I contenuti pubblicati sono a cura dell’Ente beneficiario delle erogazioni liberali il quale dichiara che i dati trasmessi sono conformi all’ art. 1 – Art Bonus - Decreto Legge 31 maggio 2014, n. 83 e s.m.i.
Raccolta realizzata a seguito della Risoluzione n. 136/2017 dell'Agenzia delle Entrate

Attività principali dell'istituzione

Il complesso museale Santa Maria della Scala, antico xenodochio e ospedale sulla via Francigena, conserva testimonianze di mille anni di storia, propria e della città, con un percorso che parte dall’età etrusca e romana, attraversa il Medioevo e arriva fino al contemporaneo. Diventato museo dopo un concorso di idee che ha visto lo studio Canali protagonista del cambio d’abito, oggi esso si sviluppa su vari livelli; al piano terra (IV livello) è possibile cogliere appieno quella che è stata la sua funzione primaria nel tempo, cioè dare ospitalità e cure a stranieri e pellegrini in viaggio fino a Roma e assistenza a poveri e bambini abbandonati.

Iconiche in tal senso sono: la Sala del Pellegrinaio, con gli affreschi del Quattrocento di Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, Domenico di Bartolo e Priamo della Quercia che raffigurano le missioni dell’ospedale e la vita quotidiana dell’epoca, la Sagrestia Vecchia, affrescata anch’essa da Vecchietta, la Cappella del Manto e la Chiesa della Santissima Annunziata, con lo splendido Cristo in bronzo sempre di Vecchietta.

Il III livello si apre nella Corticella, vero e proprio snodo dei percorsi del Santa Maria, sulla quale si affaccia il fienile medievale che accoglie le statue originali scolpite da Jacopo della Quercia per Fonte Gaia, la fontana di Piazza del Campo. Qui si trovano anche il granaio medievale, le sedi di due confraternite e alcuni ambienti/magazzini. Il percorso continua nei livelli più bassi, veri e propri spazi scavati nell'arenaria, dove sono allestiti il Museo Archeologico Nazionale e la sezione "Siena: racconto della città dalle origini al Medioevo". Suggestiva anche la strada interna, oggi parte del percorso museale, ma anticamente vera e propria via cittadina inglobata e soffittata piano piano dall’ospedale durante la sua espansione.

Completano l’edificio altri livelli (V-VI-VII palazzo Squarcialupi) che ospitano la biblioteca-fototeca Giuliano Briganti, un’area espositiva per mostre temporanee e il centro convegni.

È responsabile della gestione del bene con l’obiettivo di integrarlo nel sistema culturale locale, nazionale e internazionale, facendone un punto di riferimento nel benessere per le attività artistiche e culturali, la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, fondata nel 2021.

La Fondazione organizza, nei settori scientifici di competenza, mostre, eventi culturali, spettacoli, festival, manifestazioni, convegni, incontri e scambi culturali, nonché studi, ricerche, iniziative pubblicazioni scientifico-culturali, attività didattiche e divulgative, tirocini, corsi di formazione anche in collaborazione con enti ed istituzioni pubbliche o private del territorio, nazionali ed internazionali. Stimola e sostiene, inoltre, l'innovazione culturale, l'inclusione, l'accessibilità e la creatività con attinenza alla storia e alla tradizione dell'antico Ospedale, favorendo e facilitando il diritto alla cultura e la partecipazione di tutti i cittadini, promuovendo la crescita di una città creativa e interculturale.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 65.000,00 €

 slide
 slide
 slide
 slide
DESCRIZIONE INTERVENTO

A distanza di 45 anni da un evento espositivo che ancora oggi costituisce un punto di riferimento imprescindibile per la conoscenza dell’archeologia di Siena e del suo territorio, la mostra “Siena: Le origini. Testimonianze e miti archeologici” curata da Mauro Cristofani, l’Università per Stranieri di Siena e la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala intendono celebrarne il ricordo, partendo dalla ‘riscoperta’ di un collezionista erudito e della sua collezione, così inscindibilmente legata a Siena e alla sua storia: Pietro Piccolomini Clementini (1880-1907). Fu, nella pur breve esistenza, una personalità di spicco nella vita politica, sociale e culturale di Siena tra lo scorcio dell’Ottocento e i primissimi anni del Novecento. Nato in una delle famiglie nobili più in vista della città, si trovò ad amministrare un patrimonio enorme, che comprendeva vasti possedimenti nel suburbio senese, nei territori di Asciano, Trequanda, Castiglion d’Orcia, Ripa d’Orcia, Pienza, Montalcino. Cofondatore di di circoli culturali, sviluppò fin da tenera età una spiccata predilezione per l’archeologia, che lo portò a dar vita ad un vero e proprio ‘museo’ denominato “Museo Archeologico-Numismatico Piccolomini”, di cui curò un primo catalogo, manoscritto, nel 1893 e un secondo, a stampa, nel 1897. Dopo la precoce scomparsa, per scarlattina, la vedova Marianna Cinughi de’ Pazzi curò, affidandone la curatela a B. Nogara e a G. Bellissima, l’allestimento della collezione nel palazzo del Capitano a Siena dove i materiali risultano allestiti nel 1925. Della collezione si erano negli anni perse le tracce, tanto che fugaci erano stati i riferimenti di Bianchi Bandinelli nel 1973 e le notizie di De Marinis nel 1977. Alla morte dell’unica figlia di Pietro, Pierina e del marito Piero Aluffi Pentini, la collezione archeologica era stata divisa fra i cinque figli, Alfonso, Niccolò, Laura, Francesco e Bianca Maria.

