Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Nella cella superiore del Mausoleo di Teodorico è conservata una vasca di porfido rosso che appartiene alla ricca produzione di vasche destinate a bagni e terme che si svolse dalla fine del I secolo fino agli inizi del IV secolo d.C.
Come spesso accadde nella tarda Antichità, queste vasche, che in origine avevano una funzione puramente decorativa, furono riutilizzate come sarcofagi, completandole con un coperchio, spesso di un marmo diverso. Anche nel caso della vasca conservata nel Mausoleo, non è da escludere che fosse recuperata una vasca nata con una funzione diversa da quella funeraria.
Un iter erratico che testimonia il grande interesse culturale e la preziosità attribuita al manufatto nel corso dei secoli. Il primo a darne testimonianza è temporalmente il più prossimo a Teodorico, Anonimo Valesiano che attesta la presenza del sarcofago ai piedi del Mausoleo.
Lo stesso storico Andrea Agnello conferma nel principio del IX secolo, la posizione della vasca a terra. Per i secoli che separano la stesura dell’opera di Agnello dalla notizia dello spostamento presso la chiesa di S. Sebastiano, avvenuto nel 1564, non abbiamo molte informazioni riguardo la vasca. Anche se il Mausoleo è il monumento ravennate con il maggior numero di menzioni nella letteratura di viaggio e nelle prime storie delle città, del sarcofago non troviamo cenni. Al contrario la vasca viene riprodotta spesso nei numerosissimi disegni che nel corso del tardo Medioevo e dell’età Moderna riproposero la mole ravennate. Un curioso filone di raffigurazioni mostra il sarcofago montato alla sommità della cupola monolitica del mausoleo.
Non è un caso, infatti che a partire dal Cinquecento si diffondesse la notizia secondo la quale il sarcofago si sarebbe trovato in quella collocazione e da lì sarebbe caduto in seguito a una granata catapultata dalle truppe di Niccolò Piccinino, capitano di ventura che nel 1438 occupò Ravenna per conto del duca di Milano Filippo Maria Visconti, nel tentativo di sottrarre la città Romagnola alla Repubblica di Venezia. In realtà la presenza della vasca sulla cupola non è mai stata documentata da fonti coeve e dobbiamo pensare si tratti di un artificio letterario dei primi descrittori di Ravenna che poi ha dato origine a una falsa informazione.
La vasca di porfido del re Teodorico ha da sempre attirato l’attenzione per la straordinaria bellezza e maestosità. Sistemare gli evidenti danni subiti nel passato e sui quali non si è mai intervenuti attribuirà sicuramente un valore aggiunto all’intero complesso.
Informazioni sullo stato della conservazione
La vasca ha dunque circa 1800-1900 anni di vita e mostra i segni di fratture molto importanti, una delle quali ha privato il monumento quasi di un fianco.
Ad un primo esame visivo della vasca in porfido appaiono evidenti mancanze, linee di frattura, risarciture, e resezioni eseguite dalla mano dell’ uomo nell’ambito degli spostamenti subiti nel corso dei secoli.
La vasca in porfido così come si è già detto porta le tracce che hanno segnato gli spostamenti, come cicatrici che le hanno permesso di sopravvivere e di giungere fino a noi e necessita di un intervento che valuti attentamente lo stato di conservazione, offra un apporto di maggiore conoscenza dell’opera, ne rallenti il degrado per preservare il manufatto alle prossime generazioni.
Tale intervento di restauro dovrà tenere conto delle integrazioni e risarciture già presenti, confermare la solidità del manufatto al suo interno, valutare la natura dei sedimenti e delle patine di alterazione presenti sulle superfici del porfido, che ne offuscano la brillantezza e la preziosa qualità della pietra già decantata dal padre domenicano Agostino Del Riccio nel suo Trattato sulle Pietre.
Dovrà essere tuttavia preceduto e costantemente accompagnato da indagini diagnostiche da condurre in sito e in laboratorio messe a punto con metodologie analitiche inerenti al campo della conservazione dei materiali lapidei naturale e artificiali.
La finalità del restauro è dunque quella di intervenire sulle parti danneggiate sulle quali o non si è intervenuti o si è intervenuti male con metodologie ormai obsolete
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
lunedi martedi mercoledi giovedi dalle 8,30 alle 13,30
Vanerdi Sabato domenica dalle 8,30 alle 19,30