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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

La prima pietra della chiesa di S. Giuseppe fu posta nel 1519 all'interno di un ampio progetto, promosso dalla Repubblica di Venezia e dai governatori di Brescia, per dare una nuova sede al Convento dei Francescani Osservanti, dopo che i loro precedenti conventi vennero distrutti con la creazione della grande spianata attorno alla città. Tra questa data ed il 1541 il convento era quasi completato, tranne il terzo chiostro, o chiostro maggiore, che fu terminato nel 1610.

Nel 1810, in seguito ale occupazioni Napoleoniche, l’Ordine dei Minori fu abolito e il complesso passò in proprietà del Demanio. Nel corso dell'800 il chiostro minore e una parte del chiostro medio furono acquistati dalla Fabbriceria della Parroccchia dei Ss. Faustino e Giovita. Nel 1973, il terzo chiostro passò di proprietà alla Diocesi di Brescia, che volle destinarlo a sede del Museo Diocesano di Arte Sacra. Rimangono di proprietà del Demanio storico-artistico la chiesa e gran parte del chiostro medio.

Si tratta di una delle prima chiese ad impostazione rinascimentale sorte a Brescia, già a partire dall'artistica facciata, la quale risulta quasi schiacciata dalle vicine case del quartiere medievale. I tre portali sono del 1549, opera dello scultore Stefano Lamberti (1482-1538)e al di sopra vi è un ampio rosone. Sulla sommità svettano dei pinnacoli a lanterna in cotto, tipici della tradizione gotica lombarda.

L’interno è estremamente ampio - una delle maggiori chiese della città per dimensioni - ed è diviso in 3 navate senza transetto e con 10 cappelle per lato.

La navata centrale, più alta, è coperta da una volta a botte decorata da un motivo geometrico a riquadri tipicamente rinascimentale, attribuito a Stefano Rizzi, maestro del Romanino, con la collaborazione di Giovanni Antonio dei Fedeli. Alla stesa mano si attribuisce il grandioso affresco del Cristo Pantocratore con sullo sfondo la skyline della città di Brescia. Le navate laterali sono invece coperte da volte a crociera gotiche, con i costoloni e le chiavi di volta decorati.

Il presbiterio è molto profondo e sopraelevato per poter sormontare un vicolo privato. Sotto di esso si apre la cripta, definita da tre arcate a colonne con capitelli di reimpiego. Gli affreschi, opera di Sante Cattaneo (1739-1819) raffigurano i santi Rocco e Ursicino, vescovo di Brescia le cui ossa sono conservate sotto l’altare della cripta.

La chiesa custodisce uno stupendo organo Antegnati, opera di Graziadio (1523?-entro il 1590) e del figlio Costanzo (1549-1624) del 1581. Un tempo la chiesa custodiva preziosi dipinti del Romanino e del Moretto, oggi presso il Museo diocesano e la Pinacoteca Martinengo.

La chiesa di San Giuseppe divenne la “Chiesa dei Paratici”, cioè delle corporazioni di mercanti e artigiani. Varie corporazioni ottennero nel corso del tempo la dedicazione degli altari al proprio santo patrono.

Il primo e secondo chiostro - così come la bella sacristia - sono riccamente affrescati.

Informazioni sullo stato della conservazione

San Giuseppe è da sempre nel cuore dei Bresciani. Già nel secolo scorso sono stati commissionati progetti di ristrutturazione e restauro. Nel 1975 viene portato a termine il restauro del chiostro minore o della foresteria. Il chiostro medio, subisce una ristrutturazione negli anni 1970/1973. Negli anni successivi vieni restaurato il chiostro maggiore, che diviene sede del Museo Diocesano di Arte Sacra. A partire dal 1979 si avviò un restauro che riportò a fioritura le antiche decorazioni a fresco della volta centrale e di quelle laterali, dei rosoni, dei sottarchi e degli estradossi della chiesa. Nel 2018 sono stati effettuati lavori di consolidamento dei pinnacoli in cotto posti in sommità della facciata ed interventi alle grondaie per riparare a disfunzioni che causavano infiltrazioni.

Ad oggi risultano particolarmente bisognosi di cura i seguenti elementi:

1) gli importanti dipinti a fresco dei chiostri minore e medio, che risultano particolarmente degradati ed a rischio di andare perduti, nonché dell'affresco in Sacristia;  

2) le grandi finestre sia della chiesa che della sacristia, logorate dal tempo e dagli agenti atmosferici

3) il magnifico organo Antegnati, del quale già da anni si paventa la necessità di un completo restauro

4) le coperture a volta dei portici, necessitanti di consolidamento statico e le coperture di tutti i tetti abbisognano di una pulitura.

Risulta necessario anche garantire una migliore fruibilità del complesso, con un ripensamento complessivo della illuminazione, in alcuni punti estremamente carente se non assente.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

1) La chiesa è aperta dal lunedì al sabato, ore 8.30-17.30 e la domenica, ore 9.00-12.00.

2) i chiostri minore e medio, sono accessibili con visite guidate su prenotazione. 

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 560.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

L’organo fu costruito nel 1581 da Graziadio Antegnati (1525-1590) con l’aiuto del figlio Costanzo (1549-1624), tra i maggiori esponenti della celebre famiglia di organari attiva nell’Italia settentrionale dalla fine del '400 alla seconda metà del '600. Lo strumento rappresenta per dimensioni, qualità e quantità dei materiali conservati, uno dei più significativi esempi di organi rinascimentali in Europa.

Annoverato a partire dall’800 tra i maggiori organi d’Europa, nel 1936 la Regia Soprintendenza della Lombardia emanò una notifica nella quale lo strumento figura come «il più antico ed integro esemplare di organo italiano che si conservi». Nel 1955 venne restaurato dall’organaro Armando Maccarinelli (1891-1968), sotto la guida di Luigi Ferdinando Tagliavini (1929-2017). L’intervento fece da volano a inedite iniziative di recupero sistematico del patrimonio organario italiano secondo una rinnovata azione di conservazione patrocinata dalle soprintendenze.

Lo stato di conservazione

Attualmente, i problemi più gravi di degrado sono legati a fenomeni di corrosione e di collasso del materiale fonico. In particolare la cattiva conservazione delle canne di facciata, dovuta al “cancro dello stagno” e a corrosione chimica, sta compromettendo l’integrità del manufatto. Nonostante questo, le qualità timbriche dello strumento sono di grande prestigio sebbene fortemente opacizzate dalle invasive modifiche apportate nei primi decenni del Novecento.

Descrizione dell’intervento

L'intervento si prefigge di restituire alla cultura musicale mondiale un'opera di inestimabile pregio.

Il restauro della cassa lignea e della controcantoria con relative decorazioni e dorature è preso in carico direttamente dal MIC attraverso fondi attinenti la programmazione ordinaria della Soprintendenza ABAP delle province di Bergamo e Brescia. La stessa Soprintendenza ha dichiarato l'ammissibilità dell'intervento sull'organo al contributo ex art. 31, comma 2, D.Lgs42/2004.

Per l'intervento sullo strumento e nella sala mantici, numerosi anni di studio, di minuziose indagini e di confronti con consulenti ed esperti hanno consentito di impostare un rigoroso progetto scientifico di restauro integrale, al fine di restituire l'opera nelle migliori condizioni di efficienza ed integrità possibili, con il ripristino coerente della fase storica il più possibile vicina all’origine.

Il progetto è articolato in più fasi con interventi che comprendono:

  • smontaggio completo;
  • restauro delle canne in metallo, del somiere maestro, del crivello, catenacciature e tiranti;
  • allungamento reversibile del materiale fonico originale, ove necessario;
  • ricostruzione della tastiera, della pedaliera e dell emanette dei registri su modelli antegnatiani conservati;
  • ricostruzione della manticeria e canalizzazione;
  • automazione del caricamento mantici (con software simulante l'azionamento manuale);
  • risanamento delle strutture murarie della sala mantici e delle parti in prossimità dell'organo a garanzia di aseguata conservazione futura;
  • rimontaggio a restauro compiuto;
  • produzione di documentazione scientifica.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 11.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

La chiesa di San Giuseppe è conosciuta anche come chiesa degli artigiani e i Paratici, sorta di corporazioni di categoria, furono parte attiva nella sua cura enel suo sviluppo. Nel 1675 il Paratico dei Formaggiai ottenne in concessione la prima cappella della navata destra e commissionò a Francesco Paglia il dipinto raffigurante il loro patrono. Il santo e martire Lucio è rappresentato nell'atto caritatevole di donare ai poveri il formaggio ricevuto in paga e che per miracolo pare non esaurirsi nel corso della distribuzione. Alla destra di San Lucio, le martiri S. Lucia e S. Caterina, precedenti dedicatarie dell'altare.

La superficie del dipinto, la cui lettura era offuscata dal deposito di polveri sedimentate, mostrava disomogeneità di assorbimento della vernice, una diffusa crettatura della pellicola pittorica ed evidenti segni dell’impressione del telaio di supporto sulla tela. 

Per la definizione dell'intervento, parte fondamentale è stata ricoperta dalle indagini condotte con tecniche multispettrali, cioè non invasive, finalizzate allo studio dell’opera originale, alla mappatura dei fenomeni di degrado e all’identificazione dei materiali dei precedenti restauri. 

Attraverso queste indagini è stato possibile mappare la presenza di una verniciatura recente stesa in modo approssimativo e disomogeneo, che nel tempo ingiallendo e inglobando polvere aveva finito per offuscare l’intera composizione pittorica.

Guidati dalla mappatura eseguita agli ultravioletti si è proceduto alla rimozione della vernice con una miscela di solventi testati e individuati per questo scopo specifico. 

Le immagini agli infrarossi falso colore invece hanno fornito altre importanti informazioni sulla natura chimica dei pigmenti.

Le risultanze mostrano l’uso di materiali preziosi e/o lavorazioni elaborate, indici di una qualità esecutiva alta, come l’uso di lapislazzuli per gli azzurri.

L’osservazione attenta e continua protratta per il tempo della pulitura ha portato alla scoperta di un dettaglio importantissimo a comprova, se ce ne fosse stato bisogno, dell’autografia: in basso a sinistra al margine inferiore e vergato in nero si ritrova l’iscrizione latina con abbreviatura FRAN:S  PALEA F.

Il lavoro sul supporto ha visto il mantenimento del telaio originale, come indicato dagli ispettori di soprintendenza, con un lavoro meticoloso di consolidamento, e sostituzione delle parti più degradate dall’attacco di insetti xilofagi e riuso di chiodi in ferro forgiati a mano.

La tela di buona qualità e in buono stato di conservazione è stata pulita e riportata alla giusta tensione con la foderatura dei bordi.

Stuccatura delle lacune e ritocco pittorico hanno completato il lavoro di presentazione.


NOTE Intervento archiviato


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 2.150,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

La sacristia ha nella parete ovest un grandioso affresco rappresentante il dono delle stigmate a San Francesco da un Serafino-Cristo posto in cielo di fronte al Santo inginocchiato, di anonimo del XVI sec. Attualmente la vecchia illuminazione dell'ampia sala a volta con crociere è ridotta a un unico superstite faretto a ioduri posto sulla parete sud, fra due finestre. Pertanto l'affresco non risulta leggibile quando il sole è nascosto o non è in posizione per filtrare dalle finestre. L'intervento si propone lo smantellamento della cavetteria obsoleta e formazione di una nuova linea di alimentazione, con relativo quadretto per accensioni. Verranno messi in opera 4 corpi illuminanti da parete, a luce indiretta, in sostituzione dei corpi illuminanti esistenti nella sala principale della sacristia e 4 punti luce da distribuire nelle due salette di servizio e servizi igienici.


NOTE Intervento archiviato