Attualmente la collezione è oggetto di un ampio progetto di ricerca, curato da Jacopo Tabolli, volto proprio alla ricomposizione dei vari nuclei collezionistici e all’acquisizione di tutti i dati archivistici disponibili.

La mostra che si intende realizzare vuole dar conto del progredire dello studio sulla ricomposizione della collezione, alla luce della recente acquisizione del dono Gandolfi, ma intende soprattutto documentare l’importanza dell’operato di Pietro Piccolomini Clementini per la conoscenza del territorio e del suo passato. Proprio per questo il percorso è stato immaginato diviso in due ambienti, il primo incentrato sulla città, con i materiali di epoca romana provenienti da Pieve al Bozzone, la statua di kore, già presente nell’allestimento del museo in via del Capitano, l’urna da Poggio ai Frati e alcuni sporadici. Il secondo spazio, accompagnato da una planimetria della provincia con l’indicazione delle aree di rinvenimento dei materiali, documenterà invece l’archeologia del territorio.


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 250.000,00 €

 slide
 slide
 slide
 slide
 slide
DESCRIZIONE INTERVENTO

Pittore, scultore, architetto e orefice, Lorenzo di Pietro, altrimenti noto come Il Vecchietta (Siena, 1410–80), fu già in vita un artista di sommo prestigio. Ricercato, ancora giovanissimo, dal potente cardinale Branda Castiglioni per decorare la collegiata di Castiglione Olona – la prima città-utopia del Rinascimento italiano – Vecchietta arrivò a lavorare per papa Pio II, che gli commissionò la pala d’altare dedicatoria della cattedrale di Pienza, un’altra città ideale costruita secondo i dettami di Leon Battista Alberti intorno al 1460. La sua fama crebbe al punto che il governo della Repubblica di Siena decretò che si dovesse fare qualunque sforzo per trattenerlo in città a fronte alle richieste di altri committenti. L’intero arco cronologico della vita del Vecchietta si intreccia con la storia del Santa Maria della Scala e dei suoi rettori nel Quattrocento: dalla sua prima opera nota – l’affresco del pellegrinaio (1441) – fino all’ultima, ovvero il Cristo per la sua cappella funebre (1476), oggi sull’altar maggiore della Santissima Annunziata. Tra questi estremi, si collocano poi l’Arliquiera (1445), gli affreschi della Sagrestia Vecchia (1446–49) e il monumentale ciborio bronzeo (1467–72) trasferito nel 1506 sull’altar maggiore del Duomo. A ben vedere, l’intera carriera dell’artista si gioca in rapporto con lo Spedale, senza dubbio il suo principale committente. Nonostante il Vecchietta sia stato anche chiamato “l’artista dello Spedale”, il Santa Maria della Scala non ha mai messo davvero a fuoco l’opera del più importante artista del Rinascimento senese nei suoi immensi locali, dove si trova ancora oggi parte della sua migliore produzione. Una mostra diffusa sul Vecchietta che abbia il suo fulcro al Santa Maria della Scala rappresenta anche l’occasione per connettere il museo ad altre istituzioni culturali che custodiscono diverse opere dell’artista dentro e fuori i confini della città: la vicina Cattedrale (dove si custodisce il ciborio); il Palazzo Pubblico (con due spettacolari affreschi degli anni Sessanta); il Museo Diocesano cittadino, la Pinacoteca, l'Archivio di Stato, la Loggia della Mercanzia, il Duomo e il Museo Diocesano di Pienza, con l’Assunzione della Vergine e la Madonna e Santi commissionate rispettivamente da papa Pio II e da Niccolò Ricoveri, rettore dello Spedale nella seconda metà del Quattrocento; e, a spingersi più in là dei limiti del territorio senese, il Museo della Collegiata di Castiglione Olona, che da tempo vorrebbe riportare attenzione sugli affreschi realizzati dal Vecchietta in Lombardia.

La rassegna senese sul Vecchietta al Santa Maria della Scala, che immaginiamo dal 25 ottobre 2025 al 29 marzo 2026, inoltre, andrebbe a complementare una mostra sulla bronzistica senese del Quattrocento, che si svolgerà alla Frick Collection alla fine del 2026.