Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
“Sant’Orsola con le compagne salva Pisa dall’alluvione”, artista toscano, sec. XIV, tempera e oro su tavola, Inv. 1656, dimensioni: cm. 187 x 354 x 10,5
La peculiare tavola dipinta, più simile per le dimensioni e la raffigurazione ad un affresco che ad una pala d’altare, proveniente dalla Chiesa di San Paolo a Ripa d'Arno, poi trasferita nella casa di commenda già Grifoni, poi Pesciolini Veronesi, raffigura Sant'Orsola seguita da dieci Vergini che salva dalle acque la città di Pisa personificata da una fanciulla incoronata e con la veste ricamata con aquile imperiali. Tale iconografia lascia credere che essa fu dipinta come ringraziamento dopo uno scampato pericolo, forse una piena dell'Arno. Vasari (1568/1906) descrisse l'opera e la attribuì a Bruno di Giovanni, collaboratore di Buffalmacco negli affreschi di San Paolo a Ripa d'Arno. (Cavalcaselle Milanesi?) Tale attribuzione, ripresa da Supino (1894) e da Bellini Pietri (1906), che implicherebbe una datazione nella prima metà del XIV secolo, quando era attivo Buffalmacco, è stata respinta dalla critica successiva, che ha collocato l'opera nel tardo Trecento. Sirèn (1914) l'ha riferita a Turino Vanni o bottega, e così pure Van Marle (1925) . Lavagnino vi ha riscontrato derivazioni dai senesi Andrea Vanni e Bartolo di Fredi, mentre Vigni (1950) riferisce il dipinto ad un allievo pisano di Andrea da Buonaiuti quando questi nel 1377 affrescava in Camposanto Le Storie di San Ranieri. Carli (1961, 1974, 1994) definisce l'autore "Maestro di Sant'Orsola", un collaterale del cosiddetto "Maestro dell'Universitas Aurificum" (autore di un'opera conservata nello stesso museo di San Matteo e che reca in basso l'iscrizione UNIVERSITAS AURIFICUM...), rispetto al quale peraltro sarebbe superiore, e data l'opera verso il 1380. Caleca (1978) l'ha attribuita ad artista toscano della prima metà del XIV secolo.
Informazioni sullo stato della conservazione
L’opera si presenta in cattivo stato di conservazione: sono presenti numerosi sollevamenti a tenda e a sacca degli strati pittorici dal supporto ligneo. Gli interventi di fermatura localizzati effettuati a più riprese negli ultimi anni, non sono ormai più sufficienti a scongiurare il rischio della caduta con conseguente grave perdita del colore distaccato; si rende quindi necessario e urgente un intervento di restauro che coinvolga il dipinto nella sua totalità materica, dagli strati pittorici superficiali fino al supporto ligneo.
Il supporto del grande dipinto su tavola è composto da undici assi di legno verticali, collegate tra di loro sul verso da incastri a farfalla, posizionati in un antico intervento di risanamento e da traverse orizzontali in alluminio, scorrevoli sotto ponticelli lignei, inserite nell’ultimo intervento di restauro ultimato nel 1987. A limitare le estremità laterali della grande tavola, sul verso, sono presenti due traverse di legno (cm. 187 x 7 x 5), poste in verticale, residuo dell’originale sistema di sostegno, del quale sono state eliminate, nell’intervento del 1987, le traverse orizzontali. Perimetralmente, sul recto, sono applicati quattro listelli lignei decorati a tempera (sezione rettangolare, cm. 11 x 1), collegati agli angoli con taglio a quartabono, che incorniciano il dipinto; di questa cornice si rende necessaria la verifica di congruità con l’opera.
Il dipinto, che è stato sottoposto nel tempo a più interventi di restauro, (Fiscali, fine XIX sec.; anni venti del novecento e infine negli anni 1985 - 1987), ha sempre presentato problemi di adesione del colore al supporto, come dimostrano le numerose e ampie lacune di colore, oggi stuccate e integrate.
Gran parte delle lacune integrate si trovano in prossimità delle connessioni delle assi, dove maggiori sono le tensioni determinate dalle deformazioni dei legni accostati, ma anche in varie altre zone; la non buona adesione del colore può essere stata causata dalle tensioni determinate dalle deformazioni del legno, considerevoli a causa dell’esiguo spessore delle assi del supporto (cm. 2,5) in rapporto alla estesa superficie dipinta, e per l’inadeguatezza dei diversi sistemi di sostegno sostituiti nel tempo.
Le numerose lacune di colore formatesi in passato sono state stuccate e integrate cromaticamente nel restauro del 1987. Si rende oggi necessaria la revisione di tali integrazioni che presentano in molte zone problemi di adesione al supporto sottostante, appaiono di tonalità cromatica non adeguata a causa dell’alterazione che i colori usati hanno subito nei trent’anni trascorsi dalla realizzazione e inoltre non risultano conformi ad una più aggiornata metodologia di restauro estetico: la superficie delle stuccature è troppo piana rispetto all’andamento della superficie del colore originale circostante e la tecnica del tratteggio utilizzato per rendere identificabile l’integrazione, “rigatino”, è particolarmente grossolano.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Il dipinto è esposto nel Museo nazionale di San Matteo, Pisa, aperto al pubblico con i seguenti orari
Da martedì a sabato, ingresso alle ore 9.00, 11.30, 15.30, 17.30;
domenica e festivi alle ore 9.00 e 11.30.
Chiuso: lunedì, 1 gennaio, 25 dicembre.