri è più ampia. A destra e più chiaramente a sinistra della scritta, si vedono due piccoli disegni tracciati successivamente con un inchiostro diverso. Del costruttore, conosciuto come Ioseph Salodiensis, sono noti tre soli strumenti, costruiti tra il 1559 e il 1574, e conservati rispettivamente a Vienna, Venezia e a Boston. Un quarto è di dubbia autenticità.

Non c'è invece ragione di dubitare del virginale faentino, che per caratteristiche generali è coerente con la firma sul frontale. Lo strumento è stato restaurato dalla Ditta Tony Chinnery di Firenze nella seconda metà degli anni ottanta. Consegnato alla Biblioteca il 19 dicembre 1988, dopo una breve dimostrazione le corde vennero allentate e lo strumento venne collocato nei magazzini. Solo il 30 aprile 2017 grazie a Maria Luisa Baldassarri, docente di clavicembalo al conservatorio "Rossini" di Pesaro e presidente dell'Associazione Cembalo organistica Collegium Musicum Classense, lo strumento è tornato a far sentire la sua magnifica voce suscitando l'ammirazione del pubblico presente al concerto.


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 3.600,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Intervento di restauro complessivo finalizzato al recupero dello strumento.

Lo strumento richiede diversi interventi, ma le sue condizioni generali consentono di prevedere un pieno recupero funzionale anche per concerti.

Il Bassetto Manfredo

Esemplare di contrabbasso a tre corde di pregevole fattura risalente alla prima metà del secolo XVIII

L'esemplare conservato rappresenta un unicum nel suo genere in quanto sono veramente pochi gli strumenti di questo tipo che si sono mantenuti sostanzialmente inalterati. Si tratta infatti di uno strumento di notevole interesse, che conserva tutte le sue parti originali con qualche trasformazione solo nella tastiera, realizzato da un liutaio professionista. Un contrabbasso di taglia piccola a tre corde, accordato in LA-RE-SOL o in SOL-RE-SOL era in uso in Italia agli inizi del XVIII secolo e restò fino a tempi recenti nella prassi della musica popolare.

Lo strumento in questione non appartiene tuttavia ad un contesto popolare, ne è uno srumento riadattato. Il bassetto ha numerose caratteristiche che indicano la data di costruzione come anteriore al primo quarto del XVIII secolo: manico fissato alla cassa con chiodi forgiati (mai rimossi), presenza del cuneo per alzare la tastiera, presenza delle guance alla giunzione tra tallone e cassa, profilo del riccio, tipologia di legni impiegati.

Nella testa il profilo della cassetta dei piroli e la congiunzione tra la cassetta e il manico si riferiscono a modelli antichi, realizzati in area bresciana nel XVI e XVIII secolo.  Modelli analoghi sono ancora presenti nell'iconografia musicale (ad esempio in alcuni quadri di Baschenis). Questo è uno degli elementi stilistici che possono concorrere ad una datazione, tenendo conto che nella tradizione liutaria non strettamente accademica le permanenze di genere e di modelli si protraggono per molto tempo dopo la caduta dall'uso nella liuteria classica.