Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La Cappella contenente l'affresco dell'Immacolata è inserita nel contesto del Parco Pubblico Santa Chiara, anticamente parte integrante di un complesso conventuale la cui origine risale al XV secolo d.C Nel “Libro delle Licenze”, curato dai vescovi diocesani e dai loro vicari e conservato presso l’Archivio Diocesano, emerge la figura del mastro fabbricatore Pasquale de Medicis. Il registro documenta che il 5 agosto 1808 de Medicis avviò i lavori di costruzione del tempietto in stile neoclassico. La cappella risulta completata architettonicamente già nel 1816. Questa piccola struttura sacra, sola superstite del complesso monastico, è oggi l’unica testimonianza materiale a perpetuare la memoria del convento distrutto dal tragico terremoto del 13 gennaio 1915. Dal punto di vista architettonico, la Cappella si presenta con una pianta rettangolare, delle dimensioni di 6,70 m per 4,30 m, per una superficie complessiva pari a circa 28,80 mq. La copertura è costituita da un tetto a falde inclinate, di tipo a capanna, rivestito con tegole in laterizio del tipo "coppi". Tre dei quattro lati perimetrali risultano chiusi e privi di aperture, mentre il lato frontale, corrispondente alla facciata principale, è interamente aperto e delimitato da un cancello in ferro battuto, sormontato dallo Stemma Mariano. La facciata si caratterizza per una composizione architettonica in stile dorico, scandita dalla presenza alternata di due paraste e due colonne, che sorreggono un fregio dorico continuo, a sua volta sormontato da un timpano triangolare. Nella parte retrostante al timpano si innalza un attico, completando l’impianto formale della facciata. L’orientamento della cappella, oggi divergente rispetto all’attuale conformazione del parco pubblico, rappresenta un significativo indizio storico: essa era infatti originariamente inserita nel giardino interno del convento e orientata frontalmente verso il corridoio e il portale d’ingresso del complesso monastico, con cui era in diretto dialogo spaziale e simbolico. Nel “Libro delle Licenze” non vi è menzione né dell’affresco né del suo autore, ma lo stile decorativo ne collocherebbe la realizzazione contestualmente a quella della cappella. Sebbene la soppressione giuridica del monastero risalga al 1861, l’espropriazione e il trasferimento dei beni al Demanio dello Stato e poi all’amministrazione comunale si svilupparono in più fasi: con un atto formale di cessione nel 1895, e con l’acquisizione definitiva da parte del Comune di Sora l’8 maggio 1900.Mentre l’autore dell’opera originaria rimane incerto, è verosimile che Aristodemo Giacchetti, pittore e decoratore attivo in numerose chiese del territorio sorano tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, sia stato coinvolto anche nella decorazione della cappella, specie dopo il passaggio del complesso monastico al Comune nel 1900.
Informazioni sullo stato della conservazione
La Cappella dell'Immacolata è stata oggetto di intervento di manutenzione straordinaria da parte del Comune di Sora, Ente proprietario, nel corso dell'anno 2024 nell'ambito di un più esteso progetto di riqualificazione PNRR del Parco Comunale nel quale è inserita. L'intervento ha previsto: remissione del manto di copertura del tetto, sostituzione delle gronde, delle tegole, delle scossaline e dei discendenti in rame, la ripresa degli intonaci e la ritinteggiatura nella stessa tonalità del colore esistente. L’affresco, invece, presenta uno stato di degrado avanzato, con evidente depauperamento delle parti originali causato da infiltrazioni di umidità, fratture di varia entità e presenza di schizzi di materiale organico sulla superficie. L’affresco versa in pessime condizioni conservative. Le infiltrazioni di acqua piovana dal tetto della cappella hanno causato un generale rigonfiamento della superficie pittorica, compromettendo la coesione con il supporto murario e generando un elevato rischio di distacco. La perdita di adesione ha provocato il deterioramento dell’intonaco, manifestatosi attraverso numerose fratture, microlesioni e lacune, alcune delle quali precedentemente stuccate in interventi non recenti. Due importanti fessurazioni, ciascuna del diametro di circa 4 cm, interessano l’opera. Sono presenti efflorescenze saline e diffuse perdite di intonachino, che hanno condotto alla disgregazione della pellicola pittorica con ampie lacune cromatiche. La superficie pittorica residua risulta disidratata e a rischio di ulteriore perdita. Particolarmente degradati risultano gli angeli raffigurati nella parte inferiore, ormai quasi illeggibili. Le alterazioni cromatiche sono accentuate da umidità, depositi superficiali di particellato atmosferico e presenza, nella zona inferiore, di tracce organiche dovute ad atti vandalici. Anche la cornice in stucco presenta diverse lacune.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
La Capella è sempre fruibile e visitabile