DESCRIZIONE INTERVENTO
L’edizione di quest’anno rappresenta il culmine di un progetto cominciato tre anni fa, in cui Altolivenzafestival esplora la dimensione internazionale e transfrontaliera del Friuli Venezia Giulia attraverso la musica e la creatività. Nel 2025, le città di Gorizia e Nova Gorica sono infatti, assieme, Capitale Europea della Cultura. Capitale, appunto, e non capitali, perché le due città hanno saputo collaborare facendo leva sul loro comune legame storico. Un passato, quindi, che aiuta a superare il confine di una carta geografica, permettendo di ritrovarsi in quanto comunità culturale variopinta e diversificata; complessa, si potrebbe dire, come in fin dei conti è la natura dell’uomo.
Altolivenzafestival si inserisce esattamente in questo programma, ed ecco il senso del tema di quest’anno: Passaggi. Non perché la musica sia in sé un ‘linguaggio universale’. Semmai è un linguaggio culturale: assume significato soltanto se ricalca simboli, codici comunicativi e schemi emozionali condivisi entro una certa comunità. In poche parole, se dice qualcosa a chi la ascolta. La musica, quindi, presuppone la partecipazione emotiva delle persone. Persone che però dialogano facendola, pensandola e rifacendola a seconda delle occasioni, dei gusti e dei valori di una certa epoca, di un certo contesto. Così, la musica passa e si ricrea: le forme cambiano, si influenzano e contaminano a vicenda: di qui, testi profani che entrano nella liturgia e testi liturgici che finiscono in teatro; melodie che risuonano, ora come madrigale del Rinascimento, poi come sinfonia classica e infine come un blues.
Quest’anno abbiamo provato a dar vita a tutto questo, cercando di restituire l’idea che ogni musica offre infinite possibilità creative. Il concerto di Raphael Gualazzi sintetizza al meglio questo messaggio grazie alla sua musica che fonde jazz, canzone d’autore e tradizione classica. Lo stesso vale per lo spettacolo ‘Suono e Silenzio’, dove un libro prende vita e diventa un’occasione unica per scoprire la vita e la musica di Bach attraverso i ricordi di sua moglie, l’amatissima Anna Magdalena. Anche le cantate bachiane che risuoneranno nel Duomo di Pordenone nascondono un sottile passaggio: non solo perché Bach le scrisse per fedeli di religione luterana e noi le suoniamo in un tempio cattolico, ma anche perché il Kantor di Lipsia le pensò per organi tedeschi, mentre qui passano (credo per la prima volta in regione) attraverso le brillanti sonorità dell’organo Nacchini, un gioiello del nostro patrimonio musicale.
Insomma, tutti gli appuntamenti esplorano una qualche forma di passaggio tra generi, epoche e stili diversi, sperimentando le potenzialità di ciascun linguaggio artistico, dal Medioevo a oggi. Questo festival è un modo per provare a conoscerci meglio, anzi, a ri-conoscerci come comunità culturale complessa, in costante evoluzione ma consapevole del proprio passato. Consapevole quindi di essere sempre, e intrinsecamente, comunità in transito, proprio come la musica